Dal 1938 al 2025: la rinascita della leggendaria Galbusera Marama Toyo
Una replica della leggendaria Galbusera Marama Toyo 500 V8 è stata svelata nel 2025 dopo 11 anni di lavoro artigiano.
Undici anni di lavoro appassionato, novanta secondi per entrare nella leggenda: questa è la storia della Galbusera Marama Toyo 500, una motocicletta che incarna sogni, visioni e un pizzico di mistero. Siamo negli anni ’30, in un’Italia dove l’innovazione corre veloce, ma il destino della tecnica è spesso segnato dagli eventi storici. La Galbusera Marama Toyo, con il suo rivoluzionario motore V8 a due tempi da 28 cavalli e una velocità dichiarata di 150 km/h, rappresentava una promessa di modernità destinata a spegnersi troppo presto. Eppure, oggi, grazie alla dedizione di un artigiano friulano, questa icona dimenticata è tornata a vivere.
Il palcoscenico della Settimana della Bicicletta Italiana 2025 ha visto la rinascita di un mito: la replica fedele della storica Galbusera Marama Toyo 500, frutto di una ricostruzione meticolosa condotta da Mirco Snaidero, artigiano di Mels. Undici anni di lavoro certosino, guidato dalla passione e da una minuziosa ricerca tra fotografie d’epoca e documenti frammentari, hanno permesso a Snaidero di riportare alla luce una delle motociclette più enigmatiche e affascinanti della storia motoristica italiana.
L’originale Marama Toyo nasceva come audace esercizio di ingegneria, sfidando le convenzioni tecniche dell’epoca con un motore V8 a due tempi, una configurazione quasi inedita nel panorama delle due ruote. Presentata per la prima volta al Salone di Milano del 1938, la motocicletta suscitò scalpore e curiosità, grazie alle sue prestazioni rivoluzionarie e all’architettura fuori dagli schemi. Tuttavia, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la prematura scomparsa del suo progettista, Plinio Galbusera, nel 1946, decretarono la fine del progetto, lasciando la Marama Toyo in una dimensione sospesa tra mito e realtà.
Il ritorno sulla scena della replica della Galbusera Marama Toyo non è passato inosservato. L’evento è stato accompagnato dalla presentazione del volume “En las pistas de Marama Toyo, misterios descubiertos y el sueño de la Galbusera V8 – La motocicletta desaparecida”, un’opera curata da Franco Damiani e promossa dal MotoClub Trieste. Il libro si propone di ricostruire le intricate vicende di questa moto, collocandola nel contesto storico e tecnico degli anni ’30, e gettando nuova luce su un capitolo poco esplorato dell’ingegneria motociclistica italiana.
La ricostruzione della replica ha inevitabilmente sollevato dibattiti tra esperti e collezionisti. L’assenza di disegni tecnici completi ha costretto Mirco Snaidero a interpretare, ricostruire e in parte reinventare dettagli meccanici e stilistici, dando vita a una moto che, pur fedele allo spirito originale, porta con sé l’impronta inconfondibile della passione artigianale contemporanea. Questo lavoro ha acceso i riflettori su una storia che rischiava di restare relegata a poche note nei testi specialistici, restituendo dignità e visibilità a un progetto che rappresenta un raro esempio di audacia e creatività nel settore motociclistico italiano.
L’iniziativa di Mirco Snaidero si inserisce in un più ampio movimento di riscoperta e valorizzazione della memoria industriale italiana. Oggi, la replica della Galbusera Marama Toyo 500 è molto più di un semplice esercizio di stile: è un ponte tra passato e presente, un simbolo di come la maestria artigianale possa diventare strumento di conservazione storica. Non è escluso che questa moto, ora al centro dell’attenzione di musei tecnici e collezionisti privati, possa presto trovare una collocazione stabile come testimonianza tangibile dell’ingegno e della visione che hanno animato l’industria motociclistica italiana prima del conflitto mondiale.
La storia della Galbusera Marama Toyo, della sua replica e della dedizione di Mirco Snaidero è la dimostrazione di quanto il recupero della memoria industriale sia fondamentale per comprendere l’evoluzione tecnica e culturale del nostro Paese. Grazie anche al lavoro di Franco Damiani, oggi possiamo riscoprire un mito dimenticato, celebrando l’audacia di chi, ieri come oggi, ha il coraggio di inseguire un sogno su due ruote.