Sbk Germania, “doppietta” di Davies (Ducati)! Ma Rea intasca il mondiale in… crisi
Lausitzring, gli spalti vuoti accentuano la crisi della Sbk
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Chaz Davies avrebbe meritato ben altra folla ad applaudirlo al Lausitzring sabato in Gara 1 e oggi in Gara 2 per una sonante doppietta che per due volte piega Rea, comunque ancor più saldamente primo in classifica generale, con il suo più diretto avversario Sykes, solo terzo e quarto.
Il mondiale non ha più storia (Rea 381 punti gode di un vantaggio di 70 punti sul compagno di squadra , 105 punti su Davies e 163 punti su Melandri) e le pur eccelse prestazioni del gallese sulla pimpantissima Rossa di Borgo Panigale non spostano niente rispetto alle sorti del campionato e al reale valore in campo dei contendenti.
Anche perché – pur senza nulla togliere al valore del trionfatore del GP di Germania – Rea, dopo brillantissime sfuriate iniziali come quelle di Gara2 che dimostrano uno smalto intatto, pare poi appagato, “accontentandosi” dei punti pesanti che porta comunque a casa dopo 9 vittorie e 7 secondi posti in questi primi 18 round su un totale di 26 (contro le 6 vittorie e i 3 secondi di Chaz).
Insomma, la classifica è la cartina del tornasole di quel che è oggi la Sbk, con una netta superiorità del binomio Rea-Kawasaki forte anche del supporto del… poleman Sykes, con una Ducati competitiva, specie su certi circuiti, soprattutto grazie alle prodezze di un mastino qual è Davies e con un Melandri a corrente alternata (in Gara2 ha subito le due fiocinate di due sorpassi in curva prima di Rea e poi di Chaz…) ma pur sempre in lotta per il podio e zone limitrofe.
Il resto, tutto il resto, c’è ma è solo contorno tenendo questo campionato sotto tono sul piano tecnico ed agonistico, ben lontano dal passato. Da qui, mancando anche i campioni-personaggi che fanno notizia, l’immagine sbiadita e un appeal in forte calo sulle tribune dei circuiti, sui media, sull’audience tv. Chiamando le cose per nome, questa è crisi.
La crisi, da troppo tempo negata da (quasi) tutti – protagonisti e comprimari – è stata resa ancora più evidente dalle tribune vuote del Lausitzring, con i telecronisti televisivi colpevolmente muti di fronte a un allarmante ennesimo segnale negativo che meriterebbe grande attenzione e capacità di analisi e di proposta. Tacciono anche gli altri esponenti dei media e Pr (addetti stampa, giornali, siti web, blog), per lo più abituati a misurare lo stato di salute di un campionato del mondo di motociclismo dal numero delle ombrelline più o meno discinte, dalle luminarie del paddock, dai benefit che ricevono da Team, sponsor, ecc. in una carambola per nulla avvincente del: “do ut des”.
Motoblog già nel 2015 aveva lanciato l’allarme sullo stato di salute della Sbk e a fine 2016 non si era accodato a chi gridava al “miracolo!” per la partecipazione ufficiale nel Wsbk di ben … sette Case ufficiali, ben sapendo che (anche) il Campionato 2017 sarebbe stato “opaco”, un affare fra Ducati e Kawasaki, con quest’ultima dominatrice.
Così è stato, così è e il mondiale delle cosiddette derivate di serie che si trascina con sempre minor appeal e quindi con sempre maggior disinteresse, specie del grande pubblico e dei grandi mezzi di comunicazione, con delusione di tutti, sponsor in testa.
Prendere atto di questa realtà di crisi è già qualcosa anche se la soluzione vede già contrapposti due schieramenti: chi vuole una Sbk ancora più “tirata” e “avanzata” tecnologicamente (addirittura in grado di competere con la MotoGP) perché un Campionato più povero non interessa nessuno e chi, all’opposto, invoca una Sbk sostanzialmente copia delle Superstock, cioè meno costosa e più vicina alle moto di serie illudendosi che così si possano rinverdire i fasti perduti. Torneremo presto, in modo approfondito, sulla questione.
Il problema di fondo è un altro e riguarda l’identità (perduta) della Sbk, riguarda il rapporto fra Sbk e MotoGP, riguarda come la realtà economica mondiale possa reggere o meno questo tipo di campionati, in un rapporto precario fra investimenti e ritorni. Rapporto complesso e delicato anche perché il promoter (cioè il proprietario) dei due campionato è lo stesso: la Dorna, ben attenta, al di là delle dichiarazioni, a salvaguardare in tutti i modi la MotoGP, cioè la sua “gallina d’oro” e in mezzo al pantano perché non sa esattamente come far uscire la Sbk dalla crisi affidandosi quest’anno addirittura a “pannicelli caldi” quali i due round di Gara 1 al sabato e Gara 2 la domenica e addirittura partorendo l’ideona della cosiddetta norma “salva spettacolo” (retrocedere il vincitore e i primi di Gara 1 nella griglia di Gara2 regalando una pole… d’ufficio al quarto ecc.,) che lascia inalterato il livello dello show e della classifica trasformandosi in una quasi-burla.
Tant’è. O si cambia o si perisce.
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