Non esistono vittorie facili: Bulega vince Gara 2 a Jerez da eroe
Nicolò Bulega vince Gara 2 nonostante il virus intestinale. Strategia, problemi stagionali e la sfida con Toprak Razgatlioglu: cosa aspettarsi a Jerez.
Non esistono vittorie facili, e certamente non esistono vittorie tristi. È con queste parole che Nicolò Bulega ha commentato il suo straordinario successo in Gara 2 sul circuito di Jerez, una vittoria che ha il sapore della rivincita e che rilancia prepotentemente le sue ambizioni in una stagione che finora lo aveva visto spesso penalizzato da ostacoli tecnici e sfortuna. Ma questa volta, la determinazione del pilota italiano ha avuto la meglio su tutto, persino su un debilitante virus intestinale che lo ha colpito proprio nei giorni cruciali della gara.
Il trionfo di Bulega non è solo una questione di punti in classifica, ma rappresenta una vera e propria prova di carattere. Nonostante le condizioni fisiche tutt’altro che ottimali, il pilota ha saputo mettere in campo una strategia impeccabile: partenza decisa, gestione accurata delle gomme e un ritmo martellante che ha impedito al leader del campionato, Toprak Razgatlioglu, di prendere il largo come era già successo in altre occasioni. Il confronto diretto con il campione turco ha dato ulteriore valore alla prestazione di Bulega, che ha saputo restare lucido anche nei momenti più delicati della corsa.
Questa vittoria assume un significato ancora più profondo se si guarda al percorso stagionale del pilota italiano. Gli episodi sfortunati non sono mancati: due problemi tecnici ad Assen e una caduta a Misano, causata da un contatto con Bassani, hanno pesantemente condizionato la sua corsa al titolo. È stato lo stesso Bulega ad ammettere, con una sincerità disarmante, che senza questi imprevisti avrebbe potuto giocarsi le sue carte fino all’ultimo giro, contendendo il campionato proprio a Razgatlioglu.
Nel consueto incontro con la stampa post-gara, Bulega ha mostrato un mix di determinazione e serenità. Nonostante il virus intestinale lo avesse debilitato, il pilota ha analizzato con lucidità la gara precedente, spiegando come la necessità di liberarsi dal gruppo gli avesse fatto perdere tempo prezioso, arrivando così al duello finale con il rivale turco con le gomme ormai consumate. Questo dettaglio tecnico, apparentemente marginale, ha invece avuto un peso decisivo sull’esito della gara e sulla sua strategia per il futuro.
Guardando avanti, l’ottimismo non manca. Il prossimo appuntamento sarà ancora a Jerez, un circuito che Bulega considera tra i suoi preferiti. Non a caso, proprio su questa pista ha ottenuto il suo primo podio in Moto3 e, nella stagione precedente, due vittorie memorabili. La ricetta per il successo resta invariata: partire forte, impostare subito un ritmo elevato e non lasciare spazio agli avversari. Una strategia che si è rivelata vincente e che il pilota intende replicare per continuare a sognare in grande.
Un aspetto che Bulega non ha mancato di sottolineare è l’importanza del lavoro di squadra. Il recente titolo team conquistato dalla sua squadra è la dimostrazione di quanto il clima di collaborazione e fiducia nel box sia stato fondamentale per superare le difficoltà tecniche incontrate durante la stagione. In un campionato competitivo come quello della Superbike, ogni dettaglio può fare la differenza, e il supporto del team rappresenta un valore aggiunto che spesso viene sottovalutato.
Non poteva mancare, poi, un riferimento alle dichiarazioni di Razgatlioglu sulla cosiddetta “Ducati family”. Bulega ha risposto con equilibrio, mostrando rispetto per il rivale ma esprimendo qualche dubbio sulla reale influenza degli altri piloti Ducati nella lotta per la vittoria. Ha però riconosciuto la superiorità del turco in più di un’occasione, segno di una sportività che non passa inosservata e che contribuisce a rendere ancora più avvincente la sfida tra i due campioni.
In chiusura, il pilota italiano ha voluto rivolgere un pensiero speciale a Stefano Manzi, congratulandosi per la conquista del titolo mondiale Supersport e dandogli il benvenuto nel mondo della Superbike. Un gesto che testimonia il rispetto e la stima reciproca che animano i rapporti tra colleghi nel paddock, anche quando la competizione si fa serrata.