Yamaha MT-10 SP e Sport Tourer: prima prova
Tra le strade di Cape Town le due anime evolute della Hyper Naked di Iwata: una vocata al turismo (veloce), l’altra per ancor più gusto nella guida
Cape Town – Il lato oscuro lo chiamano dalle parti di Iwata, e mai come ora è arrivato alla sua più completa maturazione. MT-10, lo leggi sul serbatoio, non una novità assoluta, ma in queste due declinazioni sì. Da un lato lei, con le valigie, sempre più scura anche nella livrea, e dettagli che vogliono puntare al viaggio. Sport Tourer recita la sigla, per mescolare le sue due anime.
E’ la solita sportiva stradale, la hyper naked per eccellenza di Yamaha, ma dall’altro puoi farci anche turismo a medio e lungo raggio. Dall’altro c’è lo stato dell’arte. Si serve di un partner storico, Ohlins, e già capisci, da dentro un container all’interno del porto di Cape Town, che quella che ti stanno per raccontare non è una moto: è il paese dei balocchi. Forse perfino troppo. Strumentazione dedicata, mappature, e poi quegli steli color oro semi attivi che significa come avere a disposizione un sarto. Se tu sai indicargli le giuste misure, lui ti confeziona l’abito perfetto. Nome? Yamaha MT-10 SP.
14.690 euro il prezzo della Sport Tourer, 16.190 quello della SP.
Yamaha MT-10 Sport Tourer: come va
[rating title=”Yamaha MT-10 Sport Tourer” value=”8,5″ value_title=”Prima prova” layout=”left”]La strada costeggia l’Oceano. Nel mezzo una spiaggia bianchissima, sembra una salina. A sinistra poi delle dune che ogni tanto tentano di insidiare la carreggiata. Anzi, talvolta ci riescono. Mi soffermo ad ammirare questo spettacolo della natura. False Bay è così, un paradiso per chi ha l’animo avventuriero. Un momento sei in Sud Africa, un altro in Baviera, poi costeggi Nizza e ti ritrovi poi tra le curve della Sicilia sotto l’Etna. Tutto nello spazio di pochi chilometri.
Si, la zona di Città del Capo è questo e molto di più. Rettilinei lunghissimi dove poter rimanere abbagliati dal mare e dai paesaggi. Poi scali due marce, il quattro cilindri crossplane si rianima, urla, ed inizia il divertimento. Il trucco sta tutto li. Tra le gambe ho la Yamaha MT-10 Sport Tourer. Variante più dedita al turismo. Roba di dettagli – fondamentali – ma l’animo è sempre quello.
Adrenalinico, scuro, potente, vibrante. Il crossplane è il suo cuore. E non è modo di dire, perchè urla forte. Medi regimi che sembra di sentire la Yamaha M1 di Rossi e Vinales, o meglio ancora, sembra di sentire un motore Nascar per il suono che fa.
Ti entra dentro. Emozionante questo CP4. Lo sento tirare pieno ai medi regimi, mentre affronto un misto medio veloce da terza, quarta marcia. Ha le borse laterali si, ma l’impostazione è quella, non mente. Non l’avevo ancora provata mai questa Yamaha MT-10. Mi piace la velocità con cui si inserisce in curva.
La forcella anteriore affonda nella prima fase ma poi sostiene bene. Mi da sicurezza, così posso veramente inserire e attaccare curve che sembrano uscite da un videogioco. Destra-sinistra-destra poi un allungo e ancora di nuovo con anche inclinazioni paraboliche. A sinistra roccia a destra la vastità dell’oceano. Il telaio è il classico punto forte di Iwata.
Entro in curva, tolgo due rapporti – peccato manchi il downshift – e lei tiene la linea senza batter ciglio. Muove leggermente dietro, e questa la rende anche un po’ più divertente. E’ una compagna ideale. Forse non è agilissima come altre maxi naked, a causa dell’inerzia data proprio dal CP4, ma il sorriso è di quelli che non ti dimentichi. La triangolazione di questa MT-10 non è propriamente turistica. All’inizio i polsi mi fanno leggermente male, le gambe le avverto ben piegate e puntate verso dietro, così come il busto leggermente caricato in avanti. Il che, nel traffico di Cape Town, ad inizio mattinata, si avvertiva. Sentivo come una belva in gabbia.
Ricordi in questo momento, quando il navigatore ci porta a Streenbas Dam, una strada che si arrampica sopra un monte con vista panoramica proprio su False Bay. Selvaggio il Sud Africa, senza protezioni a strapiombo per chissà quanti metri. Non ci bado troppo perchè il budello in salita è di quelli emozionanti. E con questo motore sotto è puro divertimento.
Vibra un poco intorno ai 6000 giri, e lo avverti tra le mani, inoltre il parabrezza più alto mi sballottola un filo il casco lateralmente: qualche turbolenza. Eppure, nonostante sia un poco forzato, il concetto di turismo, specialmente da soli, con questa MT-10 mi convince sempre più. E nel pomeriggio mi aspetta la SP. Ecco, quella dovrebbe essere ancora di più tutta un’altra musica.
Yamaha MT-10 SP: come va
[rating title=”Yamaha MT-10 SP” value=”9″ value_title=”Prima prova” layout=”left”] La vedi con quel colore grigio con i dettagli blu elettrici. Lei è pronta, quella MT-10 SP a disposizione per te. E se al mattino il Sud Africa ci ha regalato l’Oceano e la costiera, nel pomeriggio si passa per le curve ed i tornanti intorno alla biosfera di Kogelberg ed alla riserva di Hottentots-Holland. In pratica un posto a metà tra una riserva indiana una miniera con un lago color rame, curve che possono esser prese anche a oltre 130 km/h.
E poi lei. Diavolo di un crossplane, il motore è sempre lui, ti vibra dentro con uno scatto fiero, felino ma al contempo vibrante, potente. Spalanchi e infili marce con il quickshift mentre sotto al casco non fai a meno di ridere. Davanti agli occhi il cupolino ora è un TFT.
Manopola a rotella sul pollice destro per cambiare informazioni, mentre sulla sinistra i pulsanti servono a cambiare i setting. E con lei, è un vero parco giochi. 4 Riding mode a disposizione – tre preimpostati ed uno libero – tre mappe del motore e tre livelli di controllo di trazione, in più due livelli di controllo delle sospensioni automatico, più due regolabili. E quando dico regolabili intendo per ogni singolo parametro. Spaventoso. Inizio con il setting in A1, forse leggermente troppo secco per alcuni punti ed alcune strade leggermente bruzzolose. Passo in A2, più vocata al turismo, ma forse avrei preferito un setting diverso per me.
Ecco, qua sta il bello. Metto in M1 e durante uno shooting mi fermo a parlare con gli ingegneri giapponesi di Iwata. Gli racconto quanto mi sto divertendo e come apprezzo il sostegno dell’anteriore, di come in generale mi piace un anteriore solido ed un posteriore che, per queste moto, può essere anche un più sfrenato. Detto fatto, in 30 secondi lavoriamo su precarico, compressione sia all’anteriore che dietro direttamente dal TFT.
Impressionante. Ora è sostenuta, bene, come piace a me. Affrontare quella che sembra una riserva indiana con quel motore è puro piacere di guida. Posso modificare le impostazioni come voglio. Dalla Mappa C – più placida – decido di intervenire io in prima persona. Anche perchè la mappatura la posso cambiare solo da fermo, mentre gli interventi sui singoli parametri li posso fare in movimento a gas chiuso.
E di fermarmi, quando tra colleghi in quel momento si tengono medie da groppo in gola, sorriso e polso spalancato, proprio non ne ho voglia. Detto del lavoro delle sospensioni, gioco anche con l’erogazione della potenza, con il traction, ed alla fine praticamente metto una mappa A…in una mappa C. Tutto a livello uno e continua il divertimento. Passiamo per il Mont Rochelle, un toboga di curve dopo un tratto rettilineo lunghissimo dove poter saggiare tutta la potenza del Crossplane. Davanti sostiene bene, talmente bene che si può azzardare, osare. L’asfalto è decisamente abrasivo, l’anteriore comunica ma al contempo sostiene parecchio. Dietro si muove un pò di più, ma è come la volevo io. E poi, quel comando con la manopola del gas che sembra essere attaccato direttamente al cervello. On-off? Zero.
Il controllo di trazione entra ma mai in maniera invasiva. Apro in una lunga destra, anche semi parabolica. Davanti roccia pura, dietro inizia a muovere leggermente, senti che vuol partire per la tangente. Ma sta li, muove il giusto e il resto è chiudere la curva deserta, lunga. Destra-sinistra-destra poi un leggero allungo, e ancora con curve paraboliche con intorno i monti del Sudafrica. Spalanco senza alcun tipo di pensiero o dubbio, lei mi tira fuori dalle curve con una grinta fin dai medi unica, cattiva per poi allungare con quel suono che da gutturale, cupo, diventa aperto, roboante.
390 chilometri di puro divertimento con loro due. Ed il desiderio di farne altrettanti. La versione Sport Tourer una vera goduria per chi guida, ma con la SP, la MT-10 diventa il paese dei balocchi.
La differenza di prezzo c’è, è evidente. A voi la scelta: quale che sia, il lato oscuro del Giappone non è mai stato così maledettamente affascinante come qui a Cape Town.
Yamaha MT-10 SP e Sport Tourer: come sono
Gemelle diverse verrebbe da chiamarle. Anche perchè lo stile della MT-10 rimane invariato. Che può piacere o meno, lo puoi odiare o rimanerne sedotto, ma comunque quell’idea di aggressività proveniente da un futuro tecnologico rimane chiara, evidente. D’altro canto è una Hyper Naked, deve essere aggressiva. E’ per un popolo di motociclisti di nicchia, vive del fascino e del desiderio delle prestazioni su strada, con qualche spunto in pista volendo, ma il concetto è di totale libertà data dalle prestazioni.
Così, all’interno di un container adibito a sala, il Dark Side of Japan viene rivelato in quel di Cape Town, analizzato. Non è una novità assoluta quindi è ovvio che non scopriamo un modello nuovo. Qui si parla di una maturità di un concetto che pone alla base un punto fondamentale: il divertimento. Ed i numeri parlano chiaro: la MT-10 base, standard, ha venduto 3.500 unità tra giugno e dicembre del 2016. In termini più chiari, ha raggiunto il 10% del volume ed il 19% tra le Hyper Naked. Una base solida su cui poi variegare l’offerta dunque. E le stime – racconta Paolo Pavesio di Yamaha Motor Europe – parlando di una SP che dovrebbe raggiungere quota 35% del mercato, la standard il 55% e la Tourer il 10%.
Già ma quali sono le novità? Sulla Tourer – così come sulla standard – lavori di affinamento: modificato il cambio elettronico, inedita mappatura dell’erogazione, ora più fluida nell’attacco e nella risposta quindi al gas. I numeri del CP4, il quattro cilindri crossplane, rimangono inalterati: 160 cavalli di potenza massima, 111 Nm di coppia. E’ l’unità che monta la Yamaha R1, e non è stata così ammorbidita, anzi. Tre mappe di erogazione – Soft, Medium e Sport – con controllo di trazione – anche qui: Sport Riding, Street Riding e Slippery Surfaces – regolabile per ogni tipo di condizione.
Il telaio è il Deltabox, e già questo nome è sinonimo di garanzia. Potremmo dire che è figlio di quello della R1, il che è vero, ma al contempo, circa il 60% degli elementi sono stati studiati appositamente per questa Hyper Naked. Certo, se poi parliamo di ciclistica, dobbiamo passare ad analizzare la SP: pacchetto di sospensioni semi attie Ohlins EC Smart. Cosa vuol dire? Cinque modalità di gestione, automatiche e manuali: A1, A2 ovvero Sport e Touring e tre manuali, ossia M1, M2 e M3. Come lavorano le automatiche? In base ai dati che vengono raccolti dalla centralina specifica, e regola di conseguenza compressione e ritorno sia di forcella che del mono alle condizioni di utilizzo, nell’ambito della “natura” dell’utilizzo di quella mappa, altrimenti si gioca su ogni singolo parametro che si vuol gestire, rimanendo però poi “fedele” a quello che è il setting scelto da chi si trova in sella.
Ulteriori novità? L’A&S ovvero l’Assist&Slipper clutch che permette la riduzione del carico da applicare sulla leva della frizione ed il Cruise Control. Proprio lui attivabile dalla quarta marcia in poi con velocità tra 50 e 180 km/h. E poi la già sopracitata strumentazione TFT figlia diretta della R1M, con quattro modalità di visualizzazione: uso stradale, pistaiolo, diurno e notturno. Quattro poi le configurazioni pre-impostate dei tre parametri standard quindi erogazione motore, controllo trazione e appunto sospensioni. Sono quattro Mode (nomenclatura rimasta fedele ovviamente ai concetti di Iwata). Queste si possono variare da fermi, ma i singoli parametri in movimento possono essere modificati.
Stile design, colore e sopratutto dettagli completano le offerte: la MT-10 SP ricorda la R1M con i cerchi blu elettrico, colorazione argento per la carenatura, parafango anteriore nero e quei dettagli dorati per forcella e mono che chiamano senza dubbio il mondo Ohlins.
Per la Sport Tourer il parabrezza alto con paramani, ed anche una sella più comfortevole e ovviamente le borse laterali morbide, realizzate in materiale ABS. Presente anche un supporto GPS.
Yamaha MT-10 SP e Sport Tourer: Piace e non Piace
PIACE
– Il motore, il suo tiro e l’erogazione
– le sospensioni e la possibilità di intervento (SP)
– la strumentazione TFT (SP)
– feeling di guida
NON PIACE
– sella un po’ dura
– protezione aerodinamica nulla (SP) o con turbolenze (Sport Tourer)
– Un po’ di inerzia nei cambi di direzione (Sport Tourer)
– Il prezzo maggiorato della SP. Ne vale così tanto la pena considerando come la Sport Tourer sia già una base ottima?
Yamaha MT-10 SP: scheda tecnica
MISURE
Lunghezza 2.095 mm
Larghezza 800 mm
Altezza 1.110 mm
Altezza minima da terra 130 mm
Altezza sella da terra MIN 825 mm
Altezza sella da terra MAX n.d.
Interasse 1.400 mm
Peso a secco n.d.
Peso in ordine di marcia 210 Kg
MOTORE
Cilindrata 998 cc
Tipo motore termico
Tempi 4
Cilindri 4
Configurazione cilindri in linea
Disposizione cilindri trasversale
Inclinazione cilindri –
Inclinazione cilindri a V n.d.
Raffreddamento a liquido
Avviamento elettrico
Alimentazione iniezione
Alesaggio 79 mm
Corsa 50,9 mm
Frizione multidisco
Numero valvole 4
Distribuzione bialbero
Ride by Wire Sì
Controllo trazione Sì
Mappe motore 3
Potenza 160 cv – 118 kw – 11.500 rpm
Coppia 11 kgm – 111 nm – 9.000 rpm
Emissioni Euro 4
Depotenziata No
Tipologia cambio meccanico
Numero marce 6
Presenza retromarcia No
Consumo medio VMTC n.d.
Capacità serbatoio carburante 17 lt
Capacità riserva carburante 3,9 lt
Trasmissione finale catena
CICLISTICA
Telaio Telaio Deltabox in alluminio
Sospensione anteriore Forcella telescopica forcella Öhlins ERS (Electronic Racing Suspension﴿
Escursione anteriore 120 mm
Sospensione posteriore Forcellone oscillante, (leveraggi progressivi)
Escursione posteriore 120 mm
Tipo freno anteriore doppio disco
Misura freno anteriore 320 mm
Tipo freno posteriore disco
Misura freno posteriore 220 mm
ABS Sì
Tipo ruote integrali
Misura cerchio anteriore 17 pollici
Pneumatico anteriore 120/70 ZR17 M/C (58W)
Misura cerchio posteriore 17 pollici
Pneumatico posteriore 190/55 ZR17 M/C (75W)