Dorna "padrona" provoca la petizione pro Eurosport. Ma c'è ben altro ...

Dorna "padrona" provoca la petizione pro Eurosport. Ma c'è ben altro ...
Massimo Falcioni
Pubblicato il 17 ott 2008

A smuovere la Dorna dalle sue strategie e dalle sue decisioni non basterebbe neppure Marco Pannella con le sue proteste a base di scioperi della fame e della sete.

Quindi le petizioni contro la società spagnola promoter del motomondiale accusata di non aver rinnovato l’accordo con il network televisivo Eurosport (per concedere i diritti tv alla BBC) non serviranno a molto.

E gli appassionati, non certo solo quelli di lingua inglese, non potranno più gustarsi le cronache e i commenti delle gare di gente che sa e che ci sa fare, come Tony Moody e Jiulian Ryder.

Non è che senza i succitati commentatori e senza Eurosport la MotoGP venga stravolta. E’ che, come spesso accade (e non solo nel motociclismo e non solo nello sport) a essere “eliminati” sono i più capaci e benvoluti dal gran pubblico, a vincere sono i più “forti” (cioè i “proprietari”, in questo caso dei “diritti” di un evento) e a perderci è la massa degli appassionati o, come si dice adesso, dei cittadini-consumatori.

Ma non è tutto. Ora la Dorna ha scelto IMG Sports Media (divisione del colosso IMG Worldwide) per commercializzare i diritti tv del campionato nei prossimi tre anni. La MotoGp è attualmente diffusa in diretta da 50 canali tv nazionali. Secondo la Dorna, il nuovo accordo con IMG accrescerà la diffusione internazionale e la copertura mediatica dell’evento.

Quale evento? La MotoGP, ovvio. Perché a Dorna e a IMG interessa solo ed esclusivamente la MotoGP. Chissenefrega del vivaio piloti e dell’iter complessivo per giungere alla MotoGP? Business is business! Punto. Tutto il resto è fuori.

Quindi la questione va ben oltre il nodo Eurosport e degli stessi diritti televisivi. La Dorna ha acquisito da parte della FIM, per una pacca di fava (all’epoca in modo quanto meno inconsueto, per non dire … rocambolesco … ) tutti i diritti del motomondiale.

E’ diventata a tutti gli effetti la proprietaria privata unica di quello che per oltre 50 anni è stato il campionato del mondo di motociclismo gestito e diretto dalla FIM e dalle Federazioni moto nazionali, cioè da Enti pubblici, cioè “controllabili” dagli iscritti, dai tesserati, dalla base.

La società spagnola fa e disfa come gli pare, con la Federazione internazionale di motociclismo che esercita, quando va bene, la funzione di … impolverato soprammobile.

Ovviamente, la Dorna, in questi anni, non ha fatto tutto male. Le corse hanno acquisito in “immagine” e nel paddok i van sono tutti allineati. I Team partecipano alla divisione della torta … I piloti sono pagati e strapagati.

Ma non tutto è oro quel che luccica: la Dorna è interessata di più alla “facciata” che alla “sostanza” del motomondiale. Per vendere meglio il “prodotto” e per guadagnarci di più. Ok.

Però alcune domande si impongono. E’ bene aver eliminato dal giro nazioni quali Austria, Belgio, Svezia, Finlandia, ex Jugoslavia e fior di circuiti come ad esempio Imola; aver ridotto la gran parte dei circuiti quasi a piste da go kart (a volta la sicurezza è una scusa) perché più le medie sono basse più le riprese tv sono “facili” (quasi ovunque si gira con velocità-medie più basse di oltre 30 anni fa! ….); far ruotare il circus sostanzialmente su un unico personaggio/campione assurto a icona; , aver ridotto la griglia di partenza della classe “regina” sotto i 20 piloti (contro i 50 degli anni 60-70!); avere mal sopportato la 125 e 250; aver puntato tutto sull’audience pro sponsor e considerato gli spettatori nei circuiti quasi degli “intrusi”?

Nessuno vuole tornare a quando “si stava peggio”. Ma qui non si esagera esasperando la logica del monopolio e del business?

L’impressione è che si voglia spremere il limone fino all’ultima goccia e, prima o poi, lasciare tutti in braghe di tela.

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