KTM in bilico: Bajaj ristruttura, tagli e futuro incerto

Bajaj avvia una ristrutturazione profonda in KTM per tagliare i costi oltre il 50%, trasferire funzioni e ridurre l'inventario. Rischio tagli e delocalizzazioni in Europa.

KTM in bilico: Bajaj ristruttura, tagli e futuro incerto
M V
Massimiliano Vetrone
Pubblicato il 3 nov 2025

La crisi che sta attraversando KTM segna una svolta epocale per il celebre marchio motociclistico austriaco, simbolo di innovazione e performance nel panorama europeo. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a interpretazioni: più di 260.000 moto ferme nei magazzini, una forza lavoro drasticamente ridotta da 6.000 a 4.000 unità e un imponente piano di investimento da 800 milioni di euro per tentare il rilancio. Dietro questa situazione allarmante si cela la mano di Bajaj, il colosso indiano che, da azionista di maggioranza, ha preso in mano le redini dell’azienda per guidarla attraverso una ristrutturazione radicale.

Il cuore del piano di risanamento è un drastico abbattimento dei costi, con l’obiettivo dichiarato di ridurli del 50%. A lanciare il messaggio è stato il CEO Rajiv Bajaj, che non ha esitato a puntare il dito contro la gestione dirigenziale piuttosto che contro la manodopera specializzata. Una scelta che, se da un lato vuole tutelare le competenze tecniche e la qualità produttiva, dall’altro solleva interrogativi sulle reali intenzioni della proprietà indiana in merito alla salvaguardia dell’identità europea del marchio.

La situazione finanziaria, definita dallo stesso management “allarmante”, ha imposto interventi urgenti e strutturali. L’accumulo di un inventario di oltre 260.000 motociclette invendute rappresenta la punta dell’iceberg di una crisi gestionale profonda, dove errori nella pianificazione e nella distribuzione hanno minato la sostenibilità del business. Per arginare l’emorragia, la nuova proprietà ha messo sul piatto una cifra considerevole, segno della volontà di non abbandonare il brand ma di rinnovarlo profondamente.

I primi effetti del nuovo corso sono già visibili. La holding di controllo ha cambiato denominazione, diventando Bajaj Mobility AG, mentre è stato sospeso l’assemblaggio delle moto GasGas in Spagna, un chiaro segnale di ripensamento delle strategie produttive. Nel frattempo, il tema dei tagli personale è diventato centrale: la riduzione della forza lavoro ha colpito soprattutto i comparti meno direttamente coinvolti nella produzione, lasciando in bilico la sorte di molti lavoratori e alimentando le preoccupazioni dei sindacati.

Al centro delle discussioni resta il destino della produzione europea. Le voci che circolano negli ambienti industriali sono tutt’altro che rassicuranti: si parla apertamente di una possibile delocalizzazione delle attività produttive verso Paesi con costi del lavoro più bassi, con l’India in prima fila come nuova base operativa. Questa prospettiva, se confermata, rischia di compromettere in modo significativo la percezione di qualità e l’immagine premium che KTM si è costruita negli anni grazie alla manifattura europea.

Le reazioni non si sono fatte attendere. I sindacati e i lavoratori austriaci esprimono forte preoccupazione per il futuro occupazionale e per la perdita di know-how che una delocalizzazione potrebbe comportare. La strategia di Bajaj sembra orientata a mantenere in Europa solo alcune funzioni amministrative e di controllo, spostando il baricentro operativo verso mercati più vantaggiosi dal punto di vista economico.

Rimangono, tuttavia, molti interrogativi aperti. In che misura la nuova gestione sarà in grado di preservare l’identità tecnica e stilistica di KTM? Quale sarà l’impatto di una eventuale perdita della produzione europea sulla reputazione del marchio? E soprattutto, quanto la nuova organizzazione industriale influenzerà la qualità percepita dei prodotti e la loro competitività sui mercati internazionali?

Nonostante il clima di incertezza, non mancano indiscrezioni su futuri sviluppi di prodotto. Tra queste, si rincorrono le voci su una possibile presentazione della Brabus 1400 al prossimo EICMA, un modello che potrebbe rappresentare un tentativo di rilancio dell’immagine e dell’offerta della casa austriaca. Tuttavia, gli analisti invitano alla prudenza: qualsiasi annuncio di nuovi modelli sarà valutato con estrema attenzione, almeno fino a quando non saranno definiti con chiarezza i contorni della nuova strategia post-ristrutturazione.

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