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CIV, ha ragione Max Biaggi: “troppe categorie!” E non solo…

Il Corsaro pluri-campione del mondo dice la sua sulle categorie del CIV, ed ha ragione

Nella bella intervista fatta a Vallelunga a Max Biaggi dal nostro Flavio Atzori il “Corsaro” analizza anche il CIV valutandone positivamente la crescita ma criticando le “troppe categorie” e la scarsa selezione. Dice Max: “20 anni fa le categorie non erano tante. Ora invece sono tantissime, e si perdono. Bisogna cercare di fare meno categorie, in modo che sai benissimo che se salti di categoria o devi essere buono o ti devi sacrificare e fare altro”.

VALENCIA, SPAIN - NOVEMBER 12:  Max Biaggi of Italy smiles in pit during the MotoGP of Valencia - Qualifying at Ricardo Tormo Circuit on November 12, 2016 in Valencia, Spain.  (Photo by Mirco Lazzari gp/Getty Images)

E prosegue: “Io tornerei alle vecchie regole di 15-20 anni fa: passano di categoria solo i primi tre di quel campionato. Dunque significa che dal nazionale all’europeo, poi dall’europeo al mondiale il quarto in classifica non passa, sta a casa. Quella era una volta la prova del fuoco per noi! Oggi ci sono le scorciatoie!”. Ecco. Biaggi lancia così un sasso nello stagno – spesso limaccioso e auto referente delle corse nazionali – che può aiutare ad aprire un confronto di merito per modificare la formula (non è il… Vangelo) del CIV e ridare ancora più linfa e più credibilità al campionato italiano di velocità, a dire il vero cresciuto in queste ultime stagioni per partecipazione (anche qualitativa) di piloti, moto e team ma assai scarso di pubblico con l’eccezione dell’ultimo round di Vallelunga domenica 8 ottobre.

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In effetti il CIV è andato contro corrente, moltiplicando le categorie, rispetto alla via scelta per il motomondiale (anche per il Cev “mondialito”) dove – come noto – le classi sono solo tre: Moto3, Moto2, MotoGP. Non è certamente solo una questione di “semplificazione” tecnica delle cilindrate ma soprattutto una valorizzazione tecnico-agonistica e di immagine verso l’alto, cioè alla fine verso la MotoGP, identificata come l’espressione massima del motociclismo. Insomma, chi vince in Moto3 e in Moto2 conta, ma il “campione” vero è quello che si mette in testa la corona mondiale della classe regina. Di fatto è, più o meno, quel che ha fatto l’automobilismo con la Formula uno. Sapete chi corre in una giornata del CIV?

Queste le categorie: Premoto3; Moto3; Superbike; SS600; SS300; Yamaha R1 Cup; National Trophy 600; National TRophy 1000. Otto classi in una giravolta di cilindrate e di marche, piloti di ogni tipo ed età da far venire il mal di testa dove solo i diretti interessati non… si perdono. Non solo. Ci sono anche, non nella stessa giornata, il CIV JUNIOR; il CIVS; la COPPA ITALIA; la COPPA FMI ecc., di fatto altri specifici campionati “tricolori”, altri campioni italiani ecc. Una medaglia a due facce: da una parte la dimostrazione di un mondo vitale ricco di partecipanti, dall’altra una proliferazione (inflazione?) – non sempre qualitativamente valida – che può togliere risorse non portando al motociclismo il necessario valore aggiunto.

Non vogliamo dire che bisogna usare l’accetta ma una selezione più oculata va fatta: servono davvero tutte queste gare e tutti questi campionati spesso poco più di sagre locali che elargiscono titoli “tricolori” utili per lo più per la discussione fra amici nel proprio bar? Così facendo non c’è il rischio di confusione non dando – specie all’esterno – il giusto valore al titolo di campione d’Italia? Quanti illustri sconosciuti (di varie età e qualità) sono diventati negli ultimi anni campioni italiani di velocità? Chi li conosce? Quale carriera hanno fatto poi, dopo il loro titolo? Qui non è in discussione la passione e l’impegno dei singoli – sempre apprezzabile – ma la credibilità del motociclismo italiano e dei suoi (veri) campioni. Indietro – si dice – non si torna. Giusto. Ma era davvero tutto sbagliato quando il campionato italiano seniores (la prima categoria) ripeteva le classi del Motomondiale (50, 125, 250, 350, 500) e poi c’era il campionato italiano riservato ai corridori Juniores (all’epoca 125, 175, 250)?

E la selezione avveniva in base ai risultati? Tutti, anche fuori dal giro degli appassionati, sapevano chi erano i campioni italiani di motociclismo perché si chiamavano, Ubbiali, Provini, Agostini, Pasolini ecc. Pochi e buoni? No! Molti piloti ma meno cilindrate, maggiore selezione non solo data dall’età, “scatti” in avanti solo in base alle classifiche e non in rapporto al peso della valigia con i soldi. Non è questo l’unico argomento per far fare altri passi avanti al campionato “tricolore” di velocità. Ma la spinta e lo spirito costruttive di Max Biaggi vanno colte. Qui e adesso.

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