Perché Yamaha ha davvero deciso di dire addio alla XSR700

Yamaha conferma che la XSR700 non avrà versione Euro5plus. Altri modelli CP2 sono stati aggiornati; la XSR700 uscirà dai listini con le ultime unità in stock.

Perché Yamaha ha davvero deciso di dire addio alla XSR700
M V
Massimiliano Vetrone
Pubblicato il 9 dic 2025

Una domanda legittima sorge spontanea quando si osserva il panorama motociclistico contemporaneo: perché abbandonare un modello che ha riscosso successo quando le competenze tecnologiche per modernizzarlo sono già disponibili? È esattamente quello che molti appassionati del genere si chiedono di fronte alla decisione di Yamaha di non adeguare la celebre Yamaha XSR700 ai più stringenti standard Euro5plus. Una scelta che marca simbolicamente il countdown verso l’estinzione di questa autentica icona della categoria Sport Heritage, rappresentando un punto di rottura nella filosofia produttiva del marchio giapponese.

Quello che colpisce maggiormente in questa decisione è la sua natura profondamente commerciale piuttosto che tecnica. Il motore bicilindrico CP2, infatti, non rappresenta alcun ostacolo insormontabile: lo stesso propulsore è stato regolarmente aggiornato per conformarsi alle normative più recenti su modelli di riconosciuto successo come la MT-07, la Tracer 7 e la Ténéré 700. Questo elemento rivela chiaramente che dietro questa scelta risiede una valutazione strategica ben precisa, una fredda analisi costi-benefici dove la fattibilità tecnica pesa meno di quanto si possa pensare.Il ritiro dal mercato della XSR700 rappresenta un momento cruciale nella riorganizzazione della gamma intermedia di Yamaha. Con l’uscita di questo modello iconico, la casa giapponese lascia un vuoto notevole nel segmento medio della propria offerta: rimangono soltanto la XSR125 dedicata ai principianti e le versioni più potenti rappresentate dalla XSR900 e dalla XSR900 GP. Questo gap commerciale rappresenta una perdita significativa per chi ricerca quel particular equilibrio tra estetica neo-classica e praticità contemporanea, una ricetta che la XSR700 incarnava perfettamente.

La situazione dei listini europei racconta una storia interessante di ritiro graduale ma inesorabile. Mentre mercati come la Spagna, l’Italia, i Paesi Bassi e il Portogallo mantengono ancora disponibilità limitate accompagnate da promozioni speciali, la Germania e il Regno Unito hanno già rimosso completamente il modello dai loro cataloghi ufficiali. Questo pattern geografico indica chiaramente che il processo di ritiro è già operativo nelle aree più strategiche, creando una finestra temporale ristretta sia per i rivenditori che per gli ultimi potenziali acquirenti.

Gli esperti del settore evidenziano come il calcolo economico abbia prevalso sulla fattibilità tecnica nella decisione di Yamaha. Aggiornare una motocicletta caratterizzata da volumi di vendita inferiori rispetto ad altri modelli della gamma non garantisce lo stesso rendimento sull’investimento. È una logica industriale severa e distaccata, sicuramente comprensibile dal punto di vista aziendale, ma che tuttavia sacrifica un modello profondamente apprezzato dalla comunità degli appassionati per quell’equilibrio straordinario tra carattere retrò e maneggevolezza d’uso quotidiano.

Le comunità online e i forum specializzati rispecchiano una gamma variegata di reazioni e sentimenti. Alcuni utenti scorgono nella XSR700 un’opportunità di investimento collezionistico futuro, vedendo il modello crescere di valore col tempo. Altri la considerano semplicemente come una vittima inevitabile dell’evoluzione normativa e della razionalizzazione dei processi produttivi. Ciò che rimane certo, tuttavia, è che i proprietari attuali potranno contare sul supporto tecnico e la disponibilità di ricambi ancora per anni a venire, anche se il fascino di possedere un modello ancora in produzione scomparirà ben presto dai listini europei.

 

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