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Honda Mugen MRV1000: l’inglese del sol levante

Mugen è un nome che pochissime volte vediamo associato alle Honda con due sole ruote. Di fatti, Mugen è il preparatore storico per i mezzi da competizione della casa giapponese, ed è sempre stato uno dei simboli dell’automobilismo sportivo nipponico, dagli impegni in Formula1 fino ai motori VTEC dei vari campionati turismo. Le moto, come


Mugen è un nome che pochissime volte vediamo associato alle Honda con due sole ruote. Di fatti, Mugen è il preparatore storico per i mezzi da competizione della casa giapponese, ed è sempre stato uno dei simboli dell’automobilismo sportivo nipponico, dagli impegni in Formula1 fino ai motori VTEC dei vari campionati turismo.

Le moto, come già detto, hanno avuto poco a che fare con Mugen, ma non tutti sanno che il fondatore Hirotoshi Honda, fratello del grande Soichiro, era soprattutto un appassionato di moto inglesi. Abbiamo qualche conferma di questa sua passione in tempi recenti, con la CB1300 Mugen o l’ultimissima CB1100 Mugen, ma percorrendo la storia all’indietro scopriamo un vero e proprio gioiello.

Si chiama MRV1000, ed è la creatura voluta da Hirotoshi negli anni 70, per riprodurre in salsa nipponica un classico di cui lui andava pazzo, la Vincent. Bicilindrivo 1000cc a V stretta, doppio carburatore e quattro valvole, per un’estetica molto british. La produzione programmata era limitata a pochi esemplari, ma l’effettivo costo troppo elevato ha lasciato solamente questo prototipo, come unica testimonianza di un progetto ambizioso e fortemente europeo del marchio che negli anni seguenti avrebbe conquistato di tutto e di più nelle competizioni.

Mugen MRV1000
Mugen MRV1000
Mugen MRV1000
Mugen MRV1000

Il motore è fedele nell’estetica a quello Vincent, e molto probabilmente questa caratteristica è la chiave del suo insuccesso. Costi di produzione alti, e la colpa di aver copiato un “pezzo sacro” dell’ingegneria motociclistica europea hanno rappresentato muri invalicabili per questo progetto nato dalla passione.

In europa rappresentava un modello oltraggioso, in patria difficilmente avrebbero abbandonato l’appena conquistata popolarità dei 4 cilindri per copiare soluzioni europee. Ricordiamo che proprio quegli anni i giapponesi si ponevano sul mercato come grandi innovatori, dai mezzi prodotti con metodi industriali sconosciuti nel vecchio continente fino alle sperimentazioni a 2 tempi nelle competizioni.

via | Thekneeslider

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