Motogiro d'Italia: vince Spinelli
Si è conclusa il 20 maggio la sesta edizione del Motogiro d’Italia, competizione di gran fondo sponsorizzata da Ducati che si è svolta nell’arco di cinque giorni sulle strade di Romagna, Marche e Abruzzo.
Vincitore assoluto di questa edizione è Angelo Spinelli su Gilera Sport 175; alle sue spalle si è piazzato Tullio Masserini su Gilera Sport 175, seguito da Giorgio Cereda, terzo assoluto con la sua Ducati Sport 175.
Nella classe “Memorial Taglioni” la vittoria è andata all’olandese Math Koevoet su una BMW R 90 S, che ha preceduto Tiziano Bernardoni (su Morini 350 Sport) ed Enrico Piatto (su Aermacchi Ala Verde 250).
Il Motogiro d’Italia è la rievocazione di un’importante classica del motociclismo, che ha avuto i suoi momenti d’oro negli anni ’50.
Nutrita la partecipazione di motociclisti provenienti sia dall’Italia che dal resto del mondo, che hanno gareggiato suddivisi in tre classi: “Rievocazione Storica” , la categoria riservata alle moto prodotte fino al 1957, “Memorial Taglioni” , dedicata ai motocicli prodotti tra 1968 e 1978 e “Classe Turistica” , categoria non competitiva dedicata alle moto recenti.
In occasione della serata di chiusura del Motogiro D’Italia, Ducati ha presentato il libro “Il Giro del Mondo di Tartarini e Monetti su Ducati 175” , resoconto del viaggio effettuato da un ex pilota Ducati, Leopoldo Tartarini, e Giorgio Monetti, studente giramondo.
Per un anno intero, dal settembre 1957 al settembre 1958, i due girarono il mondo coprendo tutti i continenti, dagli sterminati deserti australiani alle foreste dell’Amazzonia alla vetta delle Ande, per reclamizzare il marchio Ducati e costruire una rete di concessionari nelle nazioni dove la casa di Borgo Panigale non era ancora conosciuta.
“Oggi il mondo è piccolo”, ha dichiarato Tartarini. “E’ una piccola palla che si può ‘girare’ in pochi giorni. Cinquant’anni fa, l’esperienza di percorrerlo con una piccola ma generosa moto mi dette l’impressione di immensità. Mi piacerebbe rivivere quell’esperienza, ma non so se troverei lo stesso spirito di sacrificio…Ci farò comunque un pensierino!”.
Gli fa eco Giorgio Monetti: “Fu una sfida con noi stessi, senza mezzi, né organizzazione, né televisioni a seguire l’evento, con il dubbio di riuscire a tornare a casa. Più passa il tempo e più mi convinco che il viaggiare così, “all’avventura”, sia il modo migliore per apprezzare i luoghi che si visitano. Mi piace poter pensare che i giovani d’oggi siano ancora in grado di raccogliere questo genere di sfide, nonostante le comodità cui il progresso ci ha abituato”.
via | Ducati