Home Motomondiale, 10 anni fa cancellata la gloriosa 250. Un errore?

Motomondiale, 10 anni fa cancellata la gloriosa 250. Un errore?

La 250 è stata cancellata ma resta nel cuore di tutti, non solo nell’albo d’oro…

Quest’anno ricorre il decennale della cancellazione della classe 250 dal Motomondiale sostituita dal 2012 dalla Moto3, la quarto di litro monocilindrica 4 tempi.

Una perdita pesante di una categoria che in 60 stagioni (dal 1949 al 2009) ha segnato positivamente il motociclismo sul piano tecnico e su quello agonistico con le Case italiane e i piloti “tricolori” grandi protagonisti, ai vertici, con successi indelebili in gare e campionati. Le Marche italiane hanno vinto il mondiale 250 23 volte (Guzzi, Benelli, MV Agusta, Mondial, Morbidelli, Gilera, Aprilia, più 3 volte con Aermacchi marcate Harley-Davidson).

I piloti italiani hanno conquistato l’alloro iridato 250 22 volte (Bruno Ruffo, Dario Ambrosini, Enrico Lorenzetti, Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini, Walter Villa, Mario Lega, Luca Cadalora, Max Biaggi, Loris Capirossi, Valentino Rossi, Marco Melandri, Marco Simoncelli). Nelle prime sette stagioni di Moto3 nessuna Casa italiana ha preso parte al campionato e nessun pilota italiano ha mai vinto il titolo. Di fatto, la Moto3 – per i regolamenti restrittivi – è una categoria-show con gare per lo più molto combattute anche se con solo due Case in pista: Honda e Ktm. Una categoria “monomarca” poco più.

Più volte abbiamo analizzato i lati positivi e quelli negativi della Moto3 sia tecnicamente che agonisticamente e non ci ripeteremo in questa sede. Qui vogliamo ricordare che la classe 250 è stata cancellata per la scelta strategica della Dorna (avallata supinamente dalla FIM) di incentrare il Motomondiale su un’unica categoria, la MotoGP.

Tutto il resto diventava – ed è diventato – contorno. Il nodo, al di là delle chiacchiere di comodo, non era quello del motore a 2 tempi “inquinante”, ma la coerenza a senso unico, esclusivamente pro MotoGP e pro show-business. Una beffa, anzi un colpo durissimo per una Casa come l’Aprilia e non solo. Resta il fatto che è stato un errore l’aver cancellato con un colpo di spugna una categoria forse la più valida storicamente sotto il profilo tecnico e agonistico e, se non altro, da sempre la vera fucina per i piloti in vista del passaggio nella classe regina.

Motomondiale, 10 anni fa cancellata la gloriosa 250. Un errore?

La “duemmezzo” Grand Prix ha segnato il percorso del motomondiale, proponendo moto di straordinario livello e piloti di grande classe e ardimento. Fu proprio un binomio tutto italiano a vincere il primo titolo iridato (che bisserà nel 1951) della quarto di litro: il veronese Bruno Ruffo (nella foto in alto) con la Guzzi Gambalunghino monocilindrica da 25 CV a 8000 giri per 180 Kmh.

Ma l’eroe dell’epoca fu Dario Ambrosini (nella foto in basso), il cesenate battagliero e tecnico certosino, che, abbandonata la Casa di Mandello non senza strascichi polemici, portò l’iride in Casa Benelli trionfando in tre gare su quattro con la “bialbero” da 28 CV, oltre 9000 giri e 185 Kmh. Ma il destino era in agguato e nel 1951, nelle prove ufficiali del GP di Francia sul triangolo di Albi, Ambrosini uscì di pista perdendo la vita e troncando i sogni di vittoria della Casa pesarese.

Motomondiale, 10 anni fa cancellata la gloriosa 250. Un errore?

Dopo l’ultimo titolo della Guzzi nel 1952 con Enrico Lorenzetti, è il momento della tedesca Nsu che con Werner Haas domina nel 1953 (cinque GP su sette) e 1954 e con H.P. Muller nel 1955, anno in cui le cinque gare sono vinte da cinque piloti diversi: Muller, Surteees, Ubbiali, Lomas e Taveri.

Ma ritorna in gran spolvero l’industria italiana che porta a casa il titolo per cinque anni consecutivi, quattro con le MV Agusta bicilindriche da 37 CV a 12.500 giri per 225 Kmh (Ubbiali nel 1956, 1959 e 1960, Provini nel 1958), uno con la Mondial mono (Cecil Sandford nel 1957).

Poi è l’inizio dell’invasione gialla con i titoli della Honda quattro cilindri 4 tempi affidata a Mike Hailwood (1961 e 1966 e 1967 con la 6 cilindri) a Jim Redman (1962 e 1963) e con quelli della Yamaha bicilindriche 2 tempi con Phil Read (1964, 1965 e 1968 con la sibilante quattro cilindri a disco rotante).

Il dominio giapponese viene intaccato prima dalla bolognese Morini monocilindrica con Provini nel 1963 (titolo perso per un soffio) e interrotto dalla Benelli nel 1969, iridata dopo 20 anni, con l’australiano Kel Carruthers. La quattro cilindri pesarese aveva debuttato nel 1962 con il trionfo di Silvio Grassetti nella gara internazionale di Cesenatico, poi fu rifatta per gli anni esaltanti di Tarquinio Provini e infine per l’epopea ruggente di Renzo Pasolini.

Dal 1970, i nuovi regolamenti voluti dal Sol Levante, stravolgono tutto, con riduzione del frazionamento dei propulsori (massimo due cilindri), delle marce ecc. La Benelli doveva così abbandonare la lotta per bissare il titolo non portando a termine la realizzazione della inedita 250 8 cilindri bialbero 4 tempi su cui stava lavorando in gran segreto.

Motomondiale, 10 anni fa cancellata la gloriosa 250. Un errore?

I giapponesi, con Yamaha e Honda dettano legge, ma l’Italia dimostra di non essere da meno, prima con la Morbidelli, poi con la MBA e infine con l’Aprilia che aprirà l’era che appunto si è chiusa 10 anni fa.

Quale è stata la 250 più “importante”? Non ce n’è una. Ma nella storia c’è di diritto la Guzzi e la Benelli monocilindriche, la MV bicilindrica, la Morini bialbero monocilindrica – tutte a 4 tempi – la spagnola Ossa mono 2 tempi, l’Aermacchi mono aste e bilanceri 4 T., la MZ 2T bicilindrica a disco rotante 2 T., la Benelli “quattro”, la Honda 6 cilindri entrambe 4 T., la Yamaha 4 cilindri, la Kawasaki bicilindrica, la Morbidelli, poi l’Aprilia tutte a 2 tempi, fino ai giorni nostri.

E i piloti? Mike Hailwood sopra tutti. Ma superbissimi Dario Ambrosini, Bruno Ruffo, Phil Read, Jim Redman, Jarno Saarinen, il primo Agostini, Renzo Pasolini, Santiago Herrero, Ubbiali e Provini, Kenny Roberts senior, Walter Villa, Carlos Lavado, Jonny Cecotto, Anton Mang, Freddie Spencer, John Kocinski, Luca Cadalora, Loris Capirossi, Marco Melandri, Max Biaggi, Valentino Rossi, Daniel Pedrosa, Jorge Lorenzo e Marco Simoncelli.

Fra gli italiani, oltre ai già citati, non si può non ricordare piloti di grande valore, protagonisti di grandi stagioni della 250: Bruno Spaggiari, Silvio Grassetti, Gilberto Milani, Angelo Bergamonti, Loris Reggiani, Graziano Rossi, Franco Uncini, Virginio Ferrari, Marco Lucchinelli. La 250 è stata cancellata ma resta nel cuore di tutti, non solo nell’albo d’oro.

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