Home Rea (SBK) batte la MotoGP senza big e senza “ali”. E’ vera gloria?

Rea (SBK) batte la MotoGP senza big e senza “ali”. E’ vera gloria?

Il campione del mondo Sbk ci ha messo del suo ma la MotoGP era … sguarnita

La polemica seguita dopo i tempi sul giro degli ultimi test di Jerez dove il campione del Mondo Sbk Jonathan Rea (1’38.721) ha messo dietro anche i piloti MotoGP battendo la stessa pole di Rossi (1’38.736) è fine a se stessa, per lo più non basata su una analisi tecnica di quanto accaduto.

Il miglior tempo di Rea ha avuto anche il … “supporto” di altri piloti SBK (Davies, Sykes, Lowes, Melandri ecc.) che hanno girato forte, superando molti piloti della classe regina. Miracolo? No! Condizioni particolari hanno consentito tali exploit e determinato questa classifica “anomala” con un pilota in sella a una derivata di serie davanti a tutti.

Partiamo proprio da qui, dal pilota e dai piloti presenti e assenti a Jerez. Rea, al suo secondo titolo consecutivo iridato Sbk non è uno “qualsiasi” ma il più forte oggi nel mondiale delle derivate di serie, uno fra i 10 piloti migliori in assoluto, certamente capace di figurare degnamente – con mezzi adeguati – anche in MotoGP.Ma un conto è “ben figurare” e un altro è lottare per il podio e per la vittoria del titolo con gli attuali big.

L’exploit di Rea in sella a una moto performante qual è la Kawasaki Sbk non stupisce. Altra cosa è gridare al miracolo per la “presunta” batosta subita dalla MotoGP, presente a Jerez solo con piloti di secondo livello, data l’assenza di Marquez, Rossi, Lorenzo, Vinales, Pedrosa ecc. Non solo.

La MotoGP si è dovuta misurare con le conseguenze dovute dall’assenza delle appendici alari (proibite nel 2017): nuove difficoltà nel controllo di trazione, set up diversi, problemi nello scaricare tutta la potenza dei motori. Insomma, senza le “alette”, cambia tutto, o quasi, ed è su questi problemi (con l’elettronica da … “rifare”…) che si è concentrato principalmente il lavoro dei team e dei piloti, badando meno al tempone.

Terzo argomento, in questo senso quello principale, le gomme, che hanno fatto la differenza.

Non c’è dubbio che nel test di Jerez Rea ci ha messo del suo e ha usato anche una gomma più performante di quelle montate dai piloti MotoGP. Sul piano prettamente tecnico le Michelin MotoGP hanno una filosofia progettuale e di sviluppo diverse (forse anche più evolute e sofisticate oltre che esageratamente costose) dalle Pirelli Sbk perché diverse sono le due categorie.

Certo è che conta che tipo di gomma viene montata in quel determinato giro e in “quel determinato giro” Rea disponeva di una copertura morbida, straordinaria – specie con temperature basse – per un giro secco da qualifica, (di lì il tempone 1’38.721) ma non utilizzabile in gara, dove le Pirelli “dure” mediamente accusano un gap pesante, quasi due secondi al giro. Si sa che Pirelli ha pronte gomme da qualifica altrettanto performanti ma che durano non solo un giro.

Michelin ha portato a Jerez mescole (molto) dure per tutti i piloti MotoGP tant’è che i tempi dei test di Jerez di fine 2015 sull’1’38.0 fatti allora con gomme morbide non sono stati avvicinati l’altro ieri. Detto con altre parole: a parità di gomme (morbide) sul giro secco, non c’è storia, con le MotoGP più veloci. Idem a parità di gomme (da gara) dove alla fine il primo della MotoGP rifila al primo della Sbk almeno mezzo giro su ogni circuito.

Ci mancherebbe altro, viste le differenze (motori e freni più potenti, distribuzione pesi ottimizzate, telai di grandi equilibri ecc.) con costi dei prototipi “stellari” in mano a Marquez, Rossi, Lorenzo ecc. rispetto a quello delle “derivate di serie” guidate da Rea, Sykes, Melandri ecc.

Tutto ciò conferma anche quanto già si sapeva sul “peso” delle attuali gomme, determinanti per il risultato in MotoGP, come ampiamente dimostrato nel 2016 con la via crucis Michelin – ripartita da zero ma in forte recupero – specie in una stagione con i nuovi regolamenti dove l’imposizione della centralina unica ha mandato in tilt un po’ tutti anche se alla fine il titolo è andato a chi pareva all’inizio più in difficoltà, cioè a Marquez su Honda.

Polemica chiusa? Forse sì ma si ripropongono nuovi e vecchi interrogativi: giusto il monogomma? Giusto insistere su una MotoGP così potente e veloce? Giusto lasciare una Sbk senza una propria marcata identità? L’inverno è lungo e avremo tempo e modo per approfondire questi e altri argomenti sia sul piano tecnico che su quello agonistico.

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