Home WSBK 2016, rivoluzione o maquillage? Sinergie con la MotoGP…

WSBK 2016, rivoluzione o maquillage? Sinergie con la MotoGP…

Le nuove regole del Campionato Mondiale Superbike sono una vera rivoluzione o solamente un maquillage? Approfondimento e proposte sulla WSBK

L’annunciata novità della WSBK 2016 con gara-1 anticipata al sabato pomeriggio, più che una rivoluzione identitaria è un maquillage organizzativo pro tempore che non inciderà sui reali problemi della categoria. Dorna e FIM sono impegnate per una rivisitazione delle corse, specie sul fronte della riduzione dei costi: manca però una analisi approfondita e di ampio respiro sullo stato dei Motomondiali di velocità considerando tutt’ora la MotoGP e la WSBK separati in casa, invece di sfruttarne le sinergie.

Se la MotoGP, pur provata dagli strascichi polemici finali, ha vissuto nel 2015 una stagione positiva, la WSBK, al di là di flash tecnico-agonistici apprezzabili, ha mostrato i propri limiti strutturali. Il continuo e generalizzato calo di spettatori nei circuiti e di audience tv e la latitanza dei grandi sponsor (poche le eccezioni) dimostrano che il mondiale delle derivate di serie è in forte crisi di appeal a livello nazionale e internazionale. La cause di queste difficoltà sono numerose ma il male vero è uno solo: la WSBK è in crisi di identità, non è più né carne né pesce e Dorna/FIM sono in mezzo al guado non sapendo che strada prendere.

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Crisi Internazionale

Oggi la perdurante crisi internazionale del mercato delle supersportive toglie molte frecce nell’arco di chi puntava sulla SBK per migliorare e promozionare la “razza”. Ma ciò non toglie in assoluto questo valore, specie in presenza di cenni di ripresa del mercato, né tanto meno ne limita la portata rispetto all’immagine e alla comunicazione delle Case, lasciando altresì intatto l’aspetto di valido banco di prova tecnico-agonistico, con le corse SBK spettacolari e coinvolgenti per semplici appassionati e per i possessori di moto reali o potenziali. Allora?

Allora siamo nella classica situazione in cui una crisi può essere trasformata in opportunità di rilancio. Ciò è possibile mettendo in campo – pur nelle reciproche autonomie ma con pari dignità – le componenti migliori della MotoGP e della SBK. Dorna – di fatto proprietaria dei due Campionati – intende legittimamente coltivare e privilegiare il proprio gioiello, che era e resta la MotoGP, cioè lo strumento in grado tutt’ora di produrre business, pur se con incerte prospettive legate al dopo Rossi. Dorna, per la SBK, spostando gara-1 al sabato, può anche aver fatto qualcosa di positivo, ma si è limitata al gioco delle tre carte, modificando il contenitore e non il contenuto. Così la SBK può solo prolungare la propria crisi con il rischio di entrare in una fase di pericolosa agonia.

Chaz Davies WSBK Test Jerez

Serve invece un colpo d’ala perché la WSBK ha il diritto e ha lo spazio per esistere e svilupparsi autonomamente. Serve una visione più ampia e profonda lavorando contemporaneamente a tutto campo su entrambi i campionati. La WSBK e la MotoGP possono convivere autonomamente ed essere anche “complementari”, utili l’uno all’altro. La strada non può essere quella di introdurre come tappabuchi la SBK dentro il Motomondiale in sostituzione della non felicissima Moto2. Ciò significherebbe la fine di questa categoria che tanto ha dato al motociclismo italiano e internazionale. Così come non si può recuperare l’antica orgogliosa identità tornando al rimpianto nostalgico dei.. bei tempi andati pensando a una SBK fatta di moto da strada con… fanale e targa.

Nicky Hayden WSBK Test Jerez

Sinergia tra Motomondiale e Superbike

La questione è complessa e semplice allo stesso tempo e soprattutto riguarda – lo ripetiamo – le sinergie fra MotoGP e SBK, due categorie da non pensarle più come alternativa l’una dell’altra o in guerra fra loro, ma semplicemente come “autonomi” vasi comunicatori. Oggi la realtà del motociclismo è chiara: è la MotoGP il polo e faro di attrazione sportiva-tecnica-mediatica e di business, con i piloti che seguono un percorso preciso, dalla Moto3 alla Moto2, per l’agognata Premier Class dispensatrice di gloria e di soldi, anche se non in egual misura. Sempre più il passaggio sarà diretto, dalla Moto3 alla MotoGP, abbassandosi così l’età dei partecipanti nella classe regina.

Il giovane pilota di talento, se può, punta ad approdare in MotoGP, non in SBK (l’eccezione conferma la regola), per motivi che qui è inutile ricordare. Alla nuova SBK serve una rinnovata griglia di partenza formata da un mix di due diverse generazioni di piloti con due diversi tipi di percorso e di esperienza: servono nuovi giovanissimi piloti prodotti e provenienti da una nuova categoria di moto derivata dalla serie quale ad esempio una inedita 300cc dai costi abbordabili e accanto a questi “giovani leoni” servono piloti-campioni, già affermati e di prestigio, validissimi “seniores” della MotoGP pronti a cambiare campionato – dalla MotoGP alla SBK – non nella logica del “cimitero degli elefanti” bensì nel concetto (soprattutto per motivi anagrafici) che ogni stagione dà i suoi frutti e quindi poter affrontare la SBK come nuova avvincente sfida in una diversa fase della attività sportiva professionistica.

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Limite di età

Per favorire questo passaggio basterebbe inserire un limite di età dei piloti MotoGP: arrivati ad esempio a 35 anni (o dopo determinati punteggi in classifica) non si può più rimanere nella Premier Class. I passaggi fra le due categorie di grandi campioni come è stato per Biaggi, Melandri, ecc, adesso Hayden, non avverrebbero più come mosche bianche prese al volo ad uso e consumo di una stagione ma in modo organico e sulla base di regolamenti validi per tutti, con l’ausilio diretto di grandi case e grandi Team, in rappresentanza di più Nazioni ecc. Ciò, oltre a dare una prospettiva nuova a chi esce dalla MotoGP, oltre a galvanizzare la nuova SBK, produrrebbe un valore aggiunto sulla produzione di serie per l’apporto di esperienza altamente qualificate di certi campioni, come hanno già dimostrato Max Biaggi e Carlos Checa per Aprilia e per Ducati.

Non solo, con l’uscita dalla MotoGP di piloti per limiti di età, si aprirebbero spazi per nuovi giovani talenti. In definitiva, non è il momento dei palliativi: è l’ora del coraggio per una svolta vera. La rivoluzione, appunto. In questo post abbiamo affrontato, pur se per accenni, alla questione piloti, presto toccheremo l’altro grande nodo, quello più tecnico delle moto SBK. In conclusione: nel 2016 c’è la svolta di gara 1 al sabato pomeriggio. E se dal 2017 partisse la nuova era sopra indicata con il passaggio di Valentino Rossi dalla MotoGP in SBK? Ecco, da un maquillage a una doppia rivoluzione.

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