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Yamaha YZF R6 2006, ipertecnologia su strada

221 cv/litro, praticamente la stessa potenza specifica di una MotoGP da prime piazzole in griglia, a 11.190 € su strada. Al di la di ogni prova dinamica (cui spetta comunque l’ultima parola circa le qualità di una moto), questo dato impressionante la dice lunga sul concentrato tecnologico che Yamaha si appresta a mettere in listino,



221 cv/litro, praticamente la stessa potenza specifica di una MotoGP da prime piazzole in griglia, a 11.190 € su strada.
Al di la di ogni prova dinamica (cui spetta comunque l’ultima parola circa le qualità di una moto), questo dato impressionante la dice lunga sul concentrato tecnologico che Yamaha si appresta a mettere in listino, se non per tutte, sicuramente per molte tasche.
La performance prestazionale del gioiellino di Iwata si esprime attraverso le cifre, ma si sostanzia grazie all’adozione di soluzioni tecniche derivate dall’ultima frontiera del motociclismo agonistico, la classe regina del Motomondiale.



In un sontuoso articolo Gizmag viviseziona la più sorprendente delle novità presentate da Yamaha in una nidiata da attacco su tutti i fronti e analizza in dettaglio tutte le diavolerie annunciate nei comunicati stampa, così raffinate e, per certi versi estreme, da dovere essere lette e rilette per essere sicuri di aver capito bene.


A ben guardare, è però tutto chiaro: questa R6 è la cosa più vicina a una moto da corsa modernamente intesa, a cominciare dal comando gas drive by wire, che significa che per ora ad aprire la farfalla e a gestire i flussi d’aria dall’airflow ci pensa un chip, ma che presto (magari nel kit corsa nella foto quì sopra…) lo stesso micro-cervellino penserà anche a gestire l’erogazione della potenza sia in uscita, che in ingresso di curva.
Le valvole in titanio spiegano in parte il perché della potenza monstre e lasciano intuire la cura di ogni altro componente del motore, capace di 133 cv. di serie a 14.500 giri/minuto, ma in grado di toccare i 17.500 giri, senza che a Iwata si debbano preoccupare in merito alla garanzia concessa ai felici acquirenti: la R6 è fatta per l’uso quotidiano, con una potenza specifica da 3° fila (se non meglio…), ma perfettamente a norma di legge e in linea con il programma di manutenzione; se non è fantascienza questa…
Gizmag va avanti: lo scarico corto sulla destra, oltre a essere un veleno per la vista, è anche un concentrato di studi condotti sulle MotoGP per ottenere la miglior prestazione motoristica, unita a vantaggi in termini di centratura delle masse e aerodinamica.


Telaisticamente la musica non cambia, Yamaha ha preso tutto quello che poteva dalle esperienze fatte sulla M1 di Rossi & Co. e lo ha trasferito nel nuovo telaio Deltabox e nel forcellone che oltre a vantaggi in termini di peso e rigidezza, centrano le masse con una leggera pressione all’avantreno (52,5%), il chè significa inserimenti sicuri, senza scodate esagerate, ma soprattutto, grande adattabilità a ogni stile di guida.
Ce ne sarebbe ancora, anzi ce n’é, ma già così è più che sufficiente per lanciarsi in un’affermazione che può non essere condivisa, ma che mira a mettere da parte i campanilismi e a guardare le cose con compiaciuta obiettività: in termini di alta tecnologia non ce n’é, il faro più luminoso è sempre 6 ore avanti a noi (se non confondo i fusi orari…); ed è grazie ai giapponesi che disponiamo di altissima teconologia in ogni segmento del mercato, per (quasi) tutte le tasche.
Non è uno spot per le moto del Sol Levante ben inteso; questa R6 è fantastica e miracolosa ma non mi scalda il cuore, perché peferisco le meccaniche più ruspanti (qualcuno direbbe più ignoranti…), quelle su cui puoi ancora metterci le mani, ma è la constatazione di un avanguardismo tecnologico che quando si esprime così, non può che farmi levare il cappello.

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