Monopattino modificato: multa da 5000 euro e sequestro
Aumento dei sequestri e delle multe per monopattini truccati: casi a Lucca, Monfalcone e Vicenza evidenziano rischi per la sicurezza e responsabilità dei conducenti.
Un conducente a Lucca si è trovato di fronte a conseguenze decisamente pesanti dopo essere stato fermato dalla Polizia Locale mentre circolava su un mezzo completamente modificato. La storia è emblematica di un fenomeno che sta crescendo in modo preoccupante su tutto il territorio nazionale. Le sanzioni? Una multa di 5000 euro, il sequestro del veicolo e l’accertamento dell’assenza di una patente regolarmente intestata al conducente. Il monopattino in questione, dotato di sellino e potenziato fino a superare i 50 km/h, è stato identificato come un ciclomotore illegale vero e proprio. Questa non è un’eccezione isolata: in realtà, si tratta di un fenomeno sempre più diffuso che sta spingendo le autorità a intensificare i controlli su tutto il territorio italiano, con episodi documentati anche a Monfalcone e a Vicenza, dove sono stati rilevati mezzi in grado di raggiungere velocità straordinariamente superiori ai limiti ufficiali.
Un “giocattolo” trasformato in un mezzo pericoloso
Le alterazioni tecniche riscontrate dai vigili lucchesi hanno trasformato completamente il profilo del mezzo, rendendolo un ciclomotore non regolarizzato e completamente sprovvisto di documentazione ufficiale, copertura assicurativa e della necessaria abilitazione alla guida. La sanzione amministrativa applicata è stata di circa 5000 euro, accompagnata dal sequestro preventivo del mezzo stesso. Situazioni praticamente identiche si sono manifestate anche altrove: a Monfalcone, ad esempio, un cittadino ha dovuto affrontare una multa di 5400 euro per aver condotto un monopattino equipaggiato con un sellino non autorizzato. Ancora più critico il caso registrato a Vicenza, dove un mezzo è stato fermato mentre procedeva a quasi 70 km/h, una velocità che rappresenta una sproporzione enorme rispetto ai 20 km/h massimi consentiti dalla normativa per la categoria.
Sicurezza stradale e implicazioni legali
Salvadore Bartolomei, assessore alla mobilità del comune di Lucca, ha voluto evidenziare come le modifiche tecniche non autorizzate costituiscono un pericolo concreto tanto per chi pilota il mezzo quanto per i rimanenti utenti della strada. Dal punto di vista normativo, la trasformazione di un monopattino in ciclomotore comporta una serie di obblighi molto specifici: l’immatricolazione del veicolo, la copertura assicurativa completa, l’utilizzo obbligatorio del casco protettivo e il possesso della patente di categoria AM. Chiunque superi questi parametri tecnici incorre in sanzioni amministrative significative e rischia l’immediata confisca del veicolo.
Le conseguenze possono espandersi ben oltre l’ambito puramente amministrativo: nel caso in cui un incidente causato da un monopattino modificato provochi danni o lesioni a persone terze, il conducente potrebbe trovarsi a dover affrontare una vera e propria responsabilità penale. Per questa ragione, le amministrazioni locali e le forze dell’ordine hanno adottato un approccio rigorosamente intransigente nei confronti di questa pratica diffusa.
Contrasto e prevenzione
Le polizie municipali operanti in diverse province stanno intensificando significativamente i pattugliamenti e le verifiche tecniche direttamente in strada, dotandosi di strumenti sofisticati per misurare con precisione la velocità effettiva dei monopattini. Contemporaneamente, le istituzioni stanno valutando seriamente l’introduzione di campagne informative e di sensibilizzazione dirette ai giovani e agli utenti delle aree urbane, con l’obiettivo dichiarato di far comprendere i rischi concreti derivanti dalle modifiche non autorizzate.
Gli operatori del settore della sharing mobility e i produttori stanno esplorando soluzioni anti-manomissione e sistemi di monitoraggio telematico delle prestazioni, con lo scopo di prevenire qualsiasi alterazione del mezzo. Tuttavia, rimane aperta la questione fondamentale del bilanciamento tra la promozione della micromobilità sostenibile e l’applicazione rigorosa di norme di sicurezza efficaci e vincolanti.
Un messaggio chiaro
Sebbene le motivazioni che spingono alcuni utilizzatori a modificare i propri mezzi possano sembrare comprensibili — la ricerca di maggior comodità o di prestazioni superiori — gli enti locali mantengono fermamente un orientamento intransigente su questa questione. Chi installa sellini, motori potenziati o centraline modificate espone se stesso e gli altri a rischi significativi e concreti, oltre a incappare inevitabilmente in pesanti sanzioni economiche e nella perdita definitiva del veicolo. La pratica rimane ferreamente perseguibile e la risposta delle amministrazioni è destinata a restare salda e determinata: controlli capillari e sistematici, sequestri immediati e ammende particolarmente salate rappresentano il deterrente principale contro chi viola le norme sulla micromobilità urbana.