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SBK Portimao: Paganini non ripete, Rea sì

Una ulteriore dimostrazione di forza di Rea, ancora un allungo in classifica generale, l’ennesima spinta verso il suo quarto titolo mondiale.

Allora? Allora Gara 2 non è la fotocopia di Gara 1, ma quasi. Non cambia, soprattutto, il dominatore, quel Jonathan Rea che fa quel che vuole, fregandosene della furbata salva-show della “griglia ribaltata” che – per la vittoria di Gara 1 di ieri – lo obbliga a partire dalla nona casella, nel groviglio della terza fila, come fosse un discolo da punire per aver esagerato nel bastonare i propri compagni di … classe.

Il distacco finale, davvero poco più di un niente, fra il portacolori number one della Kawasaki e i suoi avversari, in particolare sul secondo Van Der Mark e sul terzo Melandri, e l’andamento della corsa – agonisticamente movimentata e tecnicamente pregevole – non danno il senso reale della superiorità effettiva del binomio campione del mondo, soprattutto del modo superbo di come Rea guida e di come sa gestire tatticamente la corsa.

Chi diceva che a Portimao non si sorpassa è servito. Il nordirlandese sa che rimanere invischiati all’inizio può costringere a inseguire “nel mucchio” con rischi oltre misura che è sempre meglio evitare. Per cui Jonathan parte a razzo, si infila fra gli avversari come fossero birilli da saltare, sbatte la sua “verdona” come fosse un toro infuriato, ritrovandosi in men che non si dica fra i primissimi: quinto dopo due curve e ancora più avanti alla fine del secondo passaggio, già nei primi tre, nella morsa delle due Ducati, con Davis incarognitissimo ammirevole (anche per la sua spalla malandata) battistrada. Chaz le prova tutte, curva dopo curva, giro dopo giro, specie in frenate da “bomba a mano” e sul dritto dove la velocità di punta della sua Rossa fa la differenza. Invano. Perché Rea a 10 giri dalla fine, dopo avere ripetutamente preso le misure del battistrada – rintaccati gli assalti di Malendri
lo infila nella “esse” involandosi vittorioso verso il traguardo.

SBK Portimao: Paganini non ripete, Rea sì

Non è la classica fuga con il vantaggio che aumenta costantemente. Ma fuga è con quel poco di gap che per gli inseguitori diventa un muro invalicabile. Rea gode: 12° trionfo stagionale (su 22 round), 66° successo in carriera, 116 punti di vantaggio su Davies, oramai più che tagliato fuori nella corsa al titolo. Nella prossima puntata in terra di Francia il “film” di questo mondiale finisce, per fortuna di tutti.

Sarebbe forse meglio chiuderla lì, senza le ultime due trasferte in Argentina e in Qatar (notturna!). Ai lati di Rea, sul podio, Van Der Mark, Melandri. Una ulteriore dimostrazione di forza di Rea, ancora un allungo in classifica generale, l’ennesima spinta verso il suo quarto titolo mondiale, oramai davvero in saccoccia.

Ducati, con Melandri tiratissimo ma sempre con il limite di qualche sbavatura, stavolta si trova a dietro alla Yamaha – qui oggi davvero a posto come un treno sui binari – e con Van Der Mark in una delle sua giornate migliori. Davies, alla fine, riesce a contenere l’assalto di un Sykes dalla grinta e dall’orgoglio ritrovati, pur se lontano dal podio.

Sarebbe meglio dire che i due piloti della Rossa si sono dati fastidio a vicenda, favorendo il recupero dell’asso della Yamaha. Delusione per il poleman Laverty (ieri buttato a terra dopo pochi metri nelle bagarre d’avvio), incapace di trovare il varco giusto allo start e quindi imbrigliato nelle mischie di chi insegue. Ancora così così per il giovane della Rossa Rinaldi, ottavo, pilota di tutto rispetto, ma ancora non in sintonia con il bicilindricone Factory di Borgo Panigale. E il pubblico? Come ieri. Se c’era si mimetizza bene. Il resto in cronaca. SBK, se ci sei batti un colpo!

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