Home Rat Bikes: L’arte del (non) curarsi della propria moto

Rat Bikes: L’arte del (non) curarsi della propria moto

Siete di quelli che non riescono a dormire pensando al segnetto sul serbatoio? Che alla fine di ogni giro si preoccupano di levare i moscerini dal muso e dai fanali e che amano vedere la propria “bella” far mostra di sé tutta pulita e oucidata? Bene, allora attenzione perché nell’aprire questo sito potreste stare male.



Siete di quelli che non riescono a dormire pensando al segnetto sul serbatoio?
Che alla fine di ogni giro si preoccupano di levare i moscerini dal muso e dai fanali e che amano vedere la propria “bella” far mostra di sé tutta pulita e oucidata?
Bene, allora attenzione perché nell’aprire questo sito potreste stare male.
Si tratta di un portale dedicato alle rat bikes.
La traduzione letterale vale più di mille parole: le “moto topo” si distinguono dalle altre per il fatto di essere sporche e, diciamocelo, piuttosto disgustose a vedersi.

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Le regole per fare una rat bike sono poche e semplici: basta possedere un mezzo sul quale si faccia il minimo di manutenzione, che sia trascurato e arrugginito al punto giusto e, imprescindibilmente, nero.
Poi se si vuol dar sfogo al proprio estro lo si può decorare con simpatici amenicoli tipo teschi di animali morti, barattoli di birra vuoti e chincaglieria varia, altro che accessori De Pretto… Si accettano tutti i modelli di moto, anche se vengono privilegiate le vecchie Harley e le giapponesi anni ’70 e ’80, in particolar modo le Goldwing.
Le rat bikes in giro per il mondo sono più numerose di quanto si pensi ma per fortuna, una volta tanto, il nostro paese si distingue in positivo: qui da noi infatti il fenomeno è assai poco diffuso, mentre in nazioni quali Francia e Germania si organizzano ogni anno decine di raduni a tema.

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via | http://www.ratbike.org/

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