CIV, da oggi a Imola tre giorni di test. Largo ai "giovani leoni"
Iniziano oggi tre giorni di test del Campionato Italiano Velocità sul tracciato di Imola
Da oggi a domenica 17 marzo, oltre un centinaio di piloti scenderanno in pista all’autodromo di Imola per il primo test ufficiale del CIV (Campionato italiano velocità) e della Coppa Italia (PreGP e tricolore SP), dando così il via alla stagione nazionale di velocità 2013. Sul magnifico circuito del Santerno, aperto al pubblico gratuitamente, si misureranno con il cronometro i circa 30 iscritti nella Moto3, gli oltre 40 nella Superbike, più di 30 nella Stock 600 e altre decine di giovani e giovanissimi nelle Hornet, nelle Honda CBR 600F e CBR600RR.
Una succosa anteprima in vista delle 10 gare tricolori programmate, con la prima delle cinque “doppie” tappe il 6-7 aprile al Mugello, poi Vallelunga il 25-26 maggio, Misano il 15-16 giugno, Imola il 13-14 luglio e finalissima ancora al Mugello il 21-22 settembre. Il CIV (fratello “minore” del CEV spagnolo) non gode oggi dei trionfi del “tricolore” dei decenni passati – specie dal dopoguerra ai primi anni ’70 – ma è pur sempre la proiezione moderna di un campionato avvincente e di alto lignaggio, quasi centenario, essendo nato nel lontano 1919.
Altri tempi, quando i nostri grandi piloti correvano con Marche italiane d’eccellenza: Guzzi, Gilera, MV Agusta, Mondial, Benelli, Bianchi, Morini, Ducati, Aermacchi, Laverda, Paton, Linto, Villa, Parilla, Rumi, MotoBi, Morbidelli, MBA, Minarelli, Piovaticci, Garelli, Aprilia. Il clou del Campionato italiano, (che normalmente iniziava il 19 marzo a Modena e terminava ad ottobre a Ospedaletti-San Remo e quindi anticipava il motomondiale, in primavera, dandogli una coda finale, in autunno) è quello denominato “mototemporada”, dicitura riproposta pomposamente negli ultimi anni, non certo con i risultati degli anni precedenti.
Dagli anni ’50 fino agli inizi degli anni ’70, il motociclismo diventava un appuntamento fisso che portava (specie sui circuiti stradali della riviera adriatica) per molti week end, decine di migliaia di appassionati di ogni età e condizione: famiglie intere, a seguire le corse dal vivo, vero e proprio rito “culturale” da vivere in un esaltante tifo collettivo, tutti insieme, corridori e sportivi, a girare sulla stessa giostra rombante della comune passione.
Modena, Riccione, Rimini, Cesenatico, Cervia-Milano Marittima, Pesaro, Imola, con gli extra di Monza, Vallelunga, Enna, Ospedaletti erano tappe “obbligate” per gustare un piatto saporitissimo dal menù prelibato, con tutti i piloti italiani sfidati dai big del motomondiale: Surtees, Duke, Mc Intyre, Phillip, Redman, Hocking, Artle, Minter, Handersson, Degner, Hailwood, Read, Ivy, Saarinen, Lansivuori, Sheene, Cecotto, Smart, Nieto, Braun, Carruthers, Roberts, Lawson ecc.
Anni d’oro, duelli epici, giornate memorabili, discussioni infinite che alimentavano uno sport dove lo spettacolo doveva misurarsi con il rischio e la tragedia, sempre in agguato. E’ così che si arriva alla giornata funesta di Riccione del 4 aprile 1971, con la morte di Angelo Bergamonti (MV Agusta) ed è così che fra polemiche, sussulti e isterismi si arriva, nel 1972, a porre l’alt finale alla giostra esaltante della “mototemporada”. Giusto, sbagliato?
In 20 anni sui circuiti cittadini vi furono due incidenti mortali. Dopo lo stop del ’72, ci fu la doppia tragedia di Monza del 1973, per non ricordare tutte le altre nel motomondiale. All’epoca fu preso in esame un periodo di cinque anni di corse sui tracciati cittadini, settanta ore di corse per 8500 Km con la partecipazione di 1700 piloti: un incidente mortale. Si fece la comparazione con i circuiti permanenti e soprattutto con quel che già avveniva allora su 8500 Km di strada normale in settanta ore … Ma la lampadina fu spenta. E oggi la F 1 di auto corre su circuiti cittadini da … paura e anche certe corse di moto, non scherzano. Tant’è. Così finì un’epoca, l’epopea del motociclismo Made in Italy.
Come rinverdirne le gloriose gesta? Il CIV è un tentativo apprezzabile della FMI (Federazione Motociclistica Italiana), via obbligata per ridare immagine al motociclismo Made in Italy, far crescere il nostro vivaio e lanciare i giovanissimi di talento nel motomondiale.