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MV Agusta, la sfida del rientro iridato dopo 43 anni

Non torniamo sui non pochi motivi di interesse tecnico-agonistico della Moto2 2019, con i numerosi piloti italiani agguerriti e competitivi. C’è, novità fra le novità, l’annunciato ritorno nel Motomondiale della MV Agusta in partnership con il Team Forward Racing di Giovanni Cuzari.

Al debutto iridato nel 2010 in sostituzione della gloriosa 250 GP, quest’anno la Moto2 compie dieci anni. La categoria di mezzo, ponte fra le piccole Moto3 monocilindriche 250 4 t. e le grosse MotoGP quattro cilindri 4 t., è sempre stata avvincente sul piano agonistico ma sempre poco convincente sul piano tecnico essendo, come noto, al di là delle scritte diverse sul serbatoio, una classe “monomarca” con motori tutti “uguali”, derivati dalla serie.

Non solo: l’obiettivo della categoria intermedia del contenimento dei costi è di là da venire pur con regolamenti restrittivi sul piano delle prestazioni e limitativi sul piano tecnologico, ad esempio con l’uso “non invasivo” dell’elettronica. Nelle sue prime nove stagioni, dei “big”, solo Marc Marquez ha conquistato il titolo iridato Moto2 (2012), dopo Toni Elias (2010) e Stefan Bradl (2011), prima di Pol Espargarò (2013), Steve Rabat (2014), Johan Zarco (2015 e 2016), Franco Morbidelli (2017), Francesco Bagnaia (2018).

Nel 2019 c’è la novità dei nuovi propulsori: dal motore di 600 cc. 4 t. Honda derivato dalla CBR600RR (potenza di 150 CV “ridotta” d’ufficio a 130 CV) si passa al più moderno motore unico Triumph 750 3 cilindri 4 t. di oltre 130 CV (coppia di 80 Nm) derivato da quello di serie della Street Triple RS, centralina unica Magneti Marelli, motore già utilizzato positivamente nella versione di 675 cc in gare quali il TT e la 200 Miglia di Daytona. C’è da dire che nessun’altra Casa (Yamaha, Suzuki, Kawasaki, Ducati, Aprilia, Ktm, Bmw, Husqvarna, Peugeot ecc.) si è mostrata interessata a fornire i motori per la Moto2 e questo la dice lunga sullo stato della fiera di una categoria utile per l0 show-business grazie a gare-bagarre e di fatto “obbligatoria” per i piloti nel salto in MotoGP. Tant’è.

Non torniamo sui non pochi motivi di interesse tecnico-agonistico della Moto2 2019, con i numerosi piloti italiani agguerriti e competitivi: Marini, Bulega, Di Giannantonio, Bezzecchi, Bastianini, Locatelli, Corsi, Baldassarri, Manzi. C’è, novità fra le novità, l’annunciato ritorno nel Motomondiale della MV Agusta in partnership con il Team Forward Racing di Giovanni Cuzari. Sono passati 43 anni dall’ultima vittoria MV Agusta (con Giacomo Agostini) nel GP di Germania 1976. Non è, però, una mossa “a freddo”: le moto della Casa varesina sono già presenti in altre categorie quali Supersport e Sbk. Ma qui si tratta d’altro, ben più impegnativo.

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Ovvio che una Moto2 MV Agusta con il motore (obbligatorio) Triumph può sollevare dubbi e polemiche sul senso dell’operazione – un rospo nel gozzo per i puri e duri del glorioso marchio italiano – anche se realizzare e sviluppare il complesso della “ciclistica” e dintorni da adattare al nuovo 3 cilindri non è uno scherzo. Non solo. L’appetito, si sa, vien mangiando e questo rientro può costituire un passaggio utile per fare esperienza, propedeutico per il salto in… MotoGP. Operazione tutt’altro che scontata e facile anche perché non potendo lavorare sul motore e quindi non potendolo sviluppare, è quasi impossibile accumulare esperienza specifica e trasferirla in un nuovo e ben più arduo e complesso progetto.

Giacomo Agostini – il 15 volte iridato vessillifero storico del marchio di Cascina Costa – si è mostrato perplesso sulle finalità del rientro:

“E’ solo il ritorno del Marchio, perché di MV c’è poco, purtroppo. Inutile girarci attorno, appare più una operazione di marketing che altro. Non è la MV che corre ma resta una esperienza emozionante. Lasciamoli lavorare, solo il tempo dirà se a Varese hanno fatto la scelta giusta”.

Non una stroncatura, ma uno stimolo alla riflessione e a rimanere con i piedi per terra, fiduciosi che nelle corse tutto è possibile. Ago, per altro, pare non avere mai avuto un feeling particolare con la Moto2. Ricordiamo che a fine 2009, alla vigilia del debutto iridato della Moto2, il super asso di Lovere stava per rientrare con un suo inedito Team proprio nella nuova categoria. Ma non se ne fece niente perché Ago non si convinse della bontà tecnica e di … business della classe che sostituiva la 250. Va anche ricordato che fu proprio Agostini a compiere il miracolo quando nel 1976 riportò in pista vittoriosamente le MV Agusta con il marchio “privat” dopo l’abbandono della Casa varesina. Già.

Comunque, il dado è tratto. La sfida è ardua ma avvincente e merita, se non l’appoggio incondizionato, l’attenzione di tutti gli appassionati, italiani in testa. La prima guida del Team, lo svizzero 29enne Dominique Aegerter ha la maturità tecnica e agonistica per fare risultato e contribuire a far crescere il progetto. Idem per l’altro pilota, il 20enne riminese Stefano Manzi. Le glorie passate sono di grande stimolo ma sono anche un “fardello” non facile da sostenere, specie in una jungla dove non c’è nessuno che riconosce i… “titoli nobiliari.

Vale sempre il detto: Hic Rhodus hic salta. O si va sugli altari o si sprofonda nella polvere. La parola alla pista. Non sono ammessi passi falsi. Tanto meno scuse.

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