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MotoGP: Ducati e gli “aiutini” dei regolamenti

MotoGP 2015 – Ducati imprendibile nei test MotoGP di Losail. Certamente avvantaggiata dai regolamenti, che non sono stati redatti a Borgo Panigale, ma dalla Federazione Motociclistica Internazionale e che gli altri costruttori hanno sottoscritto.

I test IRTA di Sepang avevano restituito una Ducati in grande spolvero, ma è nelle recenti prove di Losail, che la Desmosedici GP 15, prima creatura dell’era Dall’Igna, sta confermando le attese dei molti tifosi della rossa. In entrambe le sessioni malesi era risultata costantemente nelle prime posizioni, ma nella due giorni (dovevano essere tre) di Losail è stata protagonista assoluta, svettando su tutti nel Day-1 con Iannone e nel Day-2 con Dovizioso.

Le polemiche non potevano tardare a manifestarsi. In parte venute a galla nella terra di Sandokan, si sono insinuate ancora di più tra gli addetti ai lavori dopo il Qatar, con la pioggia di ieri, ultimo giorno di prove ufficiali (oggi in pista ci saranno i tester con le gomme Michelin), che non è bastata a raffreddare gli animi.

Iannone Qatar 2015

Ma come va interpretata, la ritrovata competitività di una moto che l’anno scorso, pur se migliorata rispetto al passato, era quasi sempre stata fuori dai giochi? Inevitabilmente dal regolamento, che consente a Ducati di far correre la GP15 come Open, cosa che significa poter disporre di 12 motori per l’intera stagione (contro i 5 di Honda e Yamaha ufficiali), oltre che disputare ogni gara con 24 litri di carburante anziché i 20 delle factory ed utilizzare pneumatici extra-soft.
Le parole spese affermando che senza questo, la rossa di Borgo Panigale sarebbe nelle posizioni di rincalzo, come d’altronde accaduto nelle ultime stagioni, non sono certamente prive di senso, perché il vantaggio c’è ed è anche tangibile, a maggior ragione per il fatto che i tempi fatti segnare dalle Ducati sono stati ottenuti con gomme dure, ma il punto è un altro.

La casa bolognese, adesso di proprietà di Audi (quindi Volkswagen), sta agendo nella piena legalità, dal momento che i risultati ottenuti sono frutto dell’applicazione dei regolamenti, approvati anche dai concorrenti, ma sopratutto redatti dalla FIM (Fédération Internationale de Motocyclisme).
La “colpa” non è quindi di Ducati, quanto certamente della formula stessa che, dopo l’eliminazione del fardello CRT, vede comunque ed ancora la coesistenza (e la competizione) tra due diverse specifiche di moto all’interno di una stessa denominazione.

Resta in parte un mistero il motivo che ha spinto Honda e Yamaha ad accettare, nel recente passato, quelle stesse regole che sono oggi accusate di favorire eccessivamente la casa bolognese, tanto più che, specie la casa dell’ala dorata, ha sempre mostrato una certa influenza all’interno del circus, ma tant’è.
Con il ritorno di Suzuki ed Aprilia nella massima serie, si è posto rimedio alla penuria di costruttori e,  proprio per questo motivo, sarebbe stato forse opportuno mettersi alle spalle la storia recente, fatta di classi nelle classi.

Vero è che se dalle parti di Hamamatsu il rientro è stato anticipato in parte per la possibilità di correre con una moto Open, a Noale il ragionamento non vale, dal momento che nel 2015 correrà un ibrido GP-SBK di cui poco o nulla sarà travasato nel prototipo a tutti gli effetti che gareggerà nel 2016.
In ogni caso il concetto di base resta, le polemiche anche e lo spettacolo si spera. Ma siamo così sicuri che questa sia la formula giusta o, per quello che vale il nostro pour parler, sarebbe forse auspicabile il ritorno ad un’unica specifica di moto? Ai posteri l’ardua sentenza.

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