Grandi duelli iridati (1950): Umberto Masetti (Gilera)-Geoffrey Duke (Norton)
Umberto Masetti (Gilera) e Geoffrey Duke (Norton) a confronto in una sfida storica degli anni '50
Il motomondiale 1950 porta bene agli italiani, campioni del mondo nella 125 con Bruno Ruffo (Mondial), nella 250 con Dario Ambrosini (Benelli) e anche nella 500 con Umberto Masetti (Gilera), primo pilota tricolore iridato della classe regina. E’ indubbiamente l’anno di Masetti, parmense 24enne (all’epoca c’era l’età minima di 21 anni per correre), denominato “Scarciole” per la sua magrezza e la sua sregolatezza in pista e … fuori, giovane debuttante di grande talento che senza timori reverenziali piega mostri sacri quali Graham, Kavanagh, Amstrong, Coleman, Brett, Pagani, Bandirola e soprattutto l’inglese Geoffrey Duke, il “Duca di ferro” che sarà sei volte iridato.
La Gilera, assente nell’overture del Tourist Trophy, si rifà nei due successivi appuntamenti di Spa Francorchamps e di Assen, grazie ai due centri trionfali dell’emiliano. La nuova mezzo litro di Arcore che debutta al GP del Belgio (è anche la prima corsa della MV Agusta con la sua inedita 500 4 cilindri a cardano) è una 4 cilindri 4 tempi con 55 CV a 10000 giri, sui 220 Kmh, con giri-record a Monza a 169,769 km orari e a Spa a 167,210: moto portentosa via via migliorata, che prima con Masetti, poi con Duke, Liberati, Mc Intyre fece incetta di corse e titoli iridati cogliendo allori prestigiosi anche con Pagani, Bandirola, Minter, Artle, Read, Caldarella,Venturi.
Nella sua ultima versione, la plurifrazionata bianco-rossa di Arcore vantava oltre 75 Cv a 11000 giri e superava i 270Kmh: nel 1957 a Hockenheim Liberati vince a 200 all’ora di media e Bob Mc Intyre fa il giro veloce a 208,500! Ma torniamo al 1950: dopo i trionfi del Benelux (Spa e Assen) arriva la doccia fredda del GP di Svizzera a Ginevra del 23 luglio, con il ritorno alla vittoria di Graham (AJS bicilindrica) protagonista, dopo una caduta, di una rimonta vittoriosa proprio ai danni di Masetti. Tutto da rifare, specie dopo il successivo GP d’Irlanda all’Ulster, con Duke (Norton) che bissa il successo della prima corsa del TT.
Umberto Masetti (Gilera) e Geoffrey Duke (Norton)
E si arriva all’ultima di Monza, sfida decisiva fra gli squadroni della Gilera e della Norton, con possibili guastafeste da parte di Guzzi, AJS, MV Agusta. 42 corridori allo start, 14 piloti ufficiali, 130 mila spettatori. Recalcitra al via la 4 cilindri di Masetti e s’invola la più agile Norton monocilindrica del Duca di ferro. Dieci giri di inseguimento forsennato a base di giri record riportano l’italiano nel gruppo di testa: a Lesmo la tribuna di legno esplode al sorpasso all’esterno del gilerista sull’inglese. Poi il “lungo” di Masetti alla parabolica, ancora la fuga di Duke, quindi una sbavatura alla Ascari con le ruote della Norton a tranciare erba a 220 kmh, di nuovo la Gilera del’italiano in testa, con l’inglese nella morsa del gruppone che segue a pochi metri.
Ancora dieci giri in cui i due pretendenti al titolo non si risparmiano colpi: sono sempre in scia, spesso con le ruote dei loro bolidi fuori dell’asfalto. Il pubblico scavalca le reti e incita i due campioni dal ciglio della pista. Succede di tutto, anche l’errore dei cronometristi che sbagliano il conto dei giri, chiudendo la corsa un …giro prima. Polemiche, insulti e di più. Vittoria (meritata) al 27enne Duke, gran successore di Woods e Guthrie, e titolo iridato (strameritato) per un solo punticino, al 24enne Masetti, nuovo emulo di Tazio Nuvolari e Dorino Serafini. Nasce una nuova stella. Si ripeterà con un secondo titolo iridato della 500 due anni dopo.
Poi l’altalena con pochi acuti e molte stecche, cadute sempre sopra i 200 kmh e ospedali, per il “Bell’Umberto”, gran manico, mattatore e divo ante litteram, che lascia la famiglia all’inseguimento di belle donne (Moira Orfei) e di trionfi sempre annunciati e mai più centrati. Non guascone, spavaldo e fuori dagli schemi del perbenismo dell’epoca del processo alla Dama Bianca di Fausto Coppi.
Un mito, sigaretta sempre in bocca e pettinino nel taschino per lisciare la chioma prima di infilarsi il casco. Applaudito anche tre lustri dopo, nel suo ritorno un po’ patetico in una 200 Miglia di Imola degli anni ’70. Girava nelle retrovie, quasi spaesato: il lunedì doveva lasciare la compagnia del rischio e tornare al suo distributore di benzina a Modena nord. Ma era sempre “Scarciole”, talento non coltivato, sognatore per far sognare gli altri. E il grande Geoff Duke, il grande John Surtees, con perfetto aplomb inglese, si toglievano il cappello davanti al primo italiano sul tetto del mondo della classe regina del motociclismo dei giorni del coraggio.
Lui, Umberto, lo sapeva e partecipava, sempre con il sorriso a metà, certo che il passaggio dagli altari alla polvere faceva parte del gioco delle corse. Anzi, del gioco della vita.