La metamorfosi della KTM 690 Enduro R: da enduro a scrambler selvaggia

KTM 690 Enduro R Scrambler: la storia della moto custom di David Nast Cole, tra avventura, design vintage e artigianalità a Los Angeles.

La metamorfosi della KTM 690 Enduro R: da enduro a scrambler selvaggia
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Marianna Bortevi
Pubblicato il 9 set 2025

C’è chi vede nella KTM 690 Enduro R una delle enduro più versatili degli ultimi anni, perfetta per le strade sterrate e le lunghe avventure off-road. Ma c’è anche chi, come David Nast Cole, va oltre la semplice funzionalità e decide di trasformare una moto già iconica in qualcosa di radicalmente diverso. In questa storia di polvere, creatività e spirito libero, una moto pensata per l’enduro diventa una vera e propria Scrambler fuori dagli schemi, pronta a conquistare nuovi orizzonti e a raccontare nuove storie.

Tutto inizia con una traversata epica: David, filmmaker di Los Angeles e viaggiatore instancabile, attraversa gli Stati Uniti in sella a una vecchia Honda Transalp. Dopo oltre 6.000 miglia, la consapevolezza è chiara: le moderne adventure bike, pur performanti, hanno spesso un look troppo aggressivo, quasi “robotico”. L’occasione di cambiare rotta arriva quando un amico gli propone una KTM 690 Enduro R del 2010 a un prezzo irripetibile. David, però, si impone una regola: eliminare ogni traccia dell’iconico arancione KTM e ripensare la moto da zero.

La vera rivoluzione prende forma nello spazio creativo collettivo di Los Angeles, il celebre Snail Farm. Qui, tra attrezzi, materiali di recupero e l’energia contagiosa di altri creativi, David inizia a smontare la moto pezzo dopo pezzo. Tutte le plastiche originali vengono rimosse senza esitazione: è il momento di dare libero sfogo alla fantasia e di reinventare ogni dettaglio, dando vita a una vera moto artigianale che sia il riflesso della sua personalità.

Uno degli elementi più sorprendenti della trasformazione riguarda il serbatoio ausiliario. Per aumentare l’autonomia e conferire un tocco retrò alla linea della moto, David utilizza un vecchio serbatoio Honda CB degli anni ’60, integrandolo nelle fiancate con grande maestria. Ma la ricerca di pezzi unici non si ferma qui: il parafango e altri componenti vengono recuperati da moto giapponesi d’epoca, ognuno con una storia da raccontare e un’estetica inconfondibile.

La personalizzazione si spinge oltre il semplice aspetto estetico. Gli accessori, come borse e rotoli portattrezzi, sono realizzati a mano, con materiali resistenti e cuciture robuste, pensati per affrontare ogni tipo di avventura. L’inventiva di David si esprime anche nella realizzazione delle crash bar, costruite utilizzando tubi del gas riciclati, e nell’adattamento di un portapacchi proveniente da una Honda CT90, ideale per trasportare tutto il necessario durante i viaggi più lunghi.

Non mancano dettagli che sottolineano la natura custom del progetto: una sega da trail montata per le emergenze, sospensioni riprogettate per sostenere il nuovo peso e garantire il giusto equilibrio tra prestazioni e comfort, e una serie di piccoli accorgimenti che trasformano la moto in una compagna di viaggio unica e affidabile.

Il risultato finale è una scrambler ribattezzata affettuosamente “Feral Princess” (Principessa Selvaggia) o “Hot Bucket”. Nonostante il peso che raggiunge i 200 kg, la moto mantiene la potenza originale di circa 64 CV, ma è la sua estetica a colpire: un mix di elementi vintage, soluzioni ingegnose e dettagli artigianali che la rendono immediatamente riconoscibile. Anche se non è la scelta più comoda per i lunghi viaggi, questa KTM reinventata accompagna David nelle sue avventure quotidiane per le strade di Los Angeles e sui sentieri polverosi della California, spingendosi persino fino in Canada.

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