Silverstone, non c’è sicurezza: salta la MotoGP. Vincono i piloti
Non correre oggi a Silverstone è stato giusto perché la sicurezza dei piloti viene prima di tutto.
Gara bagnata, gara annullata. Dopo cinque ore di tira e molla con ripetuti estenuanti posticipi si è giunti alla decisione di cancellare la MotoGP (di fatto l’intero Gran Premio), decisione tardiva che scontenta i più aprendo interrogativi e sollevando nuove polemiche.
Ma come si sia giunti a questa decisione, dopo un balletto dell’assurdo di verifiche e contro verifiche, dimostra quanto la MotoGP – fuori dalla campana dello show-business – sia un gigante dai piedi d’argilla, senza rotta né timoniere. Il Motomondiale, anzi la MotoGP, si perde non in un bicchier d’acqua ma in una pozzanghera di Silverstone. Sono stati i piloti, all’unanimità, a spingere per cancellare il GP causa la non sicurezza dell’asfalto dimostrando di avere quella spina dorsale e quella autonomia che sono invece mancate ai responsabili dei Team.

Si dice che prevenire è meglio che curare. Non pare che il messaggio sia stato colto. Lo sanno anche i bambini che in queste aree geografiche Giove Pluvio fa e disfa a proprio piacimento per cui, non potendo comandare al cielo, serve una cura maniacale e di più affinchè il circuito sia agibile in sicurezza anche in condizioni “estreme”, col bagnato, almeno con un nuovo asfalto drenante e senza avvallamenti nè buche. E’ invece accaduto l’opposto, con i piloti che hanno fatto valere la propria posizione di non voler prendere il via. Ciò per l’insistenza della pioggia più o meno battente e soprattutto per lo stato della pericolosità della pista principalmente a causa delle difficoltà di drenaggio del nuovo asfalto forse perché costruito non a regola d’arte per motivi legati a difficoltà di budget o a cause da verificare o forse per motivi che spetta ai responsabili identificare e rendere pubblici.

Già, i responsabili. Adesso ognuno (Dorna, Fim, Circuito ecc.) si rimpalla responsabilità e colpe: un film già visto nel quale alla fine finisce a tarallucci e vino e ad essere gabbati sono gli appassionati e il motociclismo tutto. Innanzi tutto non sta in piedi la difesa d’ufficio di Stuart Pringle (Ad della società che gestisce il tracciato inglese) che dopo le cadute nella FP4 (con il pesante infortunio di Tito Rabat) aveva parlato di: “Un diluvio di proporzioni bibliche” definendo anche “buono il drenaggio” mentre oggi la Gara è saltata pur non essendoci il replay delle eccezionalità delle condizioni avverse delle ore precedenti. La società proprietaria e/o di gestione del circuito ha quindi pesanti responsabilità ma Dorna e Fim non possono lavarsene le mani e scrollarsi di dosso i propri limiti in quanto responsabili di tutto l’ambaradan, omologazione e verifiche sulla sicurezza comprese. Non si tratta di mettere in croce nessuno ma di cogliere da quanto accaduto oggi a Silverstone la lezione per non ricadere sugli stessi errori.