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TEST Triumph Thunderbird Storm: è gradito l’abito scuro

Muscoli, muscoli e ancora muscoli. La nuova Thunderbird Storm, nuovo gioiello oversize di Triumph è un concentrato di cattiveria con una spolverata di nero, che copre con un sottile velo le sovrastrutture e la meccanica, come l’ultima moda vuole. Il cromo utilizzato a dismisura sulla versione standard è rimasto solo in pochi particolari come ciclistica


Muscoli, muscoli e ancora muscoli. La nuova Thunderbird Storm, nuovo gioiello oversize di Triumph è un concentrato di cattiveria con una spolverata di nero, che copre con un sottile velo le sovrastrutture e la meccanica, come l’ultima moda vuole. Il cromo utilizzato a dismisura sulla versione standard è rimasto solo in pochi particolari come ciclistica e scarico, così da guadagnare aggressività estetica e abbandonare i panni della grossa cruiser paciosa.

Dopo anni e anni di custom all’americana stracolme di particolari cromati, ultimamente si sta cercando di differenziare l’offerta a seconda del target a cui è destinato il mezzo. Il cromo non è aggressivo, ergo se ne limita l’utilizzo alle cruiser dalla morbida seduta e dal carattere tranquillo; le muscle bike o le custom dedicate ad un pubblico giovane indovinate di che colore sono?

Il nero è un colore sportivo, elegante e cattivo al tempo stesso. Il nero è anche il colore dell’ignoranza, quella voglia di diventare un unico elemento cromatico con l’asfalto, a contrasto con la nuvola di fumo grigio che crea la ruota posteriore quando brucia in un burn out. Probabilmente è questa la sensazione principale che si avverte appena si da un’occhiata alla Storm, una voglia irrefrenabile di strappare via l’asfalto da un semaforo all’altro.

TEST Triumph Thunderbird Storm
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Motore Big Bore

Tutto quello che abbiamo scritto sopra, probabilmente è saltato in testa anche ai tecnici di Hinckley, che non hanno resistito ad affiancare al nuovo look un upgrade sostanziale della meccanica. Il Twin parallelo DOHC, raffreddato a liquido, vanta l’utilizzo del kit Big Bore offerto di serie e capace di 1700cc, 98CV e 156Nm di coppia. Rispetto alla T-Bird Standard la cilindrata è cresciuta di 100cc, i cavalli in più sono ben 13 e la coppia motrice vanta 10Nm di coppia extra. Il risultato è stato ottenuto lavorando sui cilindri, e inserendo nuovi pistoni e alberi a camme.

Con queste carattertiche non cambia il regime di coppia massima, che da il meglio fra i 2500 e i 3000 g/min, ma con una schiena più regolare e corposa già a partire dai 2000 g/min. In soldoni, è un motore brutale nella sua grande riserva di coppia, ma dolce e progressivo ad ogni apertura di gas. Il manovellismo a 270° rende ogni fase di scoppio un piccolo tuono, e quasi non ci si accorge che con un movimento repentino del polso destro, si lasciano grosse strisce nere sull’asfalto Con grande naturalezza il motore continua a salire di giri nonostante la ruota stia scaricando a terra più cavalli del dovuto, il tutto aiutato anche dalla trasmissione a cinghia che non strappa.

L’architettura di questo propulsore è un’altra caratteristica di forte personalità. Un bicilindrico parallelo così grosso è difficile trovarlo in giro, e sia nell’estetica del gruppo termico che in quella dei carter mantiene fede alla storia del marchio, riprendendo le stesse forme delle sorrelle minori da 900cc e della celebre antenata, la Thunderbird degli anni ’50. Curato fin nei minimi particolari, riprende l’alettatura con finiture davvero minuziose e gradevoli alla vista. La verniciatura goffrata è di ottima fattura. Un vero e proprio smacco per chi crede che una muscle bike debba avere per forza un V-Twin.

TEST Triumph Thunderbird Storm
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Extra large ma senza esagerare

La Storm è grossa e pesante, eppure la prima occhiata tradisce i suoi 338kg. Questo perchè le quote ciclistiche sono molto proporzionate alle dimensioni extra, come se riproducessimo in scala una cruiser di minor peso, dimensioni e cubatura. Tutto ruota attorno al bicilindrico parallelo, che per mantenere l’armonia delle linee trova un cerchio da 19″ (120/70-R19) all’anteriore e 17″ (200/50 R17) al posteriore. Di conseguenza le piastre di sterzo sono generose, i riser sono alti e indietreggiati a sorreggere un largo manubrio drag bar.

L’interasse è anch’esso lunghissimo: 1.613mm, ben camuffatti da una ciclistica equilibrata e una forcella Showa da 47mm con inclinazione poco accentuata, a confermare il carattere più roadster che cruiser. Al cannotto di sterzo è ancorato un monotrave tubolare di grosso diametro con doppia culla inferiore, che nascondendosi sotto al serbatoio e dietro al radiatore lascia al motore il ruolo di protagonista. La sospensione posteriore si basa su un grosso forcellone, anch’esso ovviamente verniciato di nero, sostenuto da una coppia di ammortizzatori Showa regolabili in 5 posizioni di precarico. L’escursione massima della ruota posteriore è di 95mm.

Le sovrastrutture, ovviamente, sono risicate. Il serbatoio ha la classica forma a goccia e contiene oltre 21 litri. La strumentazione incastonata con un singolo elemento misto analogico/digitale è completo nonostante la compattezza e libera la parte anteriore da eventuali strumenti, lasciando i due piccoli occhi (piccoli nel contesto, ma proprio piccoli non sono) come elemento dominante. Verniciati nello stesso nero del serbatoio, anche il codone dal taglio sportiveggiante e i fianchetti, appena sotto la sella.

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Come va

Una volta alla guida, fra le strade di montagna attorno al Lago di Garda, vale la stessa regola di cui sopra: sembra una moto più leggera. gli oltre 3 quintali non sono facili da nascondere nelle manovre da fermi, ma il baricentro basso aiuta sensibilmente. La sella è alta solo 699mm e consente un buon appoggio a persone di tutte le stazze; assieme al largo drag bar e ai comandi avanzati, crea una triangolazione sella/pedane/manubrio davvero azzeccata: i piedi non sono troppo allungati, mentre con l’impugnatura larga si controlla bene il lungo interasse anche nelle manovre a bassa velocità.

La sella è discretamente rigida, ma quasi una sicurezza in questo tipo di moto, dove lo scopo non è percorrere tanti chilometri in comodità ma godere della spinta del motore senza sconfinare nell’utilizzo turistico. Questa caratteristica aiuta a “sentire” meglio la moto, aumenta il feedback del pilota con motore e telaio migliorando il piacere di guida. Nell’apri/chiudi del gas fra le curve, le tonnellate di coppia motrice spostano i pesi in maniera non esagerata, e seppure la taratura delle sospensioni è impostata sul soffice, non ci si indolenzisce i polsi ad ogni trasferimento di carico, anche questo elemento è un punto a favore.

Pessima, invece, la luce a terra. In una Roadster dal carattere così aggressivo, avremmo preferito delle capacità di piega leggermente maggiori. E’ fin troppo frequente sentire un rumoroso “sgraaaaat” dalla pedana interna ogni qual volta impostiamo una curva un po’ troppo allegra; è un limite alquanto fastidioso quando il tiro del motore e l’impostazione aggressiva di guida spostano in alto la tacchetta del divertimento. E se non sono le pedane a toccare, sono gli scarichi; anche loro corrono bassi e contribuiscono all’effetto grattugia.

TEST Triumph Thunderbird Storm
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Thunderbird Storm Vs. Thunderbird STD

Ricollegandoci al discorso introduttivo, la nuova Storm si pone come alternativa modaiola e più sportiva alla versione Standard, già da qualche tempo sul nostro mercato e subito apprezzata dagli amanti delle power cruiser. Con quest’ultima declinazione, la T-Bird sembra trovare la sua giusta dimensione, il vestito adatto alla sua giunonica fisicità, una donna in carne ora terribilmente sexy, di quelle che “fanno sangue”… come si suol dire.

Ed è ancora una volta la lotta di due correnti di pensiero. STD Vs. Storm è come dire Cromo Vs. Nero. L’opulenza dei riflessi contro l’essenziale aggressività dell’oscuro. Il design moderno da ragione alla seconda filosofia che richiama sempre più favori di utenza snobbando la prima, o per meglio dire, relegandola a semplice accessorio da super cruiser da viaggio.

Il mondo delle special ha ispirato i prodotti di serie che stanno acquistando linee sempre più innovative, seguendo le tendenze e il rinnovarsi di un intero settore, quello del customizing. Perchè come le forme d’arte, anche l’arte di modellare la lamiera ha le sue epoche. E’ da qualche anno che siamo entrati nel ciclo del nero e del satinato, che ora prospera in attesa di nuove declinazioni stilistiche che coinvolgano l’intera nicchia di mercato.

Da buona modaiola, la Storm segue il ciclo, e ci piace da matti. Gli accessori per questa moto sono prelevabili in parte dal catalogo Thunderbird, mentre altri sono dedicati. La colorazione nera lucida affianca la Matt Black, entrambe in listino a 15.690€.

Pregi e Difetti

Pregi

– Motore
– Look
– Equilibrio

Difetti

– Peso (nelle manovre da fermo)
– Luce a terra
– Protezione aerodinamica

TEST Triumph Thunderbird Storm
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