GP Monza 1963: dallo junior “Mino” al mitico “Ago”

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 9 apr 2008
GP Monza 1963: dallo junior “Mino” al mitico “Ago”

Dall’alto dei suoi… 15 titoli mondiali ieri Giacomo Agostini ha detto che Valentino Rossi è tutt’altro che finito e che, però, non è un caso se sulla carena della Ducati di Casey Stoner c’è il numero 1 di Campione del mondo. Come non condividere?

A proposito, sapete come il grande pilota bergamasco (nato a Brescia il 16 giugno 1942) spiccò il volo, e da semplice “juniores” entrò nell’Olimpo del motomondiale diventando il mitico “Ago”? Giacomo aveva partecipato alla sua prima corsa (da spettatore) a Cesenatico nel 1960 e si innamorò delle gesta dei vari Ubbiali, Provini, Grassetti, Venturi, Mendogni ecc. Convinse il padre a comprargli un Morini 175 “Rebello” col quale debuttò a 19 anni nella corsa in salita Trento-Bondone.

Due anni dopo, 1963, vinse i suoi due primi caschi tricolori, dominando con la Morini 175 il campionato della montagna (otto vittorie e due secondi posti) e quello della velocità juniores (seconda categoria). Nell’agosto 1963 la svolta.

Tornando con il furgone della Morini Casa dopo l’ennesima corsa juniores vittoriosa, Giacomo si fece coraggio e chiese al fido meccanico Walter Scagliarini (con Dante Lambertini punta di diamante del reparto corse della Casa bolognese) se poteva provare la 250 bialbero, la monocilindrica più veloce del mondo, che era in testa al mondiale con Tarquinio Provini, mondiale che a metà settembre avrebbe fatto tappa a Monza, prima dell’ultimo round nella tana del lupo a Suzuka.


Tarquinio ProviniGiunti nottetempo in fabbrica, Scagliarini girò la richiesta del giovane bergamasco al commendator Alfonso Morini, già pilota e titolare dell’azienda emiliana. Più taciturno del solito, il commendatore fece finta di non sentire. Ma pochi giorni dopo, avuto l’ok del riluttante Provini, Giacomo si trovò a Monza per il primo test. Fu subito un exploit. La rossa monocilindrica, telaio a doppia culla, con carenatura a “vitino di vespa” striata di bianco, sembrava fatta apposta per il centauro di Lovere.

Motore bialbero con cascata di ingranaggi, 37-38 CV a 11.500 giri, velocità oltre 230 kmh, freni a tamburo, peso della moto sui 105 kg.: un bolide che ha marcata la storia del motociclismo di tutti i tempi mancando quel mondiale solo per sfortuna. Il 15 settembre 1963 Arriva il gran giorno: è il debutto mondiale dello sconosciuto Agostini davanti a 70 mila spettatori e di fronte ai più grandi piloti dell’epoca (oltre Provini, Redman, Read , Shepherd, Degner, Duff, Taveri, Grassetti, Spaggiari, Mendogni, Minter, Ito, Robb ecc.).

Allora si partiva a spinta con il motore spento e lo start veniva dato con la bandiera a scacchi. Agostini sgattaiolava come un fulmine e sfrecciava davanti a tutti ( 50 concorrenti!) al curvone, a Lesmo, alla Ascari, alla Parabolica. Il giovane portacolori della Morini ha 50 metri di vantaggio davanti a Redman e a Provini alla fine del primo giro. Allunga ancora. Il distacco aumenta nella seconda tornata. La folla esplode. Alla fine del secondo passaggio, a metà curva parabolica, Agostini piega esageratamente strisciando sull’asfalto il tubo di scarico, la cui ghiera si allenta.. E’ costretto a fermarsi ai box. E’ lui l’uomo nuovo del motociclismo. E’ la fine del sogno della giornata ma l’inizio della leggenda di Ago.

foto | Morini Story

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