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Everts come Coppi, la storia si ripete

Ai nostri genitori e nonni, questo episodio non può non fare tornare alla memoria una pagina nera del nostro sport: la morte di Fausto Coppi, l’Airone, uno dei più grandi campioni che il ciclismo italiano abbia mai avuto nel ventesimo secolo.

Il mondo del Motocross trattiene il fiato per la sorte del pluricampione belga Stefan Everts ricoverato all’ospedale di Hasselt in coma farmacologico per l’effetto di un attacco di malaria, contratta quattro settimane fa in un evento di beneficienza a Lumumbashi, in Repubblica Democratica del Congo.

Ai nostri genitori e nonni, questo episodio non può non fare tornare alla memoria una pagina nera del nostro sport: la morte di Fausto Coppi, l’Airone, uno dei più grandi campioni che il ciclismo italiano abbia mai avuto nel ventesimo secolo. Proprio come Everts, Fausto Coppi contrasse la malaria in Africa, dopo avere partecipato ad una esibizione sportiva.

Accadde sul finire del 1959: il “Campionissimo” prese parte con vari campioni internazionali ad un evento Criterium sulle strade di Ouagadogou, capitale dell’allora Alto Volta. Conclusa la corsa, Coppi passò alcuni giorni nel paese nordafricano. Pernottando in uno sgangherato bungalow dopo una battuta di caccia, venne assalito assieme al francese Raphael Geminiani da nugoli di zanzare.

Entrambi vennero contagiati dalla malaria, che si manifestò al loro ritorno in Europa. Geminiani fu il primo a cadere vittima del flagello, mentre Coppi si aggravò alcuni giorni più tardi. Il francese venne sottoposto ad analisi direttamente da un esperto di malattie tropicali e, a tempo di record, venne diagnosticata la malaria terzana maligna, una delle forme più letali di questo flagello, probabilmente la stessa che ha ora colpito Everts date le gravi condizioni del crossista belga.

I parenti del campione francese non persero tempo ad avvertire i “medici” che avevano in cura Coppi. Questi, con sufficienza, rifiutarono i consigli dei francesi di curare con il chinino l’Airone. Coppi, ritenuto affetto da una broncopolmonite emorragica dovuta ad un grave attacco influenzale, venne curato con cortisone, una sostanza che aggravò ulteriormente le sue condizioni. Ancora cosciente al momento del ricovero in ospedale -fece in tempo a salutare per l’ultima volta il figlio Faustino-Coppi entrò in coma nella serata del 1 Gennaio 1960, subito dopo avere parlato con un suo gregario, e morì poche ore dopo.

Raphael Geminiani, pur finito in coma, venne sottoposto a cure adeguate ed ebbe salva la vita, anche se le conseguenze della malattia stroncarono la sua carriera agonistica “costringendolo” a reinventarsi nel ruolo di manager, che portò avanti fino agli anni Ottanta. Un episodio che sconvolse l’Italia, data la enorme popolarità di Coppi.

E che fa rabbrividire ancora oggi data l’incredibile somiglianza con l’episodio di Stefan Everts. Il Belgio sta tirando il fiato per la sorte del suo campione proprio come accadde a noi nel 1960. La speranza di tutti è che il belga possa ristabilirsi da questo flagello che, nonostante i tanti anni trascorsi ed i progressi medici, continua a rimanere letale dimostrando una volta di più che “la Storia si ripete”…

di Nico Patrizi N.M.B.

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