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Amarcord: Suzuki GT 380

Se verso la fine degli anni Ottanta le ultime “fumose” pluricilindriche a due tempi, come le già recensite Suzuki Gamma, Yamaha RD500LC e Honda NS400R, stavano segnando la fine di un’epoca, una decade prima questi motori rappresentavano una bella fetta della produzione delle case nipponiche. Oltre alle mitiche Kawasaki 500 H1 Mach III del ’69 e 750 H2 Mach IV del ’71, c’erano all’epoca anche la Yamaha RD350, di cui ci occuperemo presto, e la Suzuki GT380.


La serie GT fu introdotta sul mercato nell’autunno del 1971 con la prima GT750 raffreddata a liquido presentata al 17° Tokyo Motor Show nell’ottobre 1970 e conosciuta sui mercati americani con il nome di LeMans. Nel 1972, contemporaneamente alla GT550 (Indy in USA) apparve per la prima volta la GT 380 (Sebring sui mercati d’oltreoceano), contrassegnata in quell’anno dalla sigla J.

Il motore era un tricilindrico da 371 cc, cilindrata ottenuta con i tre cilindri perfettamente quadri (54×54 mm) alimentati da altrettanti carburatori Mikuni VM24. Il cambio era a sei rapporti e l’avviamento a pedale. Sviluppava 38 CV a 7.500 giri e una coppia di 3,93 kgm (38,5 Nm) a 6.000 giri, per una velocità massima di 176 Km/h e un’accelerazione da 0 a 400 metri in 13,3 secondi.

I cerchi erano da 19 davanti e 18 dietro con pneumatici 3.00 e 3.50 e freni a tamburo su entrambe le ruote, con l’anteriore a doppia camma da 200 mm. Il peso era di 171 kg. Come il modello da 550 cc, anche la 380 aveva il raffreddamento ad aria con sistema Ram Air che consisteva in un convogliatore d’aria ben visibile sulle teste per il raffreddamento e lo smaltimento del calore.

La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi

A differenza della concorrente Kawasaki e della futura RD, la GT 380 si presentava con un look meno sportivo, che identificava una moto più versatile e confortevole, senza le esasperazioni in tema di cavalleria, spesso non supportate da ciclistiche adeguate alle prestazioni, che fecero presto guadagnare alle sue concorrenti il soprannome di “bare volanti”. La sigla GT d’altronde lasciava intuire le sue doti più da granturismo che da pistaiola. Non per questo il motore era avaro di cavalli.

L’anno seguente, il 1973, con il modello K arrivarono alcune migliorie come la frenata mista disco/tamburo con disco anteriore di 275 mm e tamburo monocamma da 180 mm, ma anche un motore più potente di 2 CV, mentre nel 1975 sul modello M la cilindrata salì a 384 cc, e la potenza a 41 CV, ma solo sui modelli importati in Italia. Infatti in Italia, per proteggere la produzione nazionale di moto 350, quelle di produzione estera con cilindrata inferiore a 380 cc erano contingentate. Dunque solo per il mercato italiano la Suzuki produsse da quell’anno un motore da 384 cc ottenuto aumentando l’alesaggio da 54 a 55 mm.

La cilindrata anomala, di poco superiore ai 350, fu comunque d’impiccio nel mercato italiano, dove all’epoca per guidare moto over 350 bisognava aver compiuto 21 anni e non 18. Inoltre dal 1976 l’IVA per queste cilindrate arrivò al 38% e rimase così fino al 1994, mentre le cilindrate più piccole pagavano un’IVA del 18%. Il prezzo della GT380 era dunque penalizzato da questa simpatica “tassa sui beni di lusso” e inoltre chi giungeva al traguardo dei 21 anni dopo la militanza in 350 spesso si indirizzava su modelli di cilindrata e prestazioni superiori, come le 500 o le 750.

La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi

Nonostante l’architettura a tre cilindri, gli scarichi erano quattro, per un fattore fondamentalmente estetico per cui il collettore centrale si sdoppiava finendo in una coppia di terminali che affiancavano le due simmetriche provenienti dagli altri due cilindri. Quello che distingueva la Suzuki dalle concorrenti era anche la dotazione, che comprendeva alcune chicche rare per l’epoca, come l’indicatore della marcia inserita, il cambio a sei rapporti, il miscelatore separato con sistema CCI che ottimizzava la quantità d’olio e il relativo sistema SRIS (Suzuki Recycling Injection System) per smaltire il lubrificante in eccesso nel carter, e in generale finiture piuttosto curate.

Per quanto riguarda le annate, il modello J del 1972 si identifica per il freno anteriore a tamburo e le colorazioni azzurro, rosso, verde con banda bianca e la calotta del faro in tinta. Il modello K del ’73 adottava come accennato il freno a disco davanti e le colorazioni rosso, blu con due bande (bianca e gialla) , fianchetti e faro in tinta.

Nel 1974 il modello L adottava le colorazioni azzurro, oro, argento; il faro divenne interamente cromato e dalla forcella sparirono i soffietti presenti fino all’ano precedente, mentre sulla strumentazione comparve il già citato indicatore della marcia inserita. Altre modifiche al di là delle semplici varianti cromatiche riguardarono il modello A del 1976 che aveva i fianchetti neri e non più in tinta.

La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi

Nel 1979 la produzione della GT380 cessò In totale ne vennero prodotti quasi 90.000 esemplari. In Italia si passò da poche decine di esemplari nel 1972 a circa un migliaio all’anno negli anni seguenti. Nonostante l’aspetto tranquillo, la piccola GT 380 poteva comunque dire la sua, grazie al temperamento vivace del propulsore a miscela, che non era neppure troppo assetato sia di benzina che di olio, con consumi di carburante compresi tra i 10 e i 15 km/litro, che grazie al serbatoio da 15 litri garantivano una discreta autonomia.

La rivista americana Cycle World nel 1976 diede della GT380 questa definizione: “è un po’ come andare al cinema con tua sorella. Nulla di male, ma per tutto il film penseresti a qualche alternativa più eccitante”. Il senso è proprio quello di una moto affidabile che non fece nulla per essere sportiva o appariscente e per mettersi in competizione con le altre. E a proposito di alternative eccitanti, a quell’epoca le pubblicità Suzuki lasciavano poco all’immaginazione!

La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
La 380 di casa Suzuki con motore tricilindrico a due tempi
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