Cagiva: l’ascesa, i trionfi e il crollo di un’icona italiana

La cronaca di Cagiva: successi in Dakar e 500 GP, acquisizioni di Ducati e MV Agusta, e il progressivo declino che ha portato alla fine della produzione nel 2012.

Cagiva: l’ascesa, i trionfi e il crollo di un’icona italiana
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Massimiliano Vetrone
Pubblicato il 9 dic 2025

La storia di Cagiva rappresenta uno dei capitoli più affascinanti e contraddittori dell’industria motociclistica italiana. Un marchio che ha saputo toccare l’eccellenza assoluta, conquistando vittorie leggendarie e creando moto che hanno fatto sognare intere generazioni, eppure ha subito un crollo finanziario che l’ha condotta alla chiusura nel 2012. Dalle vittorie al Dakar nel 1990 e 1994 ai trionfi in 500 GP, dalle acquisizioni di colossi come Ducati e MV Agusta, fino alla scomparsa definitiva, il percorso della casa varesina fondata nel 1978 è un’affascinante lezione sulla dualità tra visione e gestione, tra sogni realizzati e decisioni rivelatesi fatali.

Dal successo sportivo alla conquista dei mercati

Quando si parla dell’eredità sportiva di Cagiva, i numeri parlano da soli e raccontano un’epopea di determinazione e risultati che, pur non raggiungendo le vette monopolistiche dei giganti asiatici, hanno comunque stabilito la credibilità internazionale del marchio. Edi Orioli ha portato a casa due straordinarie vittorie alla Dakar sull’imponente Elefant 900, una motocicletta che incarnava perfettamente lo spirito avventuroso e robusto della casa italiana. Nel frattempo, il team Cagiva Corse mostrava le proprie capacità competitive in circuito, con Randy Mamola che saliva sul podio già nel 1988 e Eddie Lawson che conquistava la prima vittoria in 500 GP nel 1992. Sebbene sporadici rispetto alle prestazioni costanti dei colossi del settore, questi successi fornirono al marchio quella credibilità e visibilità internazionale che risultavano fondamentali per competere su scala mondiale.

In parallelo a queste glorie sportive, modelli iconici come la Mito 125 e l’Elefant si radicavano profondamente nel cuore dei motociclisti europei, diventando veri e propri simboli di qualità costruttiva e carattere tecnico inconfondibile. L’acquisizione strategica dell’impianto Aermacchi/Harley-Davidson a Schiranna nel 1983 rappresentò il momento cruciale in cui Cagiva potè moltiplicare significativamente le proprie capacità produttive e le proprie ambizioni industriali.

La strategia di acquisizioni

Claudio e Gianfranco Castiglioni, i figli del fondatore Giovanni, ereditarono una realtà imprenditoriale in ascesa e decisero di trasformarla in qualcosa di ancora più grandioso. Lanciarono un’aggressiva politica di acquisizioni che portò sotto lo stesso cappello prima Ducati, poi Husqvarna, Moto Morini e infine MV Agusta. In pochi anni, Cagiva si era trasformata in un vero e proprio holding che controllava una fetta rilevante dell’industria italiana delle due ruote. Sembrava il coronamento di un’ambizione smisurata, la prova tangibile della visione espansionistica della famiglia Castiglioni.

Tuttavia, la realtà economica presto si rivelò meno entusiasta delle ambizioni industriali. Il peso finanziario di queste operazioni si dimostrò insostenibile nel lungo periodo. Le dismissioni iniziarono timidamente nel 2000 con la vendita di Husqvarna a BMW, per poi continuare con la progressiva cessione di quote di Ducati a investitori stranieri. Quello che era stato costruito con fatica e visione andava disfacendosi pezzo per pezzo, fino alla scomparsa ufficiale nel 2012, accelerata dalla morte di Claudio Castiglioni avvenuta l’anno precedente.

L’eredità di una visione troppo ambiziosa

Oggi Cagiva rimane una lezione sfaccettata per l’industria motociclistica mondiale. Da un lato simboleggia innovazione, coraggio sportivo e la capacità di creare moto dal forte carattere; dall’altro rappresenta un avvertimento serio sui rischi dell’espansione finanziaria mal gestita. Lo stabilimento di Schiranna continua a operare, mentre i collezionisti e gli appassionati mantengono viva la memoria di un’era che ha lasciato un segno indelebile nel settore.

 

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