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Buell XB12Ss “Steel Race” by Greaser Garage

E’ un vero peccato che il marchio Buell/EBR sia andato incontro all’ennesimo fallimento, perché queste eccentriche moto americane sono sempre state piene di carattere. Oltre che un’ottima base per le personalizzazioni

Negli ultimi giorni è circolata l’ennesima brutta notizia che riguarda Erik Buell e le sue eccentriche motociclette made in USA: EBR, il marchio nato dalle ceneri della defunta casa di East Troy, si appresta a chiudere nuovamente i battenti.

Pare proprio non esserci pace per il povero Erik, la cui creatività non sembra venir premiata dai risultati di produzione: la news della chiusura di EBR è solo l’ennesimo degli scossoni che nel corso degli anni hanno segnato la parabola del brand americano. Ed è un peccato, perchè le Buell/EBR, pur con i loro difetti, sono sempre state moto con carattere da vendere: non convenzionali, appariscenti, dotate di uno stile inconfondibile e originale, a partire da quel grosso V-Twin raffreddato ad aria ben lontano dai canoni tradizionali delle sportive europee e giapponesi.

Molto apprezzate da tutti quei motociclisti smaniosi di provare qualcosa di diverso dal solito, le Buell hanno sempre riscosso grande successo anche tra coloro che amano la personalizzazione: dopo anni passati a lavorare sulle Harley Davidson, Giorgio Pellegrino di Greaser Garage (Genova) ha deciso di mettersi alla prova, elaborando proprio una delle creature di East Troy.

Si tratta di una Buell XB12Ss (la versione a passo lungo della XB12S) personalizzata in stile cafè racer, prendendo a ispirazione le moto inglesi degli anni ’50 e ’60 come Norton, Matchless, Triumph e Vincent: i marchi dell’età dell’oro del motociclismo d’Oltremanica.

Osservandola, si notano soprattutto due cose, due caratteristiche tecniche che la distinguono in maniera netta da una XB12Ss stock: guardate prima di tutto la trasmissione finale. Manca la classica cinghia dentata propria delle Buell, che in questo caso è stata sostituita da una più classica catena.

Si tratta di una modifica che sottolinea con decisione il carattere sportivo di questa cafè racer: la cinghia dentata di origine Harley Davidson, pur con i suoi indubbi vantaggi, ha sempre fatto storcere il naso a più di qualche smanettone purista.

In secondo luogo, anche per l’impianto frenante si è adottata una soluzione più convenzionale rispetto a quanto voluto in origine dal visionario Erik: l’enorme disco singolo perimetrale, tratto distintivo che ha identificato per anni queste sportive americane, ha lasciato spazio a un canonico doppio disco, più tradizionalmente fissato al mozzo ruota. Davanti troviamo pinze Tokico con attacco radiale, mentre al posteriore un’italianissima Brembo.

Si è intervenuti anche sulla ciclistica: la sospensione anteriore originale è stata rimpiazzata da una forcella upside-down provienente da una Kawasaki ZX-10R, mentre al retrotreno c’è un mono-ammortizzatore Gubellini. Il forcellone, invece, è stato modificato per ospitare le nuove ruote a raggi marchiate Alpina.

Il pacchetto è completato da una componentistica di primo livello: manubrio Tomaselli, leve Accossato, silenziatore Sebring e un sacco di parti speciali in alluminio.

Dello stesso materiale sono anche le sovrastrutture, realizzate da Metal Bike di Torino: gran parte di esse non sono state verniciate, lasciando volutamente che il nudo alluminio possa luccicare al sole.

Il propulsore, invece, è stato curato dallo specialista di Buell Pierluigi Alghisi.

Il risultato, a nostro modo di vedere, è super: il look racing si mischia a linee retrò, in un amalgama che rende questa cafè racer qualcosa di davvero affascinante.

Considerato che quello che potete vedere sotto era il render della special prima che partisse il progetto, ci sentiamo di dire che l’obbiettivo che i ragazzi di Greser Garage si erano prefissati è stato raggiunto…

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