Assen FP2: Stoner alza l'asticella e vola. Rossi non molla.
Fine prima giornata. Siamo solo alle FP2. Stoner e la Ducati martellano. Record su record. Ahai! Ahai! Ahai! Il binomio iridato alza l’asticella. Anzi, continua ad alzare l’asticella e a far scendere i tempi. Alla fine uno straordinario 1.36”087 che parla da solo.
Il pilota australiano corre. Cioè vola. Punta alla corsa. Il podio? Ma quale podio! Nel mirino c’è solo la vittoria. Gli avversari sono in affanno. Costretti a stare al gioco del ritmo imposto dal canguro e dalla sua rossa, davvero un missile quasi “telecomandato”. Ve lo ricordate il toro imbizzarrito? Altri tempi. Quasi domato. Del toro resta la potenza, la grinta, la zampata prepotente di chi non si piega e guarda lontano, alla rincorsa di un titolo che è aperto.
Rossi lo sa. Sorride sornione (i punti di vantaggio sono una realtà), ma mastica “amaro”, insegue, non molla, non lascia niente al caso. Il sette volte campione del mondo ha fiuto, oltre la classe. Sa bene, il pesarese, che il rischio vero, (forse non solo per la corsa sulla piana di Assen) per lui e la Yamaha, viene da Casey e dalla rossa di Borgo Panigale. Tant’è che è costretto ad accettare la battaglia dai primi minuti di prove della prima giornata: altro che surplace, pretattica.
Qui adesso bisogna aprire, dare gas. Setting o non setting. E le gomme del fenomeno di Tavullia parlano la stessa lingua di quelle montate sulla moto dell’australiano. E comunque, dopo giri raffinati e a pennello, il miglior tempo del “dottore” è un 1.36″819: bello, buono. Però alto, ancora tremendamente alto rispetto a chi lo precede. Una voragine, quasi otto decimi, lo separano da Stoner.
Quindi il “solito” Edwards, a conferma delle sue doti da “poleman” e dell’ottima Yamaha (più gomme Michelin, in questo caso). C’è anche Hayden, guizzo finale: 1.37”012. Va questo motore Honda pneumatico. E l’americano il giro da (quasi) urlo lo trova. Poi in corsa tutto si complica. Almeno fin’ora così è stato.
Segue, quinto: 1.37”126 il nostro De Angelis. Un altro che in prova trova il suo spazio fra i big e che forse sta maturando per fare gare nella zona dove vicino c’è il podio. Poi Nakano, De puniet, Hopkins e solo nono Pedrosa, il diesel della Honda. Poi magari si riprende, si rilancia domani ma lo spagnolo pare un funzionario solerte che fa il suo bel lavoro e niente più. Peccato, perché la classe non manca.
Alle spalle di Vermeulen, decimo, c’è Dovizioso, che arranca. Ma oramai il rookies tricolore ci ha abituato ai miracoli. Lo aspettiamo domani. Soprattutto sabato in corsa. Delusione per Toseland e per Lorenzo, rispettivamente tredicesimo e quattordisesimo.
Melandri non lo nominiamo più. Per rispetto del pilota, degli altri piloti e per rispetto di una grande Casa come la Ducati. Peccato Capirossi, vittima di un nuovo volo con profonda ferita all’avambraccio destro ecc. E in forse per la gara. A domani. Fa caldo anche ad Assen. In pista.