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Benzinai in sciopero fino a venerdì

A causa dello scontro sul decreto sulle liberalizzazioni, dalle ore 19.00 di oggi 6 febbraio fino alle 7.00 di venerdì 9 febbraio i distributori di benzina saranno chiusi per sciopero. In Sicilia lo sciopero è scattato con 24 ore di anticipo (ma finirà anche un giorno prima). Sulla rete autostradale invece la serrata è prevista

A causa dello scontro sul decreto sulle liberalizzazioni, dalle ore 19.00 di oggi 6 febbraio fino alle 7.00 di venerdì 9 febbraio i distributori di benzina saranno chiusi per sciopero. In Sicilia lo sciopero è scattato con 24 ore di anticipo (ma finirà anche un giorno prima). Sulla rete autostradale invece la serrata è prevista dalle 22 del 6 alle 22 dell’8.
Era nell’aria da tempo ma adesso è sicuro: da martedì sera, i gestori delle pompe di benzina incroceranno le braccia e per oltre 48 ore i distributori rimarranno chiusi, quindi premunitevi. Ma il perchè di tutto questo lo sapete?
A scatenare la polemica è stato il disegno di legge sulle liberalizzazioni approvato dal consiglio dei ministri del 25 gennaio in cui è
prevista la scomparsa dei vincoli di distanza minima per i distributori di carburante e sono ritenuti inammissibili ”parametri numerici prestabiliti” per l’apertura di un punto vendita.

Un testo dietro il quale i benzinai vedono nascondersi benefici soprattutto per la grande distribuzione: “Bersani deve dire la verità – afferma Roberto Di Vincenzo segretario nazionale della Fegica Cisl – Se lo scopo e’ quello di avvantaggiare solo la grande distribuzione lo dicesse chiaramente e smettesse di girarci intorno. Lui parla allo stomaco degli italiani piu’ che al cervello. Dice che i prezzi caleranno, ma sono bubbole”.
Il settore, sostiene Di Vincenzo, è già liberalizzato dal 2000 e chiunque oggi può aprire un distributore. Piuttosto se c’è qualcosa ancora da liberalizzare è a monte, visto che il prezzo pagato per un litro di benzina da un singolo gestore è molto più alto di quello pagato dalla distribuzione organizzata.
“Oggi – spiega Di Vincenzo – non siamo in condizione di fare concorrenza. Bisognerebbe creare le stesse condizioni tra i soggetti che intervengono sullo stesso settore di mercato. E poi, non dimentichiamoci che lo Stato ha non solo la golden share, ma anche una quota del 30% di Eni: come azionista potrebbe dire ‘giù i prezzi”.
I gestori, dopo aver rifiutato l’incontro con Bersani, pressati anche da Antitrust e associazioni dei consumatori, vanno dunque dritti per la loro strada, confermando il primo di quella che dovrebbe essere una serie di stop e vedendo come unico spiraglio la mediazione della presidenza del Consiglio.
via | Quotidiano.net

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