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L’inchiesta sulla morte di Kevin Ash

È passato più di un anno dalla tragica morte del giornalista inglese Kevin Ash, avvenuta in Sud Africa il 22 gennaio 2013 durante i test della nuova BMW R 1200 GS. Il sito inglese Visor Down ha riportato oggi un aggiornamento sull’inchiesta che è stata aperta per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente.

Per molto tempo infatti si è parlato di un difetto alla moto, ma l’inchiesta a quanto pare ha liquidato il tutto con un laconico “morte accidentale”. Lo stesso sito alcuni mesi fa aveva segnalato che la vedova di Kevin, Caroline, era ancora in attesa di una risposta da parte dei vertici BMW, risposta che a quanto pare sembrerebbe essere arrivata, anche se suona un po’ fredda.

Kevin era stato corrispondente per il Daily Telegraph, aveva collaborato con diverse testate di moto inglesi ed era il più noto (oltre che il più simpatico) giornalista del Regno Unito. Gli appassionati di moto italiani lo ricordano sicuramente perché teneva mensilmente una rubrica su Super Wheels ai tempi di Claudio Braglia.

Quel maledetto 22 gennaio 2013 Kevin si trovava con altri giornalisti in Sud Africa per testare la nuova BMW. Al momento dell’incidente stava percorrendo un tratto sterrato e proprio la polvere alzata ha impedito ai colleghi presenti di vedere come fosse avvenuto l’incidente.

Il coroner Sean McGovern della contea di Warwickshire, in Inghilterra, dove Kevin viveva a Stratford-upon-Avon, ha dichiarato infatti che

“non ci sono stati testimoni di quello che è successo e non ci sono prove sufficienti per dare qualsiasi altro verdetto. No sono qui per attribuire colpe alla moto, alle condizioni della strada o al tempo. Non sono in grado di prendere una decisione per insufficienza di prove valide” E conclude con un sardonico “l’unica cosa chiara è che c’è stato un incidente per ragioni che rimangono poco chiare”.

Sempre secondo quanto riportato da Visor Down, nel frattempo pare che BMW sia stata in grado di trattenere i risultati di un’indagine sulla moto incidentata, che potrebbero essere usati dall’azienda in caso di eventuali procedimenti giudiziari futuri. Caroline Ash in tutti questi mesi ha tempestato BMW chiedendo che le fosse possibile vedere i risultati dell’inchiesta, ma la sua richiesta è sempre stata respinta.

Dopo quest’ultima inchiesta, avvenuta venerdì scorso, le sue parole sono state:

credo che BMW debba dare a Kevin, a me e alle nostre figlie una risposta su quanto avvenuto. Se c’è qualcuno che merita di sapere perché Kevin è morto, quelle siamo noi.

Sempre il coroner ha fatto notare che

“BMW è una grande organizzazione che potrebbe aiutare una famiglia in difficoltà”.

Una portavoce di BMW ha invece riferito:

“Dopo l’incidente è stata condotta un’approfondita indagine su tutti gli aspetti della moto che Kevin stava guidando al momento dell’incidente. L’inchiesta ha evidenziato che tutti i componenti della moto funzionavano correttamente come dovevano e non c’era traccia di alcun problema meccanico o guasto che potrebbe aver causato o contribuito a questo incidente”.

Quanto al rapporto sull’incidente, secondo la legge inglese, rimane riservato.

Noi di motoblog abbiamo riportato questa notizia per l’amicizia che legava alcuni di noi a Kevin, non certo per innescare polemiche. A questo proposito ricordiamo che il sito di Kevin Ashonbikes ora viene portato avanti dalla moglie Caroline e visto che la morte di Kevin ha influito molto anche sull’economia della famiglia, sulla homepage dello stesso sito sono riportati gli estremi per eventuali donazioni al fondo The Telegraph Kevin Ash Fund che il giornale inglese ha istituito per poter far studiare le tre figlie di Kevin, Laurien, Kirsten e Ingrid. Sempre sullo stesso sito una pagina è dedicata al “online garage sale“, che mette in vendita diversi capi d’abbigliamento per moto.

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