Home Dove Giungere: intervista ai due viaggiatori che attraversano l’Indocina

Dove Giungere: intervista ai due viaggiatori che attraversano l’Indocina

Da qualche giorno sono in contatto con Claudio Torresan, il giovane trevigiano di cui abbiamo parlato qualche mese fa. Claudio è detentore del Guinness World Record per “la maggiore distanza percorsa su uno scooter 50cc”, ma non si è di certo fermato lì. Ha voluto proseguire la sua esperienza insieme a Ture, un padovano appassionato

Da qualche giorno sono in contatto con Claudio Torresan, il giovane trevigiano di cui abbiamo parlato qualche mese fa. Claudio è detentore del Guinness World Record per “la maggiore distanza percorsa su uno scooter 50cc”, ma non si è di certo fermato lì. Ha voluto proseguire la sua esperienza insieme a Ture, un padovano appassionato di moto e viaggi, in un’avventura attraverso l’Indocina!

Dopo essersi incontrati in uno dei loro viaggi, hanno deciso di intraprendere una nuova avventura, insieme, per scoprire cosa si nasconde nel Sud-Est del Mondo, a contatto con la natura e le diverse culture. Abbiamo quindi voluto conoscere meglio questi due simpaticissimi ragazzi attraverso un’intervista via chat, visto che al momento si trovano in Cambogia per una piccola pausa.

Claudio Torresan è un ingegnere di Treviso, partito alla scoperta dell’Indocina in sella a “Scooty”, un piccolo scooter italiano equipaggiato RMS. Ad accompagnarlo in questa impresa vi è Salvatore Marco Romania, un giovane perito informatico di Padova partito per la nuova avventura in sella a una Yamaha XT660Z Ténéré del 2008. Continua la loro intervista.


Dove Giungere Indocina
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Chi dei due ha compiuto per primo un’esperienza del genere?

Claudio: Ho compiuto diversi viaggi con o senza scooter e i due precedenti viaggi europei compiuti nel 2008 e 2009 mi confermarono le potenzialità del mezzo, quindi partii per la intercontinentale.

Ture: Nel 2006 sono partito per il Portogallo ma reduce da altri viaggi senza la moto.

Dove vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti “in viaggio”, entrambi frequentatori del sito di Gionata Nencini. Siamo venuti a conoscenza dei viaggi reciproci e in Turchia ci siamo incontrati la prima volta per 20 giorni. Dopo siamo andati per strade separate e ci siamo rincontrati a Bangkok.

Chi ha proposto l’iniziativa?

Lo spunto ci venne in Cina, stavamo guardando il canale cinese di viaggi e abbiamo visto questi due autostoppisti che avevano fatto le Americhe filmando l’intero viaggio. Ciò ha fatto partire la scintilla della nostra fantasia; abbiamo così effettuato un paio di chiamate e chiesto qualche informazione per vedere la realizzabilità del progetto. Il documentario infatti combinava diverse cose allo stesso tempo, senza però modificare il nostro stile di viaggio e ci metteva in una situazione di maggior perizia.

Quanto tempo ha richiesto la preparazione del viaggio partendo dall’Italia?

Claudio: Ci giravo attorno da 5 anni. Dovevo finire l’università prima e ricavare i fondi per l’intero viaggio.

Ture: Dopo il viaggio in Portogallo nel 2006 venni fulminato. Da lì in poi si trattava solo di mettere da parte una cifra tale che permettesse la rotta fino all’Australia.

Quali mete avete raggiunto durante questo viaggio e cosa avete visto?

Claudio: Ho attraversato l’esosa Turchia per 3000 km con la benzina a 2€ al litro, i 1000 km di niente dal porto nel quale sbarcai in Kazakhstan fino alla prima città Uzbeka, e poi le cime del Tajikistan con passi sopra i 4000 metri.

Ture: Turkmenistan e Kazakhstan attraversando le lande desertiche desolate, i paesaggi incontaminati mongoli e l’assenza dell’asfalto, 4000 km di Siberia a -10C e neve (in settembre!), il ritorno alla civiltà in Giappone segnato da pernottamenti in tenda nei centri delle città.

Insieme abbiamo percorso le strade al di là delle montagne russe del Laos, solcate tra guadi, fiumi e sabbia fino alle recenti evoluzioni in Cambogia, tra i pericoli di terre minate e terra che alla minima goccia t’inghiotte!

Siete partiti da località diverse. Dove vi siete incontrati?

Claudio: Io sono partito il 28 marzo 2010 da Treviso.

Ture: Io invece il 19 maggio 2010 da Padova.

Poi ci siamo incontrati a Konya in Turchia l’11 giugno 2010.

Avrete sicuramente stimato la durata media del viaggio. Quanto tempo pensate di impiegare?

Claudio: dovevo partire per arrivare in Tajikistan in 5-6 mesi. Alla fine decisi di proseguire ed ora penso che dopo un anno e mezzo di viaggio forse in Tailandia terminerò la mia impresa.

Ture: l’obiettivo era di arrivare in Australia in 5-6 mesi passando per Pakistan e India però per problemi burocratici ho dovuto modificare l’itinerario e la tempistica. Ora sono ritornato nell’itinerario prefissato e conto di arrivare in Australia in un paio di mesi.

Claudio, il tuo viaggio durerà all’incirca un anno e mezzo. Ad oggi quanto tempo hai impiegato?

Ho compiuto un anno in viaggio nemmeno una settimana fa, quindi ad ora il mio viaggio ha un anno di vita! Ora ho deciso un limite temporale per dare respiro al viaggio e impedire che s’instauri una routine anche in quello che è il vagare o che la sorpresa della scoperta sia annebbiata dall’esperienza nomade.

Mentre Ture?

Finora sono 11 mesi di vagabondaggio intercontinentale. Una volta arrivato in Australia mi fermerò per un paio di mesi a lavorare e far tornare le finanze, dopodiché deciderò dove dirigermi di nuovo.

Anche se siete entrambi reduci di altri viaggi sicuramente affascinanti, cosa vi ha colpito in particolare di questa vostra attuale esperienza?

Claudio: il viaggio a lungo termine ha completamente un altro impatto rispetto al mezzo mese di ferie. La libertà mentale è ciò che svolge da fattore demarcante: sono libero e vado, non devo tornare, non devo arrivare. A me piace scoprire le culture ed i luoghi attraverso le persone che vi ci abitano. L’ospitalità e gli aiuti che ricevo sono dei doni ed essere testimone dell’incondizionata generosità di popoli anche molto poveri sono esperienze che mi hanno fatto capire cosa più importa. Quindi la fame originaria di geografia si è trasformata pian piano in un apprendimento semi-mistico della vita, dei valori e delle relazioni.

Ture: In questa esperienza ho scoperto che per poter capire e conoscere un popolo bisogna viverci insieme, perché le cose sentiamo in tv e nei telegiornali non sono del tutto vere: in Turchia come in Iran, paesi islamici che il mondo vede come popolati da terroristi o violenti, ho scoperto che la gente è talmente aperta e ospitale che certe situazioni diventano anche imbarazzanti per la loro disponibilità nonostante tu sia uno straniero ed è la prima volta che ti vedono! Un’altra cosa che ho avuto modo di apprezzare è che i popoli più poveri sono quelli più solari e disposti a condividere anche un piatto per loro prelibato e che non possono permettersi tutti i giorni(come la carne per i mongoli).

Passando alla parte tecnica, quali problemi avete riscontrato più spesso con le moto?

Claudio: I ricambi per uno scooter italiano si trovano solo entro il territorio europeo e devo dire grazie a RMS che mi ha salvato da occasioni che potevano protrarsi in maniera spiacevolmente lunga. In Kazakhstan un anello del pistone saltò fuori e mi trovai con un gruppo termico macinato nel mezzo del nulla. In Tajikistan a 4000 metri uno spago mi entrò nel convogliatore macinando tutti i denti della ventola. Con un po’ d’ingegno, adattando pezzi di altri scooter e i ricambi RMS ho fatto si che lo scooter trainasse comunque nonostante le sue deficienze. Le rotture sono stato frutto di numerosi incontri e quasi sempre questi hanno pareggiato la malasorte meccanica.

Ture: Al momento non ho mai avuto grossi problemi con la moto, se non i classici per l’usura (gomme e catena). La moto si è dimostrata davvero molto affidabile e resistente!

Mentre per quanto riguarda le diverse culture incontrate?

Ture: Problemi culturali posso dire di non averne incontrati, posso chiamarli confronti anche se nei paesi che ho attraversato la gente è molto tollerante con gli stranieri. Il primo confronto l’ho avuto con un signore di mezza età in Kurdistan quando, una volta iniziato a parlare e aver sentito che ero cattolico, si è interrotta la conversazione e non mi ha più rivolto la parola e non mi ha nemmeno stretto la mano quando me ne sono andato. Altri “problemi” culturali li ho incontrati in Iran dove è obbligatorio uscire con pantaloni lunghi anche con 40°, oppure in Siberia, dove non puoi rifiutare vodka al mattino presto per poterti scaldare dal gelo, e qualche difficoltà in Corea nell’interagire con le persone locali.

Claudio: A livello culturale non ho mai provato fastidio. Girare nel mondo imponendo la propria mentalità e pretendendo di vederla rispecchiata ovunque significa che è meglio starsene a casa. Se c’è qualcosa che mi ha turbato sono gli scempi ambientali che ho notato in alcuni paesi; la terra e il mondo sono delle risorse nostre solo temporalmente.

Avete incontrato difficoltà con le lingue?

Claudio: La lingua è la costante minaccia per chi si appresta a girare il mondo. Se l’inglese si è rivelato essenziale per avere conversazioni di un certo livello, molto spesso anche per le minime cose non era sufficiente. Dalla Bulgaria ho iniziato a costruire mattoncino su mattoncino la lingua russa, che sarebbe stata la costante poi nei paesi dell’ex unione sovietica. Dopo 5 mesi in paesi dove l’unica alternativa alla lingua locale era il russo, ero in grado di capire quasi tutto ciò che mi servisse. Dopo c’è la lingua dei gesti e della persistenza che sebbene la fonetica traduca in modo incomprensibile, le persone di ogni zona del mondo riescono a capire. Certo la comprensione di un luogo è maggiore se si conosce la lingua.

Ture: Devo confessare di aver avuto qualche problema con la lingua, in quanto sono partito dall’Italia senza saper l’inglese, ma nonostante ciò non mi sono mai abbattuto e in un modo o nell’altro mi sono fatto capire e ho capito tramite disegni, gesti o imparando parole locali.

Non appena finito il viaggio cosa pensate di fare? Tornate in Italia per rilassarvi un po’ o tornate per continuare a preparare altre imprese?

Claudio: Sinceramente essendo fuori dall’Italia da 7 anni, ho voglia di iniziare qualcosa di concreto, qualcosa che materialmente mi renda partecipe e soddisfatto. Viaggiare? La passione può attenuarsi ma non scomparire, quindi non faccio previsioni.

Ture: Non lo so, per ora punto di arrivare in Australia e fermarmi un po’ li, poi vedrò. Per ora di tornare in Italia non ne ho voglia e non ne sento la necessità.

Il viaggio verrà raccontato in un documentario. Parlateci un po’ di questo aspetto!

Il documentario sull’Indocina tratterà gli aspetti culturali ed il viaggio in questa regione, il tutto visto con gli occhi di due viaggiatori giovani. Vogliamo portare l’immagine che queste culture sono delle perle possibili da esplorare per chiunque. Finito il filming vorremo fare un DVD che raccolga in sintesi la nostra avventura in Laos, Cambogia e Vietnam.

A questi due ragazzi così intraprendenti e curiosi non possiamo che augurare il meglio per la loro avventura che continuerà ancora per un po’. Per seguirli più da vicino, potete visitare il sito di Claudio o il sito di Ture, continuamente aggiornati con bellissime foto e novità da un mondo un po’ distante dal nostro, ma che possiamo raggiungere tranquillamente in sella alla nostra amata moto!

Dove Giungere Indocina
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