Home Borile Multiuso: quando la moto va “oltre” il suo ruolo

Borile Multiuso: quando la moto va “oltre” il suo ruolo

La moto cambia faccia, si evolve e si ritaglia un ruolo nel mondo e diventa mezzo di lavoro, indispensabile alleato di chi ha bisogno di un supporto, ma meccanico: ecco come potrebbe iniziare la descrizione della Borile Multiuso, due ruote come difficilmente le avevamo mai viste, perchè costituiscono un nuovo modo di vedere la moto


La moto cambia faccia, si evolve e si ritaglia un ruolo nel mondo e diventa mezzo di lavoro, indispensabile alleato di chi ha bisogno di un supporto, ma meccanico: ecco come potrebbe iniziare la descrizione della Borile Multiuso, due ruote come difficilmente le avevamo mai viste, perchè costituiscono un nuovo modo di vedere la moto decisamente molto più funzionale.

Ed infatti questa Borile ha giusto quello che serve, e nient’altro: una chiara scelta costruttiva per renderla leggerissima, silenziosa, e soprattutto a suo agio su ogni tipo di terreno. Ma non solo, perchè qui si parla di praticità estrema, e quindi di possibilità di carico – e di traino! – che fino ad oggi erano per lo più impensabili con 2 ruote.

Ma Mr. Borile – già noto al mondo per le sue spesso meravigliose special – è uno che guarda lontano. Ed è pratico, come la sua moto pensata per chi vive a contatto con la terra. E che infatti prevede: tre generosi portapacchi, agganci speciali fissati sul telaio cper il trasporto di una motosega e della tanica di miscela per alimentarla, e poi il “colpo di scena”.

Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso


Ovvero la possibilità – in un minuto – di fissare la staffa per il gancio di traino ed equipaggiare la moto con un suo carrellino dedicato. O ancora, di utilizzare un tagliaerba a traino. Della serie due ruote per ogni cosa!E con intelligenza, visto che gli attrezzi necessari per montare e smontare i vari accessori sono ospitati in un pratico kit sotto la sella, e che i punti di fissaggio sono ridotti al minimo per rendere le cose più facili possibili.

Il propulsore è un 200cc. di derivazione Honda, evoluzione di quello che negli anni ’90 equipaggiava le Honda Xl da enduro. Un’unità super collaudata in grado di percorrere oltre 25 chilometri con un litro di benzina. L’avviamento è elettrico, ma senza rinunciare alla classica pedivella d’accensione, fondamentale in caso di blackout della batteria.

Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso

Borile, con occhio attento alle esigenze ambientali, ha equipaggiato lo scarico con un doppio catalizzatore. Il silenziatore è nascosto alla vista, e il tubo segue un percorso in grado di mettere al riparo il guidatore da scottature accidentali. Tra le altre soluzioni, il forcellone posteriore (anch’esso in alluminio) che per il molleggio si affida a due ammortizzatori da mountainbike montati affiancati nello spazio destinato al classico più costoso ed ingombrante elemento singolo.

Insomma semplice, robusta, pratica, accessoriabile all’infinito in base alle esigenze. Ma forse la cosa più bella di questa Multiuso, è che una volta in produzione il prezzo sarà tra i 4200 e i 4400 euro. Infintamente meno di un quad, ma anche di molte enduro entry level e di tanti scooteroni. Tutti mezzi, che davanti alla Multiuso non potranno fare altro che abbassare il cappello. Proprio come si fa in campagna quando passa il “padrone”…

Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso

Il personaggio: Umberto Borile
Umberto Borile, padre di questo progetto, è un costruttore sui generis. Progetta e costruisce le sue moto a mano, una per una, in una piccola azienda-officina a Vò Euganeo in provincia di Padova. In gioventù corridore di Speedway e motocross Borile esordisce come progettista costruttore nel 1987 al Salone di Milano. Nel 2001 presenta la B500CR, una “cafè racer” tutta in alluminio che verrà prodotta in cinquanta esemplari montati a mano.

Il progetto Multiuso nasce nel 2006, durante un soggiorno di Borile in Austria. In alcuni piccoli centri montani, Umberto nota che alcune moto da trial sono attrezzate con un piccolo rimorchio al seguito. Tale espediente consente a chi lavora in montagna di poter trasportare materiali in luoghi difficilmente raggiungibili in auto. Umberto considera l’ingegnosa trovata degli austriaci un buon punto di partenza. Rientrato a Padova, inizia a progettare una moto che, oltre agli spostamenti quotidiani, risulti utile anche come mezzo da lavoro.

La strada verso la realizzazione di un mezzo così versatile comporta ben quattro prototipi. Il primo, nel giudizio dello stesso Borile, è troppo spartano, e ricorda un carro armato. Come motore utilizza un generatore elettrico Honda incassato nel telaio e abbinato a una frizione centrifuga. In sintesi un brutto anatroccolo, senza marce da entro fuoristrada. Con gli altri tre prototipi Borile aggiusta il tiro, cercando di raggiungere un compromesso tra costi e prestazioni.

La “numero quattro” finalmente racchiude tutti gli obiettivi. Assemblata attorno a un telaio tubolare in alluminio che oltre a contenere il carburante ingloba anche la scatola del filtro aria, è una vera piuma: solo 79,5 chili. Spostandola da fermi, si ha l’impressione di muovere un ciclomotore. L’angolo di sterzo è molto ampio e consente manovre in spazi ridottissimi.

Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso
Borile Mutliuso

via | Repubblica.it

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