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Tadeuz Blazusiak è il nuovo Re dell’Hell’s Gate

Era scritto, hanno detto molti prima della partenza della quinta edizione di Hell’s Gate, che a vincere sarebbe stato l’”erede naturale” di David Knight, tre volte primo sulla salita impossibile dell’Hell’s Peak. Costoro avevano ragione, ma non potevano immaginare che il polacco Tadeuz Blazusiak avrebbe apposto la sua firma in “grassetto”, in calce al documento


Era scritto, hanno detto molti prima della partenza della quinta edizione di Hell’s Gate, che a vincere sarebbe stato l’”erede naturale” di David Knight, tre volte primo sulla salita impossibile dell’Hell’s Peak. Costoro avevano ragione, ma non potevano immaginare che il polacco Tadeuz Blazusiak avrebbe apposto la sua firma in “grassetto”, in calce al documento finale dell’enduro estremo di Fabio Fasola. La vittoria di Tadeuz è stata chiara, chiarissima, e si è delineata sin dalle prime battute della bellissima gara in Toscana

Le battute relative alla gara eliminatoria del mattino, invece, erano riferite alla prova di Simone Albergoni, che nella gara di qualificazione aveva chiuso al primo posto, lasciandosi alle spalle, oltre al polacco, anche l’inglese Tom Sagar. Corsa impegnativa, con un freddo pungente, dagli scenari bellissimi: enduro “Classico”. Ed i piloti l’hanno apprezzata.

Poi è arrivato il pomeriggio, ed alle 15:00 Fabio Fasola ha fatto sventolare la bandiera italiana, il segnale convenuto della partenza dell’evento clou, Hell’s Gate 2008.




Sempre un momento emozionante. Ancor di più quando i migliori specialisti dell’estremo si affontano gomito a gomito per guadagnare la posizione interna della prima curva. La spunta Blazusiak, che esce come una palla di cannnone dallo start, e si invola. Si invola, esatto, perchè già dalla fine del primo giro il vincitore di Hell’s Gate 2008 è apparso essere lui la rivelazione dell’estremo 2008.

Ma il primo giro ha emesso solo un verdetto qualitativo, senza pronunciarsi sulla “condanna”. Blazusiak infatti è andato forte, ma stava ancora studiando il percorso, totalmente nuovo per lui. Così, per annotare il dato di “pressione” imposto da Blazusiak, bisogna attendere lo sviluppo del secondo giro, durante il quale il polacco ha dato fondo alle sue energie ed al suo talento.

Niente da fare per gli avversari. Un ritmo infernale, insostenibile. Pian piano i “resistenti” delle prime battute (Simone Albergoni ed Antoine Meo in primis), hanno cominciato ad accusare la fatica ed il ritmo del polacco, magnifico interprete di una tecnica sopraffina.

Ritmo sostenutissimo, tanto è vero che alla fine del primo giro Fasola, guardando il cronometro, si è detto “Questo Polacco sta mortificando Hell’s Gate, la gara finirà prima che venga buio!”. Ed infatti, pur con la circostanza attenuante di condizioni meteo neanche paragonabili a quelle, terribili, delle scorse edizioni, all’attacco della salita finale impossibile, l’Hell’s peak, Blazusiak è arrivato prima… del buio.

E non ci ha messo troppo neanche ad avere ragione della salita, presentandosi sul podio in un tempo davvero record. Tre minuti più tardi l’altra indicazione di questa Hell’s Gate: la crescita del rendimento dei piloti che hanno deciso di parteciparvi con una moto da trial. Secondo sulla salita, infatti, ecco Graham Jarvis, inglese, che con l’enduro era andato peggio.

E poi ancora un inglese, Paul Bolton, ed un altro ancora, Tom Sagar. Finalmente, al quinto posto, Simone Albergoni, primo degli italiani, e quindi sesto Piero Sembenini, ancora con una moto da trial. Vicini alla mezz’ora di ritardo rispetto alla KTM vincitrice di Blazusiak, l’ultimo duello della giornata, quello tra Cyril Despres e Mario Rinaldi, risoltosi in favore del campione della Dakar per un soffio.

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