Home Motomondiale, 13 giugno 1949: 70 anni fa il via al TT!

Motomondiale, 13 giugno 1949: 70 anni fa il via al TT!

Il Motomondiale è partito nel 1949. Le corse, ovviamente erano iniziate molto prima del 1949, addirittura a fine ‘800 andando di pari passo con l’evolversi della produzione di serie…

Il Motomondiale inizia il 13 giugno 1949 con la gara dello Junior TT sul circuito stradale dell’Isola di Man (un giro 60,703 Km!) sui cui impervi saliscendi fino al 17 giugno si disputeranno anche il Lightweight e il Senior TT.

Per il Mountain Circuit era la trentunesima corsa (prima edizione nel 1907) ma la prima gara ufficialmente valida per il campionato del Mondo deciso dalla Federazione motociclistica internazionale a Londra, a fine 1948. Sei gran premi in programma con cinque gare ogni volta (500, 350, 250, 125 e sidecar – le ultime due categorie erano assenti nel primo round del TT) e con quattro gare di contorno con moto derivate dalla serie, addirittura con l’allora sconosciuto Geoff Duke trionfatore nella “Clubmans Senior” su una Norton con… targa e fanale.

Nello Junior TT ci fu anche il primo incidente mortale iridato, quello in cui rimase vittima il 39enne nortonista inglese Ben Drinkwater. 59 i piloti ammessi alle qualificazioni della 500, con Artie Bell (Norton) in pole (25’52.0) media oltre i 140 Kmh. Furono giorni di gran festa con la partenza della mezzo litro data il 17 giugno dal Duca di Edimburgo di fronte a una folla strabocchevole assiepata lungo gli oltre 60 Km del tracciato.

Dopo alterne vicende e numerosi colpi di scena (rallentati da inconveniente meccanici o out per cadute i tre principali protagonisti: Leslie Graham e Reg Amstrong su A,J.S. e Bob Foster su Guzzi) alla fine sarà Harold Daniell (Norton) a tagliare per primo il traguardo con il tempo … record di 3h.02’.18.600! Sì, avete letto bene, oltre tre ore di corsa, di una gara di 7 giri per un totale di 425,1 Km! Giro veloce di Graham in 25’31 alla media di 142,8 Kmh anche se era stato Foster su Guzzi bicilindrica senza compressore, il più veloce, ma il record non gli fu assegnato perché … non concluse la corsa.

Sul podio salirono anche il secondo Johnny Lockett (Norton) staccato di un minuto e mezzo e il terzo Ernie Lyons (Velocette) giunto a oltre tre minuti. Nessuno italiano e nessuna moto italiana nei primi 15. Comunque, oltre la metà dei partenti concluse la gara. Nell’apertura del 13 giugno riservata alla 350, dopo la fuga delle AJS di Graham e Duran abortita per noie meccaniche, è la Velocette a fare una splendida doppietta con Freddie Frith (tempo: 3:10.28.0 autore anche del giro veloce) e Emie Lyons.

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Nella 250, dove i concorrenti, a differenza delle altre due classi maggiori partirono in gruppo, trionfarono le Guzzi con Manliff Barrington (3:23.13.2) e Tommy Wood dopo un’uscita di strada del cesenate Dario Ambrosini, involatosi sin dall’inizio con la sua nuova Benelli, già trionfatrice al TT nel 1939 con Ted Mellors.

Gli italiani si rifaranno già due settimane dopo nel secondo round iridato nel GP di Svizzera nella foresta del Bremgarten (lo stesso giorno correranno anche le 4 ruote “monoposto” che dal 1950 diventerà il mondiale F1) dominando la 250 con il veronese Bruno Ruffo (Guzzi Gambalunghino) – gran battaglia con il cesenate Ambrosini su Benelli, gran secondo davanti a Fergus Anderson su Guzzi) e la 125 tutta tricolore, con Nello Pagani (Mondial) sul gradino più alto del podio.

Dominio di Graham sulla poderosa bicilindrica AJS “porcupine” vanamente contrastato da Arciso Artesiani (Gilera), Harold Daniel (Norton), Pagani (Gilera), Frith (Velocette) Gianni Leoni (Guzzi). Nella 350, Velocetta prima con Frith seguita da tre Ajs (Graham, Doran, Amstrong). Il mondiale proseguirà con il 9 luglio (GP Olanda, Assen) con una mirabile doppietta di Nello Pagani (Gilera) nella 500 – con Artesiani terzo – e nella 125 (Mondial) con Ubbiali 3° su MV.

Quindi 17 luglio GP Belgio a SPA con gli italiani a bocca asciutta, idem il 20 agosto all’Ulste. I nostri si rifaranno il 4 settembre nell’epico round finale di Monza (6,300 Km), unico circuito permanente mondiale, con i trionfi di Pagani (500), Ambrosini (250), Leoni (125) e Frigerio (side).

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Alla fine i primi campioni del Mondo sono: Graham (A.J.S.) nella 500, Freddie Frith (Velocette) nella 350), Bruno Ruffo (Guzzi) nella 250, Nello Pagani (Mondial) nella 125, Oliver/Jenkinson (Norton) nei side. Il mondiale comunque parte con ovunque gran partecipazione di pubblico e interesse da parte dei media. Molti gli incidenti, alcuni anche mortali.

Gli italiani ci sono, protagonisti come piloti e come moto. Ma gli avversari non mancano: fra i piloti Graham, Amstrong, Doran, Anderson, Frith,Wood,Fosetr, Bell e un nugolo di giovani leoni – come Duke, Amm, Sandford, Lomas ecc. – che presto si faranno valere contrastati dai nostri Masetti, Pagani, Artesiani, Balzarotti, Milani, Lorenzetti, Ruffo, Ambrosini, Ubbiali, Leoni, Alberti, Liberati e tanti altri, molti dei quali incontreranno anzitempo in corsa la falce della “dea bendata”.

Sul piano tecnico, la federazione (su pressione degli inglesi) c’è il divieto dell’uso dei motori col compressore e delle benzine speciali. L’industria inglese, tedesca e anche francese dimostrava di aver recuperato bene dallo tsunami bellico: AJS (con una bicilindrica parallela rivisitata dopo essere stata progettata per l’uso del compressore), Triumph, BSA, Velocette e soprattutto Norton (rilanciando il suo monocilindrico 500) si dimostrano subito all’altezza.

Le Case italiane non mollano: Guzzi rispolvera il bicilindrico d’anteguerra (poi rivoluzionerà le corse con ardite realizzazioni fino alla 500 8 cilindri). Gilera, costretta dai regolamenti a tenere in soffitta la poderosa 4 cilindri sovralimentata si presenta solo a fine stagione a Monza con un nuovo propulsore che comunque farà mirabilie già nel 1950 vincendo il mondiale 500 con Masetti. Nel museo anche la mirabile Bianchi 500 4 cilindri sovralimentate.

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Guzzi, Gilera, Bianchi, Mv Agusta recupereranno poi velocemente mentre nelle altre cilindrate Guzzi, Benelli, Mondial, Morini, Ducati sono subito le moto da battere. Ma qui entriamo in un’altra storia. Il Motomondiale è partito nel 1949. Le corse, ovviamente erano iniziate molto prima del 1949, addirittura a fine ‘800 andando di pari passo con l’evolversi della produzione di serie. I costruttori di moto – idem per quelli di auto – avevano necessità di pubblicizzare il nuovo mezzo a due ruote con il motore e le corse erano lo strumento ideale, utile anche come probante banco di prova tecnico.

Non è questa la sede per rifare la lunga storia ma non si può non ricordare la prima vera gara internazionale, quella nel 1904 al Parco dei Principi di Parigi riservata alle 250 (superavano i 75 Kmh!). Nasceva così l’epopea del motociclismo dei “pionieri” con i piloti italiani (Calvi, Nazzaro, Appiani, Gnesa, Fieschi, Ruggeri, Garelli, Gilera, poi Brilli Peri, Maffeis, Nazzaro, Sandri, Ghersi, Nuvolari, Varzi, Tonino Benelli, Dorino Serafini ecc.) e le Case italiane (Garelli, Bianchi, Frera, Della Ferrera, Galloni, Gilera, Guzzi, poi Benelli ecc.) in prima fila. E ci fermiamo qui aggiungendo solo che le corse si indirizzeranno fra le due guerre in grandi campionati (quello “tricolore” era davvero un pre-mondiale) e il campionato d’Europa (disputato fino al 1939 con il trionfo nella 500 dell’indimenticabile pesarese Dorino Serafini sulla Gilera 4 cilindri col compressore) che era esattamente l’antesignano del Motomondiale, avviatosi – appunto – nel 1949.

In estrema sintesi, il motomondiale si può dividere in due grandi fasi: quella dal dopoguerra al 1957 e il dopo 1957 senza più la partecipazione di Guzzi, Gilera, Mondial protagonisti dei primi nove anni iridati. A dire il vero, anche il 1958 fu dominato dall’industria italiana, ma da una sola Casa – la MV Agusta – che fece poker con Carlo Ubbiali nella 125, Tarquinio Provini nella 250 e con John Surtees nelle 350 e 500.

Plausi ma anche critiche al Conte Domenico Agusta accusato di “voltafaccia” avendo la marca di Cascina Costa prima deciso di sottoscrivere il “Patto dell’astensione” insieme alle altre tre grandi Case lombarde poi facendo dietrofront e continuando l’avventura delle corse – pur con la opportunistica copertura della dicitura “privat” – sfruttando la nuova situazione favorevole data dall’assenza di avversari adeguati, almeno per un po’. Così, sarà per tre anni un campionato “monocolore” anche se, pur quasi abbandonato dai media e senza copertura televisiva, il motomondiale godrà tuttavia di un seguito e di una partecipazione significativi di appassionati in Italia e in Europa.

C’è comunque da dire grazie alla MV Agusta per non avere all’epoca abbandonato il campo cogliendo con le sue straordinarie moto e i suoi grandi campioni allori ovunque e tenendo alta la bandiera di quel che rimaneva del Made in Italy nel mondo, capace quanto meno di contenere e rallentare l’invasione “gialla”. E c’è da dir grazie ad altre Case italiane che, pur non sempre con “coerenza” tecnica e chiara visione strategica – soprattutto lasciate “sole” dallaFIM, dallaFMIe dai Governi di allora nel cimento internazionale – si impegneranno nelle competizioni rinverdendo il mito di “Davide contro Golia”: Benelli, Morini, Bianchi, Ducati, Aermacchi, Garelli, MotoBI, Rumi, Parilla, ecc. su su fino ai nuovi arrivati quali Morbidelli, Mba, Minarelli, Malanca, Sanvenero e poi altri a cominciare dall’Aprilia, dalla Cagiva e quindi il rientro Ducati. Il resto, più che storia, è già cronaca. L’Italia c’era e c’è.

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