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Amarcord: Suzuki RGV 250

Il 1987 fu l’ultimo anno di produzione della RG 250 Gamma, che venne rimpiazzata alla fine dello stesso anno dalla più performante RGV 250 Gamma. Nel 1988 arrivò dunque la prima serie, siglata VJ21, mentre la versione specifica dell’anno ’88 venne identificata con la lettera J. Questa versione rimase però destinata al mercato giapponese, mentre arrivò sul mercato europeo l’anno seguente.


Estetica a parte, la differenza principale con la sua antenata stava nell’architettura del motore: due cilindri in linea la RG, due cilindri a V di 90° la RGV (da cui la sigla). Rimasero identiche invece le misure superquadre dei cilindri, con 56 mm di alesaggio e 50,6 mm di corsa.

Il nuovo motore a V raffreddato a liquido, con un rapporto di compressione di 7,5:1, alimentato con due carburatori Mikuni VM32SS, erogava una potenza limitata per il mercato interno di 45 CV a 8.500 giri e una coppia massima di 3.8 kgm a 8.000 giri. L’avviamento rimase a kick starter, il cambio era a sei rapporti.

Le misure vitali erano le seguenti: lunghezza 2.015 mm, larghezza 695 mm, interasse di 1.375 mm, altezza sella 755 mm, luce a terra di 120 mm, peso di 128 kg. La ciclistica contava su un telaio in alluminio, forcella da 41 mm e monoammortizzatore regolabili, cerchi da 17” e 18” con pneumatici 110/70-17 e 140/60-18, due freni a disco davanti di 300 mm con pinze a 4 pistonicini e un disco da 210 mm dietro con pinza a due pistoncini. Il serbatoio aveva una capacità di 17 litri, di cui 5,5 di riserva, mentre quello dell’olio conteneva 1,1 litri di lubrificante.

Il 1989 segnò il debutto della RGV (K) sul mercato italiano, venduta a un prezzo intorno ai 9 milioni di lire. La potenza passò dai 45 CV del modello giapponese ai 58 CV di quello europeo (erogati a 10.000 giri), consentendo alla RGV di raggiungere una velocità massima di 205 km/h. Lo stesso anno la RGV venne proposta anche nella colorazione Pepsi, identica a quella utilizzata da Kevin Schwantz nel mondiale 500.

Per il 1990 la RGV 250 L adottò nuove sospensioni con più regolazioni (4 in estensione, 19 in compressione). Le colorazioni erano blu/bianco, rosso/bianco e nero/argento. Nel 1991 arrivò la seconda serie (VJ22) e la Gamma di quell’anno (sigla M) la venne aggiornata con nuovi carburatori, che passarono da 32 a 34 mm e nuova valvola di scarico SAPC, modifiche che fecero salire la potenza a 62 CV a 11.000 giri.

A livello ciclistico comparve una nuova forcella a steli rovesciati e venne introdotto in quell’anno anche il forcellone a banana. Questo consentì di aumentare la luce a terra (125 mm) e di riposizionare l’impianto di scarico, che da quel momento aveva i due silenziatori sul lato destro.

Sempre al retrotreno venne adottata la ruota da 17” con pneumatico 150/60. Il peso però aumentò a 139 kg. Il primo restyling vide anche la comparsa di una carenatura e codone ridisegnati, mentre l’anno successivo alla colorazione Pepsi si sostituì quella Lucky Strike.

Un nuovo restyling arrivò nel 1993, quando la RGV 250 P adottò un nuovo motore con angolo tra i cilindri ridotto a 70°. Nuovo anche il sistema di raffreddamento Ram Air, il forcellone bibraccio più rigido, mentre vennero rivisti la valvola di scarico, che sui modelli dal ’91 aveva dato qualche problema, e i rapporti della seconda e quinta marcia. L’interasse passò a 1.380 mm, la lunghezza a 1.995 mm.

La terza serie (VJ23), denominata RGV 250 SP vide la luce solo alla fine del 1995 come Model Year 1996 ma non venne mai importata in Italia, dove in quell’anno la RGV 250 era arrivata a costare oltre 12 milioni di lire. Adottava nuovi componenti come telaio, forcellone, freni, serbatoio da 16 litri, codone, mentre gli scarichi tornarono a essere uno per lato, così come i carburatori ritornarono col diffusore da 32 mm.

La nuova serie SP infine era dotata di frizione a secco e di avviamento elettrico, mentre la potenza salì a 67 CV a 12.000 giri. In Italia invece il motore della RGV venne utilizzato sull’Aprilia RS 250 che da quel momento prese il posto della mitica Gamma.

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