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SBK Phillip Island, no al cambio gomma obbligatorio

L’usura della gomma, specie verso il fine gara, è un nodo che angustia da anni tutti (o quasi) in ogni categoria…

La SBK s’arrovella per i suoi regolamenti arzigogolati nel tentativo di far risalire il campionato con il fiatone dopo quattro anni di dominio del binomio ReaKawasaki. L’ultima (per adesso) patata bollente riguarda la bega gomme esplosa dopo i recenti test di Phillip Island.

Cosa è successo? Il problema è il … “blistering”, cioè il battistrada della gomma posteriore che dopo un tot di giri si squaglia o va a pezzi. L’usura della gomma, specie verso il fine gara, è un nodo che angustia da anni tutti (o quasi) in ogni categoria, specie in MotoGP e in SBK e di solito non è tanto una questione di pneumatico bensì la difficoltà di trovare un giusto equilibrio nell’assetto e negli equilibri della moto.

Insomma, la gomma è la conseguenza di un problema a monte, non la causa (principale). L’handicap c’è soprattutto in alcuni circuiti e ogni Team e ogni pilota cerca la soluzione nel compromesso fra il giro veloce e il… passo veloce ma non troppo, capace di salvaguardare meglio che si può il pneumatico fin sul traguardo.

Le due gare lunghe di 22 giri della SBK a Phillip Island (la nuova Superpole Race di dieci giri non preoccupa) avevano fatto scattare l’allarme dopo i test tant’è che la Direzione gara aveva paventato l’ipotesi di una sosta obbligatoria per il cambio gomma. Soluzione accantonata (almeno per ora, poi la decisione finale sarà presa dopo le due sessioni di prove di venerdì di 50 minuti) sia perché i Team non la pensano tutti allo stesso modo, sia perché la Pirelli – diciamo salomonicamente – ha rimandato la palla ai Team: “Loro hanno la possibilità di gestire la durata del posteriore”.

Come dire, andate più piano e la gomma tiene tutta la corsa. Già, ma poi bisogna vedere i tempi sul giro. La storia, probabilmente, non finisce qui anche perché a soffrire di più il blistering – fra gli altri – pare proprio esserci la nuova V4 Ducati di Alvaro Bautista (il “mattatore” delle due giorni di test accreditato come l’anti Rea) che l’altro ieri nelle tornate finali della simulazione di gara è stato costretto a girare più lento di quasi due secondi (1’33” rispetto al suo 1’31 e un pelo).

In Ducati, non si sa se per pre tattica – non fasciarsi la testa prima di romperla – o perché c’è già la soluzione in tasca, hanno poi soprasseduto sulla questione in quanto il problema … non sussiste. Si vedrà. No al cambio gomma obbligatorio, dunque. Non sono pochi a godere.

Da chi in corsa punta tutto sul passo come Rea e Melandri. Il ravennate della Yamaha ha ragione nel dire: “Il cambio gomma obbligatorio sarebbe stato assurdo: al Giro d’Italia se a qualcuno vengono i crampi, non accorciano la tappa”.

Già. Come dire, se la gomma si logora imposti un ritmo meno forsennato e fai la tua corsa. Semplice? Più a dirsi che a farsi. Non è una questione di lana caprina. Sarà questo il leitmotiv del primo round SBK 2019? Chi paga e chi ci guadagna? Polemiche post corsa assicurate.

SBK Phillip Island, no al cambio gomma obbligatorio. Chi gode?

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