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Caccia all’arancione: a rischio GP di Cina

Per i noti problemi politici legati al conflitto in Tibet, nessuna opzione è esclusa per la prossima tappa del motomondiale 2008 in programma a Shanghai il 4 maggio. Nessuna significa che tutto è possibile. Fino alla cancellazione (!) della corsa. Un fatto che destabilizzerebbe il circus del motomondiale, con sbocchi diplomatici imprevedibili. Il governo cinese

Per i noti problemi politici legati al conflitto in Tibet, nessuna opzione è esclusa per la prossima tappa del motomondiale 2008 in programma a Shanghai il 4 maggio. Nessuna significa che tutto è possibile. Fino alla cancellazione (!) della corsa. Un fatto che destabilizzerebbe il circus del motomondiale, con sbocchi diplomatici imprevedibili.

Il governo cinese non intende correre alcun rischio rispetto all’eventualità di contestazioni sulla questione Tibet. Il motomondiale gode della copertura in mondovisione, con tutte le conseguenze facilmente intuibili. Come si ricorderà, all’Estoril i piloti della MotoGP, hanno preso posizione a favore della libertà religiosa e civile del Tibet, contro la repressione del governo di Pechino. Non solo. Loris Capirossi, a nome dei suoi colleghi, aveva annunciato anche la possibilità di iniziative “clamorose” in occasione del Gran Premio a Shangai. Da lì l’allarme di Pechino.

L’ultima notizia ha del clamoroso. Il governo cinese, per evitare qualsiasi riferimento al nodo tibetano, ha imposto ai Team del motomondiale un controllo preventivo sugli Sponsor e sulle varie iniziative in programma. Immediatamente è scattata la prevenzione ed è intanto calata la scure della censura per il colore (arancione come quello dei monaci tibetani e del Dalai Lama) delle Ktm.

La livrea delle Ktm ufficiali di Mika Kallio, Hiroshi Aoyama e Randy Krummenacher non è assolutamente accettata dal regime cinese. Al riguardo la direzione della Ktm ha già fatto sapere che non ha ricevuto alcuna richiesta ufficiale ma che non ha assolutamente alcuna intenzione di cambiare i propri colori di moto e staff e che non cederà a nessun ricatto politico.

Ma il clima si è surriscaldato e si temono incidenti all’arrivo del Team in territorio cinese. Il problema non riguarda solo la Ktm. E’ davvero incredibile che la politica si mischi allo sport, dettandone regole e comportamenti. Ancor più grave, come in questo caso, che il governo cinese cerchi di strumentalizzare lo sport per propri fini squisitamente politici. Le cancellerie e le diplomazie internazionali sono allertate. Si confida in un compromesso. Ma di che tipo nessuno è oggi in grado di prevederlo.

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