Home Suzuki V-Strom 1000 M.Y. 2016: il test per l’evento #SuzukiSwitch

Suzuki V-Strom 1000 M.Y. 2016: il test per l’evento #SuzukiSwitch

Abbiamo partecipato, in sella alla V-Strom 1000 ABS 2016, all’evento #SuzukiSwitch, organizzato dalla casa di Hamamatsu per sottolineare il comfort e la versatilità di questa mille bicilindrica.

Test di Mauro Crinella

V-Strom è un nome super-consolidato che, fin dal 2002, rappresenta tutto il gusto e il piacere del viaggio su due ruote. La V-Strom 1000 ha infatti affascinato migliaia di motociclisti in tutto in globo, una partner dalla quale risulta difficile staccarsi per passare ad un altro modello.

Sta per chiudersi il 2013, Suzuki ci invita a Le Mans per l’anteprima ufficiale dell’ultima generazione di V-Strom 1000 (qui il nostro test completo). La moto è totalmente nuova, non promette prestazioni da superbike e lascia percepire una vera e propria vocazione al turismo su due ruote.

Proprio per sottolineare questa sua peculiare caratteristica, Suzuki ci ha invitato a partecipare all’evento social #SuzukiSwitch, un itinerario che dalla Lombardia ci ha permesso di addentrarci nelle Marche macinando chilometri e chilometri di asfalto e, con le giuste coperture, di affrontare un bel tratto off-road tra sterrato e fango.

L’avventura è iniziata il pomeriggio prima della data stimata per l’evento, quando dalla redazione mi hanno comunicato che era stata consegnata a mio nome, una Suzuki, un navigatore Tom-Tom e una busta con alcuni documenti. Ho preso un casco e mi sono precipito in ufficio a Milano, dove ho trovato una fiammante V-Strom 1000 con borse laterali in plastica e alluminio, attacco navigatore sul manubrio e dotata di grafiche #SuzukiSwitch sul serbatoio.

Nella busta, alcune istruzioni per il giorno dopo, quello della partenza ufficiale, con orari e percorso da seguire scrupolosamente per raggiungere i posti di controllo per rifornimento carburante, pausa pranzo e infine l’arrivo previsto vicino a Fano. Incuriosito, ho montato il Tom-Tom Raider 400 e ho verificato che il primo way point era già impostato.

L’indomani, alle 8:30, accendevo il possente bicilindrico, dopo aver indossato il mio abbigliamento fuoristrada. Nella locandina delle istruzioni, campeggiava la scritta “Switch” (passare, deviare, cambiare all’improvviso) e un’immagine che riproduceva una gomma tassellata in piena azione fuoristradistica. Da questi piccoli dettagli cominciavo a comprendere la natura del viaggio che stavo per affrontare.

Da subito il tragitto è risultato piacevole e, sia il parabrezza regolabile, sia la sella sufficientemente imbottita e non troppo dura, mi hanno fatto macinare in fretta quasi 200 Km di autostrada fino a una stazione di servizio dopo Bologna, mantenendo una media di 120 km/h e un consumo di quasi 21 al litro.

Una ragazza gentile che indossava una maglietta Suzuki mi indicava dove rifornire la moto: ero arrivato per primo, così ho atteso l’arrivo degli altri. Una volta ricompattato il gruppo, abbiamo proseguito verso Cesena, poi sulla E45 fino alla successiva sosta al Ristorante il Valico che si trova proprio nel punto più alto dell’Appennino, all’altezza di San Marino.

Qualche ottima bruschetta e di nuovo in sella, seguendo il navigatore e percorrendo statali e provinciali ricchi di curve, situazione che ci ha permesso di godere delle doti dinamiche di questa bicilindrica di Hamamatsu. Tra scorci meravigliosi e lunghe lingue di asfalto, arriviamo a Montemaggiore al Metauro (PU), a Villa Tombolina un’incantevole dimora d’epoca del XVI secolo, ex residenza estiva degli Arcivescovi di Urbino, e ora prestigioso Relais dall’atmosfera davvero accogliente.

Una doccia veloce e poi conferenza stampa, con tutte le informazioni sul programma della seconda giornata. Ci hanno comunicato che le gomme Bridgstone di serie usate fino a quel momento, sarebbero state sostituite con delle tassellate Pirelli Scorpion Rally (sono omologate per uso stradale solo quelle M+S, alle quali è concesso l’uso nel periodo invernale fino al 15 aprile). Ci avevano assicurato che il percorso di 80 km sarebbe stato soft o come dicevano light-off.

Queste moto discendono dalla mitica DR750S BIG, nota a tutti per quel “becco” frontale, poi copiato da molti altri, e che divenne protagonista nei Raid africani. Di sicuro il suo stretto rapporto con lo sterrato ci avrebbe sorpreso non poco.

Il giorno successivo, di buon mattino, eccoci di nuovo tutti in sella. Abbiamo testato su tutti i tipi di terreno queste moto, dalle pietraie al fango, dalle strade polverose ai dossi, sollevando anche entrambe le ruote in aria. In alcune situazioni ci siamo addirittura ritrovati con gli stivali completamente immersi nel fango per uscire da situazioni difficili, o semplicemente per aiutare un collega in difficoltà.

Sono riuscito a stare al passo, nonostante il mio scarso allenamento e il peso di 228 kg della moto. Ad ogni modo, la V-Strom 1000 si è fatta apprezzare per il suo enorme comfort e la sua versatilità, caratteristiche che le hanno consentito di affrontare con disinvoltura ogni tipo di terreno, trasmettendoci puro piacere di guida.

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