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Moto3, non è “solo” show

La categoria Moto3 è in crescita, sia nel Motomondiale, sia nelle competizioni nazionali CEV e CIV

La Moto3, specie nel mondiale ma anche nel CEV spagnolo e nel CIV italiano, sta conquistando sempre più attenzione in tv e nei media e soprattutto sta conquistando l’interesse degli sportivi e il cuore degli appassionati. Ciò deriva, specie in Italia, dal numero crescente dei nostri “giovani leoni” sempre più protagonisti e vincenti (finalmente!) in questa importante categoria ai vari livelli, cominciando da quello iridato. Ma il sempre maggior seguito è soprattutto dovuto allo show della Moto3, con gare molto combattute fra tanti protagonisti (di diverse nazionalità nel mondiale) con volatone finali di una decina di piloti che si contendono vittorie e podi.

La conferma di tanta competitività, oggi davvero al limite della… “sostenibilità” agonistica, viene dai tempi sul giro – specie in qualifica – dove i piloti delle prime 3-4 file sono distanziati da pochissimi decimi, addirittura qualche millesimo e dove in gara una manciata di millesimi dividono chi sta fuori podio da chi invece sul podio ci sale. E’ così nella Moto3 iridata e in quelle del CEV e del CIV. Tutto bene, dunque? No! Gli “incontentabili” non apprezzano lo show offerto dalla Moto3 perché, a parer loro, le battaglie in pista sarebbero solo il frutto della “facilità” di guida di queste “motine” di 250cc e quindi moto poco formative per i giovanissimi piloti, non mettendoli in grado di crescere per le categorie superiori, in primis la MotoGP.

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Questi giudizi negativi vengono per lo più dagli stessi che per anni si sono lamentati per la mancanza di lotta in pista dovuta soprattutto alla disparità delle moto in campo, pur di una unica Casa. Critiche, all’opposto, di chi (giustamente) considerava gli ultimi campionati con le 125 2 tempi monocilindriche (ciò vale anche per la 250 2 tempi bicilindrica) privi di appeal tecnico, di fatto campionati monomarca, in quel caso Aprilia. Qui non ci addentriamo in disquisizioni tecniche e tecnologiche ma, si sa, la Moto3 (nata nel 2012) è a tutti gli effetti una moto-prototipo Grand Prix 250 monocilindrica bialbero 4 tempi, raffinatissima sul piano progettuale, costruttivo e gestionale, vera nipotina della MotoGP 1000 4 tempi 4 cilindri.

Pur con regolamenti molto restrittivi (ad esempio, tetto max dei giri a 13.500 giri) gli attuali motori mono 4 tempi 250 della Moto3 hanno da tempo superato le potenze delle ultime 125 GP 2 tempi, come dimostrano i tempi sul giro “stracciati” ovunque. E’ solo un esempio, fra moto molto diverse fra loro, con il gap della Moto3 dei costi, oggi saliti vertiginosamente proprio per la competitività esistente fra le Case partecipanti nel mondiale: Ktm, Honda, Mahindra, Husqwarna e Peugeot (entrambe di derivazione Mahindra), Case presenti anche nel Cev e nel Civ dove si stanno mettendo in evidenza moto di altre Marche quali la modenese-taiwanese Kymco-Oral, la pesarese Tm, la reggiana Rmu. Resta aperta la diatriba se è più facile guidare una moto Grand Prix 2 tempi o una 4 tempi, sapendo però che la “facilità” o la difficoltà ha più facce, in riferimento allo sviluppo, alla maggiore o minore capacità tecnica nel portare al limite la moto, all’uso delle tecnologie ad esempio l’elettronica, le gomme ecc.

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Sul piano teorico è più “facile” pilotare oggi una Moto3 250 mono 4 tempi di oltre 55 Cavalli di potenza di una 250 bicilindrica 2 tempi (Aprilia) di oltre 90 Cv. Ma oggi la Moto3 gira ovunque molto più forte non solo della 125 2 tempi ma anche della 250 bicilindrica 2 tempi. Questo perché il motore 4 tempi, più complesso e costoso, è più “pastoso” e meno “ruvido” ma anche perché elettronica, telai, sospensioni, gomme, pesi ecc. sono molto diversi dal passato e fanno la differenza. Già, il passato. Ogni epoca fa storia a sé. E’ vero che la Moto3 sforna campioni “ragazzini” (oggi nel mondiale Nicolò Bulega è l’esempio dei 16enni al top) anche se i primi tre del mondiale sono 20enni (Binder, Navarro, Fenati), ma anche in passato con la 125 2 tempi non si scherzava: Marc Marquez vinse il primo mondiale a 17 anni, Scott Redding vinse la prima gara iridata a 15 anni, idem Marco Melandri sempre a 15 anni e qualche mese e Ivan Goi a 16 anni.

La differenza è che prima i vincenti 16enni erano davvero l’eccezione mentre oggi nel Civ e nel Cev davanti a tutti ci sono i 15enni-18enni e nel mondiale, come già scritto sopra, i Bulega&C si battono ai vertici. Una domanda, a questo punto, s’impone. I Binder, Fenati, Bulega ecc. saprebbero portare ugualmente al limite una 250 bicilindrica 2 tempi del tempo che fu? Sì, perché chi va forte va forte con ogni mezzo e le (poche) eccezioni confermano la regola. Anche qui il passato, così diverso dal presente, ci viene in aiuto. Un fuoriclasse come Mike Hailwood in un quindicennio vinse battaglie epiche in tutte le cilindrate con moto completamente diverse fra loro: 125, 250, 350, 500, 750, 900 a 2 e a 4 tempi, monocilindriche, bicilindriche, 3, 4, 5, 6 cilindri!

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Il 15 volte iridato Giacomo Agostini guidò magistralmente la Morini 250 bialbero mono 4 tempi così come le MV Agusta 350 e 500 4 tempi a 3 e 4 cilindri e le Yamaha 350 2 tempi bicilindriche, le 500 e 750 Yamaha 2 tempi 4 cilindri. Cosa vogliamo dire? Che il vincente… vince. Tornando al succo iniziale di questa riflessione oggi la Moto3 è valida sul piano tecnico e su quello agonistico, con gare fra le più spettacolari e vincenti della storia del motomondiale. E’ davvero facile guidarle, queste “motine”? Chi in tali bagarre da cardiopalma riesce a interpretarle, portarle al limite, stare in piedi e vincere dimostra un gran manico. Si vedrà poi se è vero talento, quel talento diamantino che fa la differenza fra un campione e un fuoriclasse che poi fa la storia.

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