Home Motomondiale “drogato”. Quattro GP in Spagna. La Dorna fa e disfa. E l’Italia paga il conto

Motomondiale “drogato”. Quattro GP in Spagna. La Dorna fa e disfa. E l’Italia paga il conto

Domenica prossima, 3 aprile, si corre a Jerez, seconda tappa del motomondiale 2011 e primo Gran premio delle quattro corse iridate che da quest’anno si svolgeranno in Spagna. Avete letto bene: quattro corse in terra iberica. Cancellati da anni gli appuntamenti iridati in Austria, Belgio, Svezia, Finlandia, ex Jugoslavia, Irlanda, Argentina, Canada ecc, si continua


Domenica prossima, 3 aprile, si corre a Jerez, seconda tappa del motomondiale 2011 e primo Gran premio delle quattro corse iridate che da quest’anno si svolgeranno in Spagna. Avete letto bene: quattro corse in terra iberica. Cancellati da anni gli appuntamenti iridati in Austria, Belgio, Svezia, Finlandia, ex Jugoslavia, Irlanda, Argentina, Canada ecc, si continua a “pompare” sulla Spagna. L’Italia ha due Gran Premi, come gli Usa. Il quadro dimostra il caos imperante in chi tira le fila di questo sport.

Da una parte c’è la Dorna, multinazionale Made in Spagna, che punta sul (legittimo) business e di questa legittimità ne fa una bandiera per spremere al massimo il limone delle corse, considerato oramai come un proprio ed esclusivo orticello. Dall’altra c’è la FIM (da noi la FMI), che lascia fare e dorme sonni beati, accontentandosi di fare da soprammobile impolverato.

La Spagna è oggi un Paese in forte crisi economica (addirittura peggio dell’Italia) e non si capisce come fa a investire tanti soldi negli impianti motoristici. L’ultimo, il “Parcmotor Castellolì”, grande struttura alle porte di Barcellona, dove però c’è già il Montmelò e c’è la Catalunya. Ok, tanto poi i debiti, come abbiamo visto con Jerez, vengono coperti dal loro Governo, cioè anche da noi italiani attraverso la Ue. Tutto qui? No. Perché comunque in Spagna il motociclismo tira e funziona: c’è un “progetto”, ci sono idee, fatti concreti, soprattutto sul piano del vivaio piloti, i cui frutti sono ben visibili ovunque.

E in Italia? La risposta più eclatante sta nel mondiale 125, oramai a secco per noi italiani. La risposta sta anche nei campionati minori, dissanguati. Quando i Rossi e i Biaggi appenderanno il casco al chiodo (Dio non voglia), si chiuderà un ciclo e se ne aprirà un altro, forse a tinte molto scure.

E la FMI dov’è? In letargo. Non si dica che la risposta a questo caos è il nuovo Team Italia. Dopo una riflessione durata … 20 anni, così impostato, è solo un fiore (appassito?) all’occhiello: un nastro da tagliare per politici compiacenti cui chiedere soldi pubblici, una medaglietta al petto dei “soloni” federali sempre più chiusi nei loro inutili e arrugginiti fortilizi.

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