Il fascino intramontabile delle moto custom: la Bandit 1200 hardtail di Paul Jones
Paul Jones e la sua Bandit 1200 hardtail: un tributo agli anni '90, con dettagli unici e performance straordinarie nella scena custom britannica.
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“Un hardtail più veloce di quanto dovrebbe essere sulle strade di oggi.” Così Paul Jones descrive la sua incredibile creazione, la “Dark Destroyer”. Questa straordinaria reinterpretazione di una Bandit 1200 rappresenta un tributo audace alla cultura motociclistica degli anni ’90, andando controcorrente rispetto alle tendenze prevalenti nel mondo delle moto custom britanniche.
Mentre molti costruttori si ispirano a revival estetici degli anni ’50 e ’70, Paul ha scelto di immergersi nella nostalgia della sua gioventù, rendendo omaggio a un’epoca spesso sottovalutata. Al centro del progetto troviamo un motore Suzuki Bandit 1200 del 1997, un pezzo dal valore affettivo inestimabile, poiché appartenuto a un caro amico ormai scomparso.
Il telaio rigido, acquistato da Blue Frog Customs, si è dimostrato l’abbinamento perfetto per il possente quattro cilindri della Suzuki. La combinazione tra telaio e motore non solo esalta l’estetica, ma garantisce anche una guida che mescola tradizione e prestazioni moderne. Paul ha completato la moto con componenti attentamente selezionati: la forcella USD di una GSX-R Eleven, modificata per adattarsi allo sterzo della Bandit, e un serbatoio Quickbob, scelto per le sue proporzioni armoniose rispetto alla lunghezza del telaio rigido.
Bandit 1200 Dark Destroyer, un progetto di creatività
La realizzazione della Dark Destroyer ha richiesto un mix di creatività e spirito d’improvvisazione. Ad esempio, il parafango posteriore e il supporto della batteria sono stati realizzati con materiali di recupero, mentre la catena di trasmissione proviene da un asciugamani rotto di un ristorante. Paul ha inoltre lavorato sul sistema di scarico per aumentarne la distanza dal suolo, un dettaglio fondamentale per migliorare la praticità della moto. L’impianto elettrico ha richiesto un’attenzione particolare per superare le complessità del sistema anti-furto integrato nell’accensione originale della Suzuki.
Dal punto di vista estetico, la Dark Destroyer cattura immediatamente l’attenzione. Inizialmente dipinta in nero opaco, la moto ha subito una trasformazione radicale grazie a John O’Hara di Pitstop Paint. Il nuovo design, ispirato alla copertina dell’album “Cause of Death” degli Obituary, combina toni scuri con dettagli luminosi, conferendo alla moto un carattere distintivo e aggressivo. Questo tocco finale ha reso la Dark Destroyer un’opera d’arte unica nel panorama delle customizzazione moto.
Nonostante l’aspetto vintage, le prestazioni rimangono al centro del progetto. Il motore è stato ottimizzato con un kit Dynojet e filtri K&N, garantendo una spinta extra che si traduce in una guida emozionante. La moto ha già percorso oltre 4.000 miglia, dimostrando la sua affidabilità e l’attenzione ai dettagli di Paul.
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