MotoCult: la Honda CB77 Superhawk di Serpico
MotoCult: la Honda CB77 Superhawk di Serpico
Rieccoci con la rubrica MotoCult, e, dopo le Triumph di Steve McQueen e Clint Eastwood, è giunto il momento della Honda Superhawk CB77, un’altra star su due ruote protagonista di Serpico, capolavoro di Sidney Lumet del 1973 con Al Pacino, che si aggiudicò un Golden Globe, un David di Donatello e una Nomination all’Oscar per questa intensa interpretazione di Frank Serpico, poliziotto italoamericano di New York alle prese con la violenza metropolitana e la dilagante corruzione dei suoi colleghi.
Un ritratto esemplare di un uomo che diviene martire per non tradire la propria etica e di una città simbolo, New York,una Gomorra degli anni ’70 affascinante, pericolosa e incredibilmente funky. Serpico è un personaggio entrato nella leggenda; implacabile tutore della legge, solitario, malinconico, duro e incredibilmente “cool”, grazie ai suoi travestimenti da infiltrato. I capelli lunghi e la barba, la giacca di pelle, i Ray Ban neri sempre incollati al viso ne hanno fatto un modello per tutta una categoria cinematografica “poliziottesca” posteriore che va dalla saga nostrana de Er Monnezza con Tomas Milian passando per Sylvester Stallone in Cobra, Eddie Murphy in Beverly Hill’s Cop fino a Donnie Brasco con Johnny Depp nella parte dell’infiltrato e, guarda un po’ il contrappasso, Al Pacino che fa il mafioso.
Ma passiamo alla moto: Honda CB77 “Superhawk”, best seller della casa nipponica degli anni ’60 che con questo modello inizio un’inesorabile avanzata alla conquista dei mercati occidentali. 305 centimetri cubici, velocità dichiarata 160 kmh, apprezzata in tutto il mondo per l’affidabilità e la robustezza del suo motore che la rendevano una moto agile e in grado di gareggiare con moto di cilindrata superiore, in breve la Superhawk andò a insidiare la supremazia britannica (Triumph in primis) nell’ambito delle moto “casual”, diventando una delle entry level preferite di migliaia di neofiti.
Una moto per tutti i giorni, facile da guidare ma in grado di divertire il pilota grazie alla sua vivacità e comoda anche per i lunghi viaggi (a tal proposito leggete “Lo Zen e l’arte delle manutenzione della motocicletta”), cui univa linee accattivanti e destinate a invecchiare con grande stile. Soichiro Honda (il signor Honda in persona) disse di essersi ispirato, per il design della CB77, alle statue sacre dei Buddha di Kyoto: con referenze del genere non poteva che nascere una moto divina…