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Lucky Devil Triumph Hot Rod

So che non mi farò molti amici postando su questa mia passione per le stravaganze old-style e che a pochi gliene fregherà qualcosa. Ma l’Hot Rod è una delle cose che più mi tiene ancorato alla moto e ai motori, in questi tempi di impasse economiche, legislative, creative e ambientali che condizionano i miei entusiasmi.



So che non mi farò molti amici postando su questa mia passione per le stravaganze old-style e che a pochi gliene fregherà qualcosa.
Ma l’Hot Rod è una delle cose che più mi tiene ancorato alla moto e ai motori, in questi tempi di impasse economiche, legislative, creative e ambientali che condizionano i miei entusiasmi.
L’Hot Rod la vivi anche se non ne cavalchi una, l’ascolti nella musica, la respiri nelle carburazione grassa, la idealizzi negli oggetti, la desideri sulle t-shirt attillate delle pin-up.



L’Hot Rod è senza troppe menate: se ti va di metterci una palla come serbatoio dell’olio e dipingerla come un occhio brasato, lo fai e chissenefrega se nello stesso tempo che tu ci perdi dietro, uno con una CBR RR si fa fuori 2 treni di gomme al Mugello; tu ti sei divertito a pasticciare la meccanica più ignorante, a manipolare le cose, ascoltando I Clash e fumando un paio di…insomma, facendo quel che ti va.




Ma sdoganare l’Hot Rod quì da noi non è mica facile e probabilmente non ha nemmeno senso: quì inorridiamo per i bicilindrici ad aste e bilanceri a meno che non siano quelli, costosissimi, made in Milwaukee, un carrozziere ti prende un paio di stipendi per verniciarti un serbatoio, la legge ti impedisce tutto, anche solo di pensarci a certe cose.
Perciò, per fare il mio outing e rivelare la mia incoffessabile passione per le puttanate in stile american ’50, ho scelto un oggettino che è puramente Hot Rod, ma senza mai pescare nell’ovvio e senza che a possederlo possa essere solo il briatore di turno.



A cominciare dal motore: un bicilibdrico Triumph 650 cc. degli anni ’70, in pratica una robaccia nemmeno facile da reperire, ma che può idealmente essere rimpiazzato da uno Yamaha della stessa epoca e cilindrata, che se lo trovi (alla peggio c’è sempre Ebay…) costa niente, dura una vita e non fila mai olio.
Il telaio, un doppia culla rigido, lo puoi trovare da almeno un centinaio di specialisti americani, a partire da un 500 $, cui aggiungi spedizione, dazi e altre rapine e non hai comunque speso più di un migliaio di euro.
Le sospensioni significano solo la forcella (dietro è tutto rigido, così sul pavé di Milano ti procuri una bella compressione delle vertebre, che nel giro di pochi anni ti trasforma in un sosia di Ozzy Osbourne); in questo caso si tratta di una springer, costosa e un pò scontata, cui preferirei una bella up-side-down moderna ma tirata ad alluminio lucido, da cross: costa meno ed è più personale.



Di grosso poi c’è il serbatoio e quì credo che quelli della Lucky Devil abbiano davvero avuto un colpo di genio: niente goccioloni costosissimi e (ancora) banali, ma un bel barilotto Moon, normalmente impiegato sulle Hot Rod, ma a quattro ruote; costa meno di 500 $ e non necessita di finiture, perché a fissarlo al telaio ci pensano due strepitose cinghie rosse.
Per il resto si tratta di liberare la fantasia: a parte ruote e gomme (budget tra i 500 e gli 1.000 €) freni (altri 500 € e si fa tutto) e trasmissione finale a cinghia (3/400 €), il manubrio (questo è orribile), può essere un bel tubo dritto da non più di 200 €; faro, sella e pedane si trovano alle mostre scambio per massimo un 2/300 € e il parafango, se non ci si ingegna con altro, si trova sul web, a partire da 200 €.
Manca il serbatoio olio a palla…ma per quello bisogna capire se si vuole esagerare…



Morale, con quello che costa un maxi-scooter (diciamo 6.000/6.500 €?) ci si può fare un mezzo da far girare la testa alle girls e turbare il sonno dei bambini, un mezzo che si può usare praticamente solo dalla Svizzera in su (le girls svizzere non sono poi così male), ma che se non altro, vi avrà tenuto a lungo in compagnia dei Clash.

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