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Intervista a Guy Martin: “Io non ho paura!”

Guy Martin è uno dei più veloci piloti inglesi nelle gare stradali, suoi molti record di velocità e i migliori passaggi sulle piste più pericolose del mondo. Poche invece le vittorie perchè Guy viaggia vicino al limite, sempre e comunque e per questo raccoglie meno di quanto potrebbe, una sorta di Kevin Schwantz delle competizioni


Guy Martin è uno dei più veloci piloti inglesi nelle gare stradali, suoi molti record di velocità e i migliori passaggi sulle piste più pericolose del mondo. Poche invece le vittorie perchè Guy viaggia vicino al limite, sempre e comunque e per questo raccoglie meno di quanto potrebbe, una sorta di Kevin Schwantz delle competizioni stradali unisce tecnica e sprezzo del pericolo alla sua passione per le gare su strada, non fa strategie ma “corre per correre” e per questo è già diventato leggenda.

Martin ricorda molto sia nei modi che nell’approccio alle gare il grande Giles Villeneuve, passionale e genuino, autenticamente folle e prezzane del pericolo, amante del rischio, uno di quei piloti che butta il cuore oltre l’ostacolo e che corre sempre al massimo delle possibilità proprie e della moto. Lo incontriamo in una piacevole serata invernale all’Ace Cafè di Londra in occasione di un meeting organizzato dal Metzeler per parlare di pneumatici, sicurezza stradale e dell’evoluzione delle coperture stradali. A pochi mesi dall’inizio della stagione agonistica Guy appare come al solito affabile, genuino, schietto e un po’ estremo nella sua visione delle vita.

Un modo di affrontare le cose il suo, privo di mezze misure, chiaro come pochi, non ama frasi di circostanza o troppo diplomatiche così come non è solito girare introno ad un discorso. Forse perchè non cerca mai nel prossimo l’approvazione per i suoi pensieri e parole, ne tantomeno il plauso del suo interlocutore. La verità è che il buon Martin piaccia o meno possiede una spiccatissima personalità e crede sempre in ciò che fa, non recita mai un personaggio, e anche se lo facesse risulterebbe inutile, perché i suoi occhi tradiscono la sua anima ancor prima che le sue parole prendano fiato.
Non cerca mai di convincere qualcuno che le sue scelte siano giuste, non vuole neanche creare un personaggio da imitare, per questo cercate di non giudicarne l’approccio alle gare o la filosofia di vita, ma di rispettare la libertà di ognuno di vivere la propria passione per le moto e scusate se è poco anche il suo indiscutibile talento. Anzi se gli racconterete di voler partecipare anche voi ad una competizione di stradale sarà probabilmente tra i primi a suggerivi di pensarci molto bene prima di farlo…

Guy Martin
Guy Martin
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Per Guy poche idee ma tutte molto chiare, uno sguardo che appare a tratti quasi “spiritato” pur restando sempre molto sereno, anche quando con la massima naturalezza ci racconta dei suoi evidenti ed indiscutibili eccessi, della sua passione per i motori e della sua visione molto “molto” particolare delle gare in moto. Accade spesso che un giornalista per trovare spunti interessanti per un articolo è costretto a faticare un bel pò per ottenere dal suo intervistato informazioni capaci di catalizzare l’attenzione dei futuri lettori, o che a volte si debba un pò cercare la notizia tra le righe fiutando argomenti di potenziale interesse.

Con Guy Martin tutto questo ovviamente non è necessario, perché le sue argomentazioni sono fin troppo incisive, i suoi ragionamento sono indubbiamente “d’effetto” ed ogni sua parola lascia il segno fa breccia rapidamente nel cuore di un appassionato, perchè a lui non interessa professare quella che qualcuno definisce una autentica “apologia del rischio” non incita nessuno a seguirlo e sicuramente non è un appassionato dei sottili strumenti della comunicazione, ma racconta più semplicemente il suo personalissimo modo di correre e di interpretare l’essere veloci in moto.

Guy quando è stata la prima volta che sei salito in moto e come ti sei appassionato alle corse stradali?
“La prima moto l’ho avuto a 6 anni, ho poi iniziato a frequentare i circuiti di minimoto a 10 anni, ma mio papà era un appassionato di corse stradali e partecipava in quegli anni come pilota privato il TT all’isola di Man. Io mi sono innamorato subito di quell’ambiente e di quel tipo di gare ma ho continuato per un po’ a frequentare i circuiti. Così inizia a gareggiare nei campionati inglesi in circuito a 19 anni, ma dopo pochi anni scopro che mi annoiavo un po’ in questo tipo di competizioni decido così di provare anche le gare su strada”.

Guy Martin
Guy Martin
Guy Martin
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Guy Martin
Guy Martin
guy martin 2

Da li il vero colpo di fulmine?
“Si le corse stradali mi hanno aperto un mondo e risvegliato in me emozioni e sapori irraggiungibili in altro modo, ho debuttato all’isola di Man nel 2002 ma feci subito un brutto incidente. Capii subito però che ero caduto non perché avevo spinto troppo ma perché ero troppo aggressivo nella guida, nelle competizioni su strada bisogna guidare in modo molto diverso rispetto al circuito, è importante essere molto dolci e fluidi nella guida, non forzare i movimenti essere equilibrati, frenare prima e più dolcemente, far scorrere molto la moto e cercare di essere veloci come media sul giro”

Sei stato subito veloce o hai impiegato un po’ per essere competitivo?
“la prima vittoria è arrivata già nel 2002 ma non all’isola di Man, diciamo che quando non sono caduto ho vinto… Ma purtroppo ancora non ho vinto all’isola di Man, perché nulla è come il TT e nulla ti da tanto a livello emotivo, è come una droga, e uno degli aspetti principali è proprio il rischio così alto, la continua possibilità di farsi male da a tutto un sapore diverso. Io amo il rischio mi piace è quello che nella mia mente mi da il massimo piacere e anche il massimo della partecipazione emotiva. E il mio obbiettivo principale oggi è vincere l’isola!”

Ma quando pensi che puoi cadere cosa provi? Hai qualcuno che ha paura per te?
“io non penso mai di cadere e di farmi male, anche se so che la caduta è una parte fondamentale della gara e del mondo delle corse. Io sono cosciente del pericolo e dei rischi che corro, del resto se i rischi non ci fossero io forse non correi e non troverei tutte le motivazioni. Mia mamma si preoccupa sempre molto, ma io non la sto a sentire più di tanto, perché nessuno mi dice cosa fare, decido io cosa fare, ho anche una ragazza ma non voglio che venga alle gare”

Cosa fai per allenarti fuori dalle corse?
“Corro molto in bici, faccio gare di downhill e a volte per simulare il senso del pericolo tipico delle gare su strada mi lancio in discesa con la bici senza protezioni, è tutta una questione mentale per allenare la testa e abituarsi a sentire e vivere condizioni di rischio. Poi principalmente lavoro nella mia officina come meccanico di camion questo lavoro è meglio di una palestra ed è il mio principale allenamento, mi piace molto mettere le mani su questi mezzi tanto grandi, dopo averli smontati e aver impiegato tante ore di lavoro vederli funzionare bene diventa un vero piacere”

Hai già pensato per quanto tempo vorrai correre ancora?
“Correrò finchè provo queste sensazioni così forti quando vado in moto, io corro per questo per l’ebrezza di andare veloce prima che per la vittoria, certo vincere è sempre l’obbiettivo finale, ma la motivazione primaria sono le emozioni che ti regalano le gare stradali, la sensazione di pienezza e di coinvolgimento completo (in inglese il “Buzz”, che è una cosa simile a quello che provi quando ti lanci da un aereo o fai qualcosa che lascia senza fiato) sei come inebriato e completamente rapito da certe emozioni, io corro principalmente per me stesso e per il piacere di farlo, non certo per i soldi o per la fama e neanche troppo per la vittoria. Ma per le emozioni che provo, correrò quindi finchè continuerò a provarle!”

Insomma una cosa è certa, le gare su strada rappresentano senza dubbio uno sport diverso rispetto a quelle in circuito, tanto per l’approccio mentale, quanto per l’atmosfera che si respira nel paddock dai team ai piloti e non ultimo è completamente diverso anche il pubblico. Tutto è un pò sospesa a mezzaria, quasi a metà strada tra un moderno trofeo per amatori (visto che un pò tutti possono partecipare alla gara), un mondiale Supebike (per le moto dei team ufficiai) e un gran premio degli anni ’70 (per i circuiti, il contatto con il pericolo e il rapporto tra i piloti).
I più intransigenti potranno facilmente trovare centinaia di aspetti o motivazioni per cui criticare le più note competizioni stradali, certe realtà però si possono capire, si possono amare o si possono anche odiare, ma non si possono giudicare, e se accade che qualcuno poi riesca a viverle da vicino, anche solo una volta nella vita, non si possono neanche dimenticare.

Chi è Guy Martin
Nato il 4 Novembre 1981 a Kirmington, prima moto a sei anni nel 1988, poi a 19 anni arriva la prima gara vera. A Man corre in più classi da vari anni, nel 2009 un secondo e un terzo posto in superbike e Superstock 1000 nel 2010 invece il bruttissimo incidente ha pregiudicato la sua prestazione. Pauroso fu anche il suo incidente alla Notrh West 200 nel 2008. In tutto all’isola ha collezionato 9 podi, molti giri veloci ma ancora nessuna vittoria per quello che è considerato già una leggenda dell’isola. Nel 2011 Guy Martin, ha lasciato il Wilson Craig Racing per accettare l’offerta del Relentless Suzuki by TAS. Già un test all’attivo con la GSX-R 1000 Superbike, correrà qualche gara del British Superstock 1000 nel 2011 ha lasciato il Wilson Craig Racing per accettare l’offerta del Relentless Suzuki by TAS. Già un test all’attivo con la GSX-R 1000 Superbike, correrà qualche gara del British Superstock 1000 e, probabilmente, sarà l’unico portacolori della formazione ufficiale Suzuki GB alla NW200.

Photo Credits: Dario Sigona & Lorenzo Baroni

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