Home MotoGP, Ducati: nuovi supporti, vecchi problemi?

MotoGP, Ducati: nuovi supporti, vecchi problemi?

Potenzialmente, alla Rossa non manca niente per conquistare quest’anno l’ambito e prestigioso traguardo della classe regina bissando finalmente l’exploit iridato di Casey Stoner del 2007 quando il Team di Borgo Panigale – guarda caso – era denominato “Ducati Marlboro”.

Il cambio di colore delle moto, adesso “rosse”, e il cambio della dicitura del Team, nel 2019 “Mission Winnow Ducati”, non sono per la Casa bolognese solo una novità estetica e nominale. Così come non è un vezzo promo-pubblicitario la inedita presenza sulle carene delle nuove GP19 (e sulle tute dei due piloti e sulle divise ufficiali della squadra) del marchio “Audi Sport”, a testimoniare che la Casa madre c’è non come semplice e doveroso supporto… d’ufficio ma come promotore e volano del progetto.

Insomma, c’è – tradotto nella scritta “Audi Sport”, nella nuova livrea delle GP19 e nel nuovo logo della squadra – la sintesi di un cambiamento di “sostanza”. In primis con la multinazionale Phillip Morris che – pur con il marchio ai più oggi ancora sconosciuto (“Mission Winnow”) ma già in bella vista sulla Ferrari F1 – torna a metterci la faccia apertamente e con un budget – dicitur – rimpolpato e adeguato all’obiettivo: dare l’assalto al titolo iridato MotoGP 2019 con il binomio “tricolore” DoviziosoPetrucci.

Potenzialmente, alla Rossa non manca niente per conquistare quest’anno l’ambito e prestigioso traguardo della classe regina bissando finalmente l’exploit iridato di Casey Stoner del 2007 quando il Team di Borgo Panigale – guarda caso – era denominato “Ducati Marlboro”.

Dopo le due ultime stagioni in forte crescita, con gare vinte ma pur sempre alla fine secondi (vice campioni del mondo con Dovizioso) pare persino ovvio ribadire che l’unico obiettivo del 2019 è salire al primo scalino e diventare il numero uno. Toccando ferro perché l’antico adagio recita: “Non c’è due senza tre”, in questo caso, non proprio di buon auspicio. Resta il fatto che la scelta di presentare il nuovo Team “rosso” l’altro ieri sul lago svizzero di Neauchal, cioè nella sede del centro ricerche Phillip Morris dove si traccia il futuro, dimostra che il “progetto MotoGP” va al di là dei pur significativi obiettivi legati al marketing e alla promozione dell’immagine diventando esso stesso componente non secondaria della nuova filosofia della nota multinazionale che investe nell’innovazione, nella ricerca scientifica e tecnologica per un “futuro migliore” senza… fumo.

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Il tutto, evidentemente, con il Gruppo Audi non in veste di spettatore. Insomma l’asticella si alza portando nuova linfa al progetto Ducati in MotoGP con le responsabilità conseguenti. Qui, con due colossi quali Phillip Morris e Gruppo Audi in prima linea e non solo sul piano del supporto economico, finisce l’era dello scontro fra “Davide” (Ducati) e “Golia” (Honda e altre Case giapponesi ecc.).

Adesso, per Ducati e per tutta la squadra, non ci sono più alibi: o si vince – con i conseguenti benefit – o si perde – con le conseguenze facilmente intuibili. In questo nuovo quadro, davvero, il secondo non è più il primo dei “terrestri” ma il primo degli sconfitti. Per vincere il mondiale non basta l’eccellenza una tantum di una componente o di più componenti: serve l’eccellenza costante dell’intero “pacchetto”. Sulla competitività della moto e sulla qualità della squadra di Borgo Panigale non ci sono dubbi.

I dubbi – va detto senza bollare negativamente il Dovi e il Petrux e senza fasciarsi la testa prima di romperla– sono tutti sulla reale possibilità che il nuovo binomio “tricolore” (di fatto con il forlivese capitano e il ternano gregario) regga l’urto di altri binomi ben più consacrati non solo per il pedigree: MarquezLorenzo su Honda, RossiVinales su Yamaha ecc.

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La questione non è la competitività in una gara o in una fase del campionato: per vincere il mondiale serve quella costanza di prestazioni (e di vittorie) ad altissimo livello che Dovizioso fin qui non ha dimostrato di avere al 100% e che Petrucci deve cercare, scrollandosi di dosso, con i risultati, interrogativi e dubbi. Voler dimostrare che un Team è più forte con un solo “number one” perché i “due galli” nello stesso pollaio fanno solo danni è una teoria legittima dei … perdenti.

Si torna alla favola della “Volpe e l’uva”. Da sempre, se possibile, meglio avere nella stessa squadra i due piloti più forti del momento, non fosse altro perché così si porta via ai Team avversari un valore aggiunto fondamentale mentre, all’opposto, si ha un campione in più “contro”.

Facciamo qui un solo esempio, quello della MV Agusta che sempre puntava (almeno) su due fuoriclasse, vincendo per decenni gare e titoli a ripetizione: UbbialiProvini, SurteesHocking, HockingHailwood, HailwoodAgostini, AgostiniRead ecc.

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Nella squadra di Cascina Costa i rischi potenziali dei “due galletti” nello stesso pollaio venivano eliminati dal fatto che solo a una persona spettava la bacchetta del comando (il Conte Domenico Agusta) e nessun altro poteva interferire, nemmeno a parole. Chi andava oltre il proprio ruolo non aveva una seconda possibilità, veniva licenziato con un telegramma.

Per Ducati, la perdita di un pilota (caratterialmente non facile) quale Jorge Lorenzo è stata una iattura, così come in precedenza quella di Casey Stoner. Inutile girarci attorno: c’è stata nello staff della Rossa una difficoltà a interpretare la difficoltà dell’adattamento del pilota alla moto con limiti evidenti di gestione e risultato finale pessimo, perdendo un fuoriclasse, “regalato” così alla Casa avversaria principale che oggi dispone di due “punte” di diamante.

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Sperare che Jorge e Marc si danneggino vicendevolmente è una speranza legittima ma di poco costrutto. Tant’è. Si cucina con gli ingredienti che sono in dispensa. Si corre con i piloti che si hanno. Nella speranza che Dovi e Petrux sconfessino i dubbiosi sin dai primi round. Fatto sta che, ancora una volta, il pronostico di chi vincerà il titolo 2019 riguarda altri piloti e altre Case.

Meglio così, facendo poi “zitti zitti” il colpaccio? Se così fosse va messa la mordicchia a tutto lo staff, nessuno escluso. Serve un salto di qualità nella gestione strategica e operativa, dimostrando che la lezione è servita. Comunque, la Rossa un valore aggiunto ce l’ha: la Madonna di San Luca che, dal Colle della Guardia domina su Borgo Panigale. Chi può dire altrettanto?

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