“Monza Rally Show”: perché non è un “bluff”, perché piace e attira gran pubblico
Oltre cento equipaggi tra vetture storiche e moderne fanno, oltre che sound, anche notizia…
Parte giovedì 7 dicembre, con le prove libere, il “Monza Rally Show” con i suoi non pochi motivi di interesse e le solite polemiche sui pregi e sui limiti della kermesse brianzola. Oltre cento equipaggi tra vetture storiche e moderne fanno, oltre che sound, anche notizia. Pur se l’attesa – inutile negarlo – è per Valentino Rossi (reduce dal successo della settimana scorso della “100 Km” nella sfida casalinga al Ranch di Tavullia) che qui partecipa dal 1997 e punta a vincere per la settima volta, con l’asso finlandese del Mondiale WRC Teemu Suninen deciso a far saltare il pronostico.
Entrambi saranno al volante delle potenti Ford Fiesta WRC Plus ultimo grido, auto (non dello stesso livello) guidate anche da Roberto Brivio e Alessio “Uccio” Salucci, non proprio due “fenomeni” mondiali del volante. Fra i “manici” veri (delle due ruote…) spiccano il crossista pluri iridato Tony Cairoli sulla Hyundai i20 WRC e l’asso del cross a stelle e strisce Chad Reed.
Motoblog fa il punto dell’intenso programma della manifestazione in altri post. Qui rinfreschiamo l’analisi sul “peso” tecnico-agonistico di questa manifestazione che, comunque, interessa e porta sugli spalti monzesi un bel pubblico di appassionati. Diciamo subito che va dato atto agli organizzatori di aver cambiato, nel 2013, la denominazione da “Rally di Monza” a “Monza Rally Show” dimostrando “realismo” e facendo capire sin dalla dicitura di quel che si tratta: non di un rally “vero e proprio” ma di uno show a tutti gli effetti, con la “competizione” comunque “reale” (ci sono in pista piloti impegnati a gareggiare su auto racing, con tempi, classifiche ecc.) pur se di… supporto allo spettacolo, cui tutto ruota intorno.
Spettacolo che, dalla prima edizione ad oggi, vede nel ruolo di “star”, Valentino Rossi. Non sappiamo, ovvio, come finirà la gara quest’anno. Sappiamo però che, puntuali come treni svizzeri, arriveranno i “pro” e i “contro” rispetto alla manifestazione e in particolare rispetto a Rossi. Partiamo dal pubblico. Non è mai facile portare in un autodromo o altrove, gente pagante. Se ai primi di dicembre nelle brume brianzole, diverse migliaia di persone – oltre 50 mila in alcune edizioni – sfidano anche il freddo e pagano un consistente biglietto di ingresso per assistere alla manifestazione, ciò significa che c’è “qualcosa” e/o “qualcuno” che li attira. In questo caso, l’abusata parola “evento”, qui ha un senso.
E l’evento c’è e regge perché il perno è Valentino Rossi senza il quale una manifestazione così sarebbe come tante altre, una “sagra” paesana fra intimi, poco più. Perché una gara di rally auto, di così grande appeal fondamentalmente grazie al motociclista Valentino campione-star-emblema del nostro sport, dovrebbe dispiacere proprio agli appassionati di motociclismo? Perché – si dice – è una corsa-bluff! Ogni gara, quando c’è un regolamento che ne delimita il livello e le modalità, quando c’è una partenza e un arrivo, quando ci sono dei concorrenti in pista in lotta fra loro e con il cronometro, c’è alla fine una classifica e un podio, è una… gara.
In questo caso è quel particolare “tipo” di gara senza altre ambizioni più o meno mascherate. Ma, fin troppo ovvio, c’è gara e gara, con un valore tecnico e agonistico rapportata al contesto, in primis ai protagonisti in pista. In questo caso non si tratta di una gara “titolata” valida per “nessun” campionato internazionale o nazionale. Si chiama evento-show che significa approfittare di una competizione – comunque corsa è – per offrire agli appassionati uno spettacolo dove ognuno si prende ciò che vuole, portandosi a casa, felice o deluso, la propria porzione di quel che ha visto.
Non a caso il programma è intenso e articolato e, come si dice, ce n’è per tutti i gusti. O quasi. E’ solo una manifestazione pubblicitaria? Sì, ma diverte e funziona anche perché non deve sostituire nessun’altra “vera” corsa e nessun altro “vero” campionato. E resta il fatto che senza la presenza di una o più “star” l’evento non decolla. Sabato e domenica il pubblico va al Parco di Monza soprattutto per “vedere” Valentino Rossi: accorrerebbe in massa anche se il 9 volte campione del Mondo si limitasse a firmare autografi prendendo un caffè nel bar davanti all’ingresso di Vedano al Lambro senza neppure scendere in pista con la sua 4 ruote super competitiva super ufficiale.
Si chiama carisma e non si compra al supermercato. E qui il carisma ce l’ha Valentino e ciò trasforma una modesta corsa come il Rally di Monza in un evento con grande pubblico e codazzo di media e diretta tv. E’ comunque un modo – magari per i “puristi” come chi scrive, non il più ortodosso – per fare festa, per aggregare giovani e non, per alimentare la passione per le corse.
Ma quello di Valentino è solo show, solo “finta”, solo “cornice”? No. Abbiamo già scritto su Motoblog: “Se, quello di Valentino, fosse solo show, un evento come quello d Monza sarebbe al limite del bluff. Ma qui lo show non è “inventato” perché si regge su un pilota dalla carriera (nel motociclismo) quasi inimitabile, fatta di corse vere, di duelli veri, di rischi veri, con campioni veri. Ecco perché, oltre agli aficionados, fanno la coda gli sponsor, capaci di convertire i risultati di immagine, validissimi ma a lunga scadenza, in risultati di vendita immediati e tangibili, come si usa fare in un qualsiasi investimento pubblicitario. Lo sguardo di Rossi dentro l’auto con le pupille dinamicamente ferme, diventa un messaggio subliminale. Così la pubblicità precede la sponsorizzazione. Chi oggi, è meglio di Valentino Rossi, come testimonial? Così che anche a Monza, nelle giuste proporzioni e senza ingigantire il carattere e il valore agonistico del Rally, ci guadagno tutti, motociclismo compreso”. Già. Confermiamo.