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Elefantentreffen 2019: il nostro lettore si racconta

“Per me è la nona volta con 8 moto diverse, tra cui 3 sidecar, e tutte le volte un’esperienza che mi riempie il cuore di ricordi e di amicizie senza dimenticare le difficoltà del viaggio” – Ci racconta dell’Elefantentreffen il nostro lettore, Matteo.

“Si va all’Elefante perché è bello”. Così un nostro lettore giustifica la sua dipendenza da Elefantentreffen. “E non soffrite troppo il freddo?” Chiediamo noi, poveri ingenui. E lui: “Si, ma è bello uguale eh!”.

Così siamo qui a raccontarvi dell’Elefante (così lo chiamano i temerari, i dipendenti) di un nostro lettore. E tutto nasce dalla nostra curiosità di sapere cosa spinge un uomo, un motociclista ad intraprendere questo viaggio verso il gelo. Per quale motivo un uomo dovrebbe prendere la moto, caricarla di bagagli e avventurarsi per centinaia o migliaia di km fra il ghiaccio e le tormente di neve? Volete sapere cosa abbiamo scoperto? Non lo sanno nemmeno loro! Quando chiedi ad un “treffeniano” il motivo, ti sembra di parlare con un pazzo. Non sa risponderti, non sa dare giustificazioni sensate.

Per dimostrarvelo, diamo via al racconto vero e proprio, ma preferiamo lasciarvi nelle mani del nostro lettore, Matteo. Un veterano. L’unico in grado di raccontarci veramente cosa significa prendere parte all’Elefantentreffen e tornarci, non una, ma ben 8 volte.

La parola a lui:

It matters very little whether you arrive on a little scooter from the 70s, the latest flagship model from your favourite manufacturer or the most ridiculous shed built deathtrap; Elefantentreffen is a place where you arrive by motorcycle to reach for those things that money can’t buy.”

 

(Poco importa se arrivi su uno scooter degli anni ’70, l’ultimo modello di punta del tuo produttore preferito o il più ridicolo capanno mortuario costruito; Elefantentreffen è un posto dove arrivi in moto per raggiungere quelle cose che i soldi non possono comprare).

“È vero, non ci sono parole per spiegare perché si va all’Elefantentreffen. Inutile spiegarlo a volte, anche ad altri motociclisti che non amano i raduni invernali; eppure chi riesce a raggiungere la meta in quel di Solla, a circa 200 km da Monaco e a pochi km dalla Repubblica Ceca nei primi giorni di febbraio in pieno inverno, poi tende inesorabilmente a tornare. Per me è la nona volta con 8 moto diverse, tra cui 3 sidecar, e tutte le volte un’esperienza che mi riempie il cuore di ricordi e di amicizie senza dimenticare le difficoltà del viaggio.

 

A proposito di queste ultime… l’edizione 2019 si è presentata veramente ostile, specie per chi è partito il venerdì con un vero disastro accaduto per quelli che passavano sul Brennero. Una seppur prevista precipitazione di neve ha costretto molti a dover abbandonare il viaggio, sui dettagli della cronaca non mi soffermo, ma raramente si è chiuso il tratto di strada sul Brennero per neve…

Chi ha avuto invece la fortuna di raggiungere la meta a Solla, nella “buca”, si è trovato davanti alle condizioni ideali del raduno, cioè tanta neve, sole e temperatura sopra lo zero (3/4 gradi). Già difficile il venerdì trovare comodi spazi per piantare la tenda, se non ai margini del campo. Chi ha dormito in tenda conosce il fascino del fuoco, della paglia, della compagnia, degli intrugli bevuti con amici e sicuramente, anche se meno “fascinoso”, del freddo. I più organizzati dormono quasi in pigiama, altri con doppio sacco a pelo e più coperti che mai.

Appena arrivato al campo, ho avuto la fortuna di incontrare vecchi amici, conosciuti in vari Elefanti precedenti, cioè quelli che magari vedi una volta all’anno ma con i quali sei poi riuscito, non so in base a quale alchimia, a legare fraternamente. Vai al loro fuoco, scambi due chiacchiere e mangi qualcosa che ti viene puntualmente offerto. Una condivisione di valori, proprio nell’epoca della condivisione “online”: all’Elefantentreffen c’è quella di una sana amicizia creata da passioni comuni come la moto, i viaggi, il sapersi organizzare per un viaggio, a volte quasi estremo.

Al calare del buio, intorno ai fuochi, seduti su balle di paglia (che poi serviranno come isolante da mettere in tenda) c’è chi cucina e chi tira fuori una chitarra (chissà dove la teneva in moto, non si sa) qualcuno canta… tutti sicuramente bevono un po’ di tutto, nel tentativo di scaldarsi e combattere il freddo o cercare di pensarci il meno possibile e staccare il cervello dai pensieri che assillano la quotidianità. Chi si prende la pausa dell’Elefante per qualche giorno cerca questo: una fuga dalla noia di tutti i giorni, con amici che condividono interessi e avventure. L’Elefantentreffen è un ritrovo di pirati, i più temibili di tutti: quelli che vanno a caccia di ricordi.”

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