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BMW S1000RR da gara: il nostro test in pista a Jerez

A Jerez de la Frontera abbiamo provato le moto da corsa protagoniste di cinque diversi campionati: una schiera di BMW S1000RR preparate per competere ai massimi livelli, purosangue da corsa che corrono in Superbike, Superstock e nelle Road Races

La BMW S1000RR è una moto che ha letteralmente rivoluzionato il segmento delle supersportive. Fin dalla suo lancio nell’ormai lontano 2008, la hypersport bavarese ha stabilito nuovi riferimenti in termini di potenza, guidabilità e velocità, alzando in modo netto l’asticella nell’agguerrito mondo delle race replica.

Continuamente aggiornata, la superbike dell’Elica è giunta fino a noi mantenendo quella serie di primati che la contraddistinsero sin dalla sua nascita: una ciclistica superba e costantemente affinata, un motore quadricilindrico dalle prestazioni esaltanti, un’elettronica sviluppatissima che arriva direttamente dal mondo delle corse.

In meno di 10 anni la S1000RR è diventata una delle regine indiscusse nell’elitario universo delle superbike da un litro di cilindrata: apprezzata dai motociclisti sportivi di ogni giorno, che possono godere della facilità con cui si fa condurre anche in strada, è però prima di tutto una delle moto preferite da chi ama passare le domeniche in pista.

Letteralmente adorata dagli smanettoni, la S1000RR è l’arma perfetta per tutti coloro che, a livello amatoriale, cercano una moto con cui divertirsi tra i cordoli, ma anche per quegli appassionati che corrono in campionati minori e vogliono una moto che si presenta già, praticamente, come una pronto-gara.

BMW Motorrad non è più impegnata in maniera ufficiale nelle competizioni di velocità, ma possiede una struttura interna di supporto a tutti i piloti che decidono di correre con le moto del marchio: grazie a una enorme mole di dati e esperienze raccolte, la casa di Monaco può quindi seguire in maniera precisa e puntuale lo sviluppo delle moto da corsa, per poter quindi dare ai team un adeguato sostegno tecnico.

Un caso più unico che raro anche tra le case leader nella produzione di motociclette supersportive.

Per poter toccare con mano l’universo racing della Bayerische Motoren Werke, la casa tedesca ci ha invitati a Jerez de la Frontera per provare ben 6 declinazioni della sua ammiraglia sportiva, di cui 5 rappresentano la massima espressione di quello che S1000RR può fare quando viene messa alla frusta nei più impegnativi campionati di tutto il Mondo.

Oltre alla versione stradale, infatti, abbiamo potuto salire sui cavalli di razza che corrono nel CEV, nei Mondiali Endurance/Superstock/Superbike e nelle Road Racing (di cui il Tourist Trophy è sicuramente la gara più famosa).

Ovviamente ogni moto era settata secondo le esigenze personali dei piloti che le portano abitualmente in gara nonchè delle peculiarità dei singoli campionati che devono affrontare: è quindi difficile dare un giudizio assoluto su quale sia la migliore (per di più con soli tre giri a disposizione per ognuna), ma di sicuro possiamo trasmettervi quelle che sono state le nostre impressioni alla guida di questi bolidi.

Com’è andata tra i cordoli di Jerez? Scopritelo nelle prossime righe!

BMW S1000RR 2017 stradale: il riscaldamento!

La moto sulla quale abbiamo iniziato la nostra giornata di prove è la S1000RR 2017 in versione “liscia”: provare la moto in configurazione stradale (con tanto di targa e specchietti) ci ha permesso di prendere confidenza con il circuito e di avere un assaggio di quello che avremmo dovuto aspettarci, di lì a poco, dalle sue sorelle terribili.

Diventata una vera best seller del segmento hypersport, l’ultima versione della supersportiva bavarese offre il top delle performance: pur mantenendo la potenza di 199 cv come sulla versione precedente, il nuovo model year offre una gestione elettronica più evoluta, con la possibilità di scegliere una nuova mappatura denominata “Pro” di spiccata indole corsaiola.

Un’ulteriore novità che riguarda il comparto elettronico è l’ABS Cornering, un sistema (sviluppato in collaborazione con i piloti dell’IDM, il campionato superbike tedesco) che consente un’ottima gestione della frenata anche in caso di pinzate decise a moto piegata.

Nel nuovo modello è cambiata anche l’inclinazione della forcella, che è stata “chiusa” di 0.5°: il risultato è una moto velocissima e molto reattiva, una vera purosangue con targa e frecce che dà il meglio di se quando viene messa nel suo ambiente naturale, la pista.

Omologata secondo le normative Euro 4, la S1000RR 2017 ha un prezzo di 18.100 euro: non una cifra economica, certo, ma parliamo di un mezzo che porta in dote tecnologie che fino a pochi anni fa erano a esclusivo appannaggio delle moto da Superbike e MotoGP.

La S1000RR con cui siamo scesi in pista a Jerez era equipaggiata con gomme Pirelli Diablo Corsa SC2 ed era in tutto e per tutto una moto stradale. L’unico dettaglio che la distingueva dagli esemplari che potete trovare nei concessionari è il cambio rovesciato, come sulle moto da corsa: un modo per prepararci al vero oggetto del nostro test, le 5 sorelle da competizione.

Ora è giunto il momento di fare sul serio.

1 – BMW S1000RR EasyRace Superbike Team

Team: Easy Race Superbike Team

Campionato: CEV Superbike

Rider: Maximilian Scheib

La prima moto da gara su cui saliamo è la S1000RR del team EasyRace Superbike Team, con cui il cileno Maximilian Scheib disputa il Campionato Spagnolo delle derivate di serie. Appena in sella, ci accorgiamo subito che il pilota preferisce una layout con semimanubri molto più aperti rispetto a quello di serie, oltre che un assetto sensibilmente più rigido.

L’impostazione di guida, inoltre, è molto diversa a causa di una sella e delle pedane che sono posizionate decisamente più in alto.

Il comparto ciclistico è composto da una forcella anteriore standard Ohlins FGRR/Andreani MHS, mentre al retrotreno lavora un mono TTX36 della stessa marca. Anche l’ammortizzatore di sterzo è fornito dal brand svedese di proprietà Yamaha.

L’assetto usato da Scheib è piuttosto rigido e richiede una guida parecchio “fisica”: questa S1000RR è molto più impegnativa della versione stradale, ma ripaga il pilota con una velocità di percorrenza e una precisione veramente esaltanti.

Il cambio snocciola i rapporti con una velocità impressionante, e l’impianto frenante modulabile e potente ci svela il lato “friendly” di questa bestia, permettendo inserimenti davvero fulminei.

In uscita di curva è tuttavia necessario caricare bene l’anteriore per mantenere la traiettoria ideale: in caso contrario, la moto tende ad allargare un po’ la corda.

Il motore è non è poi così diverso da quello di serie, essendo in configurazione praticamente stock: i cavalli erogati dovrebbero essere all’incirca una decina in più, ed è caratterizzato da un’erogazione piena e vigorosa ma che grazie alla sua linarità non mette mai in crisi.

In questo, la sviluppatissima elettronica aiuta notevolmente, soprattutto quando si spalanca il gas il modo deciso per lanciarsi fuori dalle curve.

2 – BMW S1000RR Team Penz13

Team: Penz13

Campionato: Campionato Mondiale Endurance

Riders: Kenny Foray/Matthieu Lussiana/Lukáš Pešek

Dopo aver provato la moto che corre nel CEV, saliamo a bordo di quella che forse è la più particolare tra le moto di questo test: la S1000RR in versione Endurance che il trio Foray-Lussiana-Pešek porta in gara con i colori del team Penz13.

La peculiarità di questa moto è che ovviamente è dotata di tutte quelle features che le permettono di gareggiare per ore ed ore nelle corse di durata, di fare rapidissimi rifornimenti e di stravolgere in un attimo la posizione di guida che deve adattarsi alle esigenze di ognuno dei suoi piloti: per questo vi troviamo un serbatoio da 24 litri con bocchettone per il rifornimento rapido, fari per l’illuminazione durante le fasi di gara in notturna, sistemi di sgancio veloce per cerchioni e pinze freni, nonchè i tamponi che servono a salvaguardare il più possibile la moto in caso di caduta e permettere ai piloti di riportarla ai box.

Oltre a ciò, ci troviamo di fronte un gran numero di pulsanti (per gestire al meglio la moto durante le lunghe fasi di gara) e un radiatore maggiorato per salvaguardare l’affidabilità del propulsore e permettere a questa BMW di sopportare centinaia di km macinati “a tutta manetta”.

Le sospensioni sono, anche in questo caso, prodotte da Ohlins: anteriore FGR300 e mono TTX36. L’assetto, com’è logico che sia su una moto da Endurance, è meno estremo rispetto alle altre moto che abbiamo provato, tanto da far risultare la moto del team Penz13 quasi “rilassante” per chi non è un pilota professionista, dote che noi abbiamo certamente apprezzato.

La stessa posizione di guida risulta meno scomoda e costrittiva: beninteso, non siete su una K1600GT, ma la differenza con le altre moto del test è notevole. Quando si spinge, si avverte anche il minore mordente dell’impianto frenante.

Il peso in più, inoltre, si fa sentire: i cambi di direzione sono un po’ più lenti che sulle altre, anche se ciò è compensato da una stabilità davvero lodevole.

Il motore, che fa sentire la sua voce attraverso un impianto di scarico Akrapovic, eroga circa 15 cavalli in più della versione stradale: non è una moto da World Superbike e si sente, ma d’altra parte nelle gare di durata l’affidabilità è una dote fondamentale e questo è un propulsore che deve poter essere strapazzato per svariate ore senza dare segni di cedimento.

I 215 cavalli del 4L sono quasi “docili”, pur se con un allungo poderoso, vengono erogati con relativa dolcezza: è sicuramente la moto meno estrema e brutale di tutto il nostro test, ma vista la tipologia di gare che si ritrova ad affrontare, sarebbe problematico il contrario.

Tempo di riportare ai box la moto che ha corso alla 24 ore di Le Mans, è già tempo di entrare in pista con la S1000RR che ha disputato un’altra gara leggendaria: la Road Race per eccellenza, il Tourist Trophy dell’Isola di Man.

3 – BMW S1000RR Tyco/TAS Racing

Team: Tyco/TAS Racing

Campionato: Road Racing

Rider: Ian Hutchinson

Non siamo nemmeno scesi dalla moto del team Penz13, che già è pronta in pit lane un’altra S1000RR: non una qualunque, ma la moto che, con Ian Hutchinson in sella, è giunta in seconda posizione al Senior TT 2017.

Si tratta della BMW gestita dal team Tyco/TAS Racing, preparata opportunamente in configurazione Superbike per poter competere nell’omonima categoria delle Road Races: già nelle prime curve ci si rende conto delle differenza di set-up che intercorre tra una moto che deve gareggiare in pista e una che invece deve sfrecciare tra i muretti di un circuito stradale.

Il comparto sospensioni è interamente K-Tech, con una forcella KTR-3 DDS e un mono-ammortizzatore DDS Pro RCU. Come sulla moto che abbiamo provato prima, l’impianto di scarico è un full-titanium Akrapovic mentre per i freni ci si è affidati a Brembo. Il peso è contenuto a 169 kg a secco.

Ci si accorge subito che la ciclistica è più morbida rispetto a una moto da Superbike come siamo abituati a conoscerla: le asperità delle strade di ogni giorno (le stesse su cui questi pazzi si lanciano a 300 all’ora!), gli scollinamenti e le imprecisioni dell’asfalto richiedono un assetto ad hoc, che ovviamente non è quello ideale per girare in pista.

Tra i cordoli, infatti, la reattività non è il suo forte, e alle volte ha reazioni che ti sorprendono un po’: il posteriore parte per la tangente con relativa facilità e allarga parecchio soprattutto nelle curve più strette, stuzzicato da un propulsore con un’erogazione veramente appuntita. E’ tuttavia sul veloce che la moto di “Hutchy” mostra il suo lato migliore: in questo frangente è una vera bomba, e la sua stabilità sui curvoni presi a velocità siderali è davvero impareggiabile.

Anche in questo caso dobbiamo ammettere di aver trovato una posizione di guida piuttosto “comoda”: la seduta è spaziosa per essere quella di una moto da corsa, e se non stessimo provando una delle più cattive SBK in circolazione diremmo che la triangolazione sella-manubrio-pedane usata da Hutchinson rende la sua moto “ben abitabile”.

Grosso merito di questa relativa comodità è anche del cupolino che, dotato di un plexiglass di dimensioni piuttosto importanti, protegge molto bene dall’aria.

A lasciare sbalorditi è però il propulsore di questa S1000RR: il quattro cilindri spinge fortissimo già ai bassi regimi, ma è quando la lancetta comincia a salire che il suo carattere (piuttosto… irascibile!) viene fuori del tutto. Con l’avvicinarsi della zona rossa, il motore della BMW Tyco diventa veramente una furia, liberando con una violenza inaudita tutti i 220 cv disponibili: un toro da tenere per le corna.

Proprio ora che iniziavamo a divertirci, però, è il momento di lasciare la moto agli uomini di Hutchy: è il momento di fare un bel respiro e salire sulla Superstock del team Althea.

4 – BMW S1000RR Althea Racing STK

Team: Althea BMW Racing STK

Campionato: FIM Superstock 1000

Rider: Raffaele De Rosa

La moto che ci accingiamo a condurre è quella di Raffaele De Rosa, che con i colori del team Althea ha vinto la FIM Superstock 1000 Cup. E, appena entrati in pista, non ce ne sorprendiamo affatto: questa S1000RR è un violino, una moto da corsa che si avvicina alla perfezione.

Lungi da noi lo sminuire il talento del 29enne napoletano, ma questa BMW risulta davvero molto molto facile per essere un missile da circa 215 cv: Raffele e il team di Genesio Bevilacqua hanno fatto un lavoro di messa a punto veramente sopraffino, perchè rendere quasi mansueta e “amichevole” una moto da gara non è certo cosa da tutti.

Le sospensioni sono le Ohlins standard davanti e dietro, TTX25 all’avantreno e TTX36 al posteriore. Il meglio del meglio anche per quanto riguarda l’impianto di scarico, un 4-in-1 Akrapovic tutto in titanio.

Il peso a secco non è un dato particolarmente impressionante: il restrittivo regolamento delle Stock non permette infatti a questa S1000RR di scendere sotto ai 171 kg.

La posizione che si assume quando ci si siede sul ponte di comando dell’arma letale del team Althea è molto simile a quella che abbiamo riscontrato in sella alla versione stradale: ci mette decisamente a nostro agio, e quando si inizia a danzare tra le curve di Jerez questa sensazione viene ulteriormente confermata.

La moto gestita dalla squadra italiana è agile e maneggevole come una Supersport 600, e infonde al suo pilota una fiducia che con altre moto da competizione è impensabile per un comune mortale: tutto funziona nel migliore dei modi, tanto che ci sentiamo in grado di forzare un po’ il ritmo (per quanto ci permetta il nostro manico…) praticamente fin da subito.

In frenata la moto vincitrice del Campionato FIM Superstock si comporta in maniera egregia, senza scondinzolamenti o reazioni imprevedibili: il mordente c’è in abbondanza, ma l’ottima modulabilità dell’impianto di serie, un controllo ottimale del freno motore e un assetto che non accenna minimamente a perdere stabilità in inserimento, ci fanno quasi venire il dubbio di non stare staccando abbastanza forte.

L’elettronica è settata con una precisione certosina, e ci aiuta in modo puntuale ma discreto: in percorrenza questa S1000RR è un razzo, e quando si spalanca il gas per fiondarsi verso la curva successiva il traction control interviene con piacevole morbidezza.

Quando è il momento di ruotare il polso destro il quattro cilindri frontemarcia risponde con un tiro vigoroso ma sempre molto lineare: la castagna è tanta, ma la pastosissima erogazione e il comportamento sempre prevedibile fanno sembrare la moto di De Rosa un minaccioso rottweiler che risponde docilmente ai comandi del padrone.

Una vera sorpresa, considerando poi che a conti fatti il napoletano utilizza un settaggio molto blando dell’elettronica: segno che questo straordinario equilibro generale è frutto di una minuziosa messa a punto di ogni minimo particolare, e non solo dell’intervento tempestivo della centralina.

Il tempo di una foto ricordo con Raffale De Rosa, nostro maestro d’eccezione per quest’oggi, e ci accingiamo a stringere i manubri di quella che è la più evoluta espressione delle Superbike by BMW Motorrad: la quadricilindrica che corre nel Mondiale delle derivate di serie con la coppia Torres/Raiterberger.

Un bel respiro, giù la visiera e prima in alto!

5 – BMW S1000RR Althea Racing WSBK

Team: Althea Racing WSBK

Campionato: Campionato Mondiale Superbike

Rider: Jordi Torres

Last but not the least, la Regina di tutte le S1000RR da corsa: la moto che Jordi Torres e Markus Reiterberger portano in pista sui circuiti del più prestigioso campionato per le moto derivate dalla serie, il World Superbike Championship. In particolare, quella che ci è concessa in prova a Jerez de la Frontera, è la moto dello spagnolo.

I colori sono quelli della team Althea: la formazione romana, oltre che della Stock 1000, si occupa di gestire anche le BMW che disputano il campionato WSBK. Si è trattato delle uniche due bavaresi in pista nel 2016 assieme a quelle del team Milwaukee, guidata da Karel Abraham e Joshua Brookes.

I numeri sono quelli di una MotoGP di qualche anno fa: la potenza è di circa 230 cv e il peso è quello minimo consentito dal regolamento tecnico del Mondiale, cioè 168 kg.

Il cockpit di questo jet su ruote ci fa capire subito che siamo a bordo di una delle massime espressioni del motociclismo da corsa: i pulsanti e gli switch sono tantissimi, come moltissime sono le regolazioni che il pilota può fare anche durante il corso della gara su TC, launch control e mappature varie.

Appena usciti dalla pit lane, la moto di Torres mette subito in chiaro le cose. E’ nervosa, spiccatamente fisica, quasi intrattabile per chi non è un pilota professionista: se non hai il manico di top rider della SBK, devi darle Lei.

Nei cambi di direzione si deve inoltre stare molto attenti a come si sposta il peso sulla sella: è molto sensibile ai trasferimenti di carico, e una minima esitazione implica veder l’anteriore imbizzarrirsi come uno cavallo sotto steroidi.

Va guidata di forza, senza indugi e con tanta, tanta concentrazione. Bisogna strapazzarla perchè a lei piace così, altrimenti fa i capricci e scalcia da tutte le parti: cosa difficile per un pilota vero, quasi impossibile per un semplice amatore.

Quando riusciamo a prendere il minimo sindacale di confidenza, però, lo stress viene parzialmente meno e inizia il divertimento vero: i freni ti inchiodano sul serbatoio e il motore fa di tutto per cercare di strapparti via le braccia. Ma è bello così, almeno finché dai a questa S1000RR il rispetto che esige.

I suoi limiti sono decisamente più alti dei tuoi: acquistato il giusto feeling si riesce a prendere la corda in un battito di ciglia, e si può arrivare pinzati a centro curva senza che la ciclistica dia segni d’insofferenza.

Quando si riprende il gas in mano, poi, si viene letteralmente catapultati in avanti con la spinta di un caccia militare: l’accelerazione toglie il fiato e l’elettronica ha molto lavoro da fare, ma se ci si fida si viene ripagati da traversi controllati che ti fanno sentire un po’ Garry McCoy.

Per chi non è abituato a portare in pista moto come queste, si tratta di un’esperienza quasi mistica: la parentela con la S1000RR di serie si percepisce, ma qui siamo in un universo parallelo fatto di prestazioni da capogiro ed emozioni fortissime.

Ora che ci siamo (quasi) adattati e ci abbiamo preso gusto, è giunto il momento di riportare la moto ai ragazzi di Genesio. Rientriamo al box ancora in trance, in preda a una sensazione che è un misto tra spavento, tensione ed eccitazione: tre giri sono pochi per capire davvero delle moto come queste, ma sono abbastanza per trasmettervi almeno un po’ le emozioni che abbiamo provato in sella a questi razzi superficie-superficie.

Qual è la nostra preferita? Qui sotto, il verdetto!

Il verdetto

Trovare una vincitrice non è certo un compito facile: eleggere la migliore tra le moto che abbiamo provato è sostanzialmente impossibile, in quanto ci è mancato il tempo e il manico per farlo. Possiamo però dirvi quale, tra i cavalli di razza che abbiamo testato, ci è piaciuto di più, quello che globalmente parlando ci ha regalato le sensazioni migliori.

La S1000RR del team Althea, quella che con Raffaele De Rosa ha vinto il campionato FIM Superstock 1000, ci è sembrata la più equilibrata e godibile di tutte. La sua messa a punto ideale, il settaggio praticamente perfetto di ciclistica ed elettronica, ci inducono a eleggere lei come la nostra preferita: se non fosse per le velocità stratosferiche e le prestazioni esagerate che riesce ad assicurare, si potrebbe quasi dire che è una moto facile, apparentemente semplice da portare al limite anche per uno che di mestiere non fa il pilota.

 

Non da una dimostrazione di forza bruta come, ad esempio, la moto che corre nel World Superbike con Jordi Torres, ma è ti fa sentire talmente a tuo agio che si finisce letteralmente per amarla.

Un’altra bella sorpresa è stata però la BMW del team Tyco/TAS Racing: la piazza d’onore va sicuramente alla moto del Tourist Trophy, che ci è sembrata il miglior compromesso tra le emozioni forti che solo una Superbike può dare e il feeling di una moto che tutto sommato sa anche perdonare gli errori di chi non si chiama Ian Hutchinson. Un’ottimo concentrato di trattabilità e adrenalina: una sorta di stradale con le prestazioni di una mezzo Gran Premio.

Tutte, in ogni caso, ci hanno divertito un sacco: alcune in maniera più razionale, altre con quella loro brutalità da purosangue da competizione. Ci va benissimo anche la peggiore, ammesso che se ne possa trovare una!

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